Tra un mese esatto iniziano i Miami Open ed io sto leggendo un libro meraviglioso che mi sta togliendo il sonno: Open, di Andre Agassi.
Avevo 17 anni quando Agassi, circa mio coetaneo, arrivo’ per la prima volta a Roma, agli Internazionali d’Italia e mi innamorai di lui, del suo essere fuori gli schemi (un bel coatto, si’), del suo stile aggressivo, del suo essere cosi’ anticonformista rispetto a tutti gli altri giocatori. Non avevo seguito molto il tennis prima di quel momento, iniziai a non perdere una partita e lo seguii per tutti gli anni ’90.
La sua autobiografia parla di un ragazzino forzato al tennis insieme ai suoi fratelli da un padre ossessionato, ma Andre fu l’unico ad avere un misto di talento e carattere tali da reggere all’enorme pressione. Sto divorando le pagine senza riuscire a fermarmi, perdendo il sonno. Il libro parla tantissimo di psicologia dell’adolescenza, di genitorialita’, di come il talento e’ niente senza maturita’ emotiva e sostegno affettivo. Parla di soldi, dell’importanza dello studio, di calvizie e di tagli alla moicana, parla di fughe, di ribellione, di monumenti, di cibo, parla di amore e di buchi nell’anima. Leggo avidamente di nomi che ho seguito per anni, Becker, Lendl, Sampras, Chang, leggo i dietro le quinte rispetto al campo di terra battuta, leggo di invidie e rivalita’, di giornalismo feroce quando ancora i social media non esistevano, di corpi rotti a 25 anni, di fragilita’ umane. E ne apprezzo, tantissimo, la brutale sincerita’.
E ora che vivo a Miami mi piace leggere di posti che ormai sono la mia casa, delle cene a Fisher Island, alle uscite in barca con Kevin Costner, dei tornei a Key Biscayne e della Bollettieri Academy di Bradenton.
Open e’ un libro magnifico che parla della vita di un ragazzino che non lo e’ mai stato, che e’ stato figlio senza avere un padre, che e’ stato n. 1 al mondo senza aver mai amato giocare a tennis.
Se non lo avete letto, fatelo. Se invece i libri non vi interessano poi tanto, prendete i biglietti per i Miami Open: dal 18 al 31 marzo all’Hard Rock Stadium.
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Io l’ho letto tempo fa e anche a me è piaciuto tanto.
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Mio marito, appassionato di tennis, dice sempre che è uno sport che, se fatto a livello professionistico, richiede enormi sacrifici. Giovani sempre in giro per il mondo a fare tornei, spesso senza un’adolescenza e sostanzialmente soli, perché il tennis è uno sport individuale. Non sei la prima che parla con apprezzamento di questo libro, mi sa che lo sceglierò come regalo per mio marito visto che l’argomento gli interessa molto (e poi magari me lo leggo anch’io) ;-).
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Io non faccio altro che pensare ad una amica del liceo che faceva ritmica a livello professionistico. Mi sa che a quei livelli è pressappoco lo stesso per ogni sport.
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[…] Su questo libro voglio spendere due righe. E’ meraviglioso. Leggetelo in inglese se siete fluenti, purtroppo su amazon.com non ho trovato la versione italiana ma esiste in spagnolo, francese e tedesco. Ma leggetelo, o ascoltatelo nella versione audiobook. E’ duro, commovente, appassionante, divertente. Rivela dei retroscena che, almeno io, non avrei davvero mai potuto immaginare. Ne avevo parlato anche nel post Miami Open, Agassi e la mia passione per il tennis. […]
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[…] Su questo libro voglio spendere due righe. E’ meraviglioso. Leggetelo in inglese se siete fluenti, purtroppo su amazon.com non ho trovato la versione italiana ma esiste in spagnolo, francese e tedesco. Ma leggetelo, o ascoltatelo nella versione audiobook. E’ duro, commovente, appassionante, divertente. Rivela dei retroscena che, almeno io, non avrei davvero mai potuto immaginare. Ne avevo parlato anche nel post Miami Open, Agassi e la mia passione per il tennis. […]
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[…] il tennis da molti anni ma mai avevo avuto l’occasione di assistere ad una partita a Miami. Vuoi perche’ prima […]
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