Miami durante il Proibizionismo

Sessant’anni prima l’arrivo dei cocaine cowboys, Miami era il regno incontrollato del contrabbando di alcool. Durante il Proibizionismo infatti, Miami era la citta’ degli Stati Uniti con i controlli meno ferrei, e presto si trasformo’ nella capitale dello spaccio di alcool, in mare e lungo le rive del Miami River.

Il Proibizionismo in Florida

Il 16 gennaio 1920 entro’ in effetti il 18 emendamento, ratificato un anno prima, che proibiva la produzione, la distribuzione, e la vendita di alcool negli Stati Uniti. La contea di Miami Dade era tuttavia stata dichiarata dry county gia’ sette anni prima, nel 1913, ma i trasgressori non vennero mai perseguiti. Fu questo precedente a rendere il South Florida praticamente impermeabile alle leggi nazionali.

Grazie al divieto sugli alcolici, Miami e Fort Lauderdale per 13 anni divennero le capitali dello spaccio di alcool, del gioco d’azzardo, della produzione di rum, degli inseguimenti in mare e delle mitragliatrici, di una diffusa corruzione pubblica e una conseguente indifferenza alle leggi. Dissolutezza e illegalita’ che comunque sarebbero proseguite fino a tutti gli anni ’90, determinando l’immagine di Miami che tutti ben conosciamo grazie a Scarface e Miami Vice.

Alla fine, se l’intento del Proibizionismo (“the noble intent” che aveva radici nella religione) era quello di ridurre la criminalita’, risolvere i problemi sociali, ridurre il costo di detenuti e bancarottieri sui contribuenti, l’effetto fu decisamente deleterio. Il contrabbando divenne pervasivo e creo’ una vera e propria realta’ parallela. Il South Florida, geograficamente circondata dal mare e soggetta a controlli del territorio piu’ complessi, divenne il posto ideale per importare alcool di contrabbando senza incorrere in grossi controlli.

@CNBC

Miami durante il Proibizionismo

Il primo caso eclatante a Miami durante il Proibizionismo fu quando nel 1921 un miliardario di New York fu sorpreso con 53 casse di liquore caricate sul suo personale vagone ferroviario. Durante il processo, 90 bottiglie furono catalogate come reperti, provate da quattro giurati su sei, e l’uomo fu rilasciato in 5 minuti. Solo due anni dopo, alla nazione fu chiaro che la Florida era il paradiso dei contrabbandieri di alcool, con praticamente zero intenzione di far rispettare le leggi.

Le cronache raccontano che se qualcuno in citta’ aveva bisogno di bere e non aveva la propria fiaschetta con se’, bastava fermarsi sotto una palma e subito arrivava un residente di Miami, magari proprio un contrabbandiere, a dirgli dove trovare l’alcool.

Il contrabbando di alcool in mare

I venditori di alcool praticamente giocavano al gatto e il topo con la guarda costiera nazionale. Questi infatti avevano motoscafi con motori potentissimi, e facevano la spola tra le Bahamas e Cuba e le contee di Miami Dade e Broward. Era frequentissimo per il contrabbandieri al tempo sparire tra le mangrovie o i canali e non farsi piu’ trovare. Ed era altrettanto frequente che questi inseguimenti finissero in mezzo alla gente comune, che magari affollava i locali sul mare, e che facevano apertamente il tifo per i contrabbandieri.

Ci furono poi anche delle soluzioni molto creative. Come ho raccontato nell’articolo su Stiltsville, queste palafitte vennero create in mezzo al mare per permettere alle celebrita’ e ai ricchi del tempo di consumare alcool senza essere intercettati. Molto dell’alcool veniva infatti stipato nelle numerosissime piccole isole che circondano Miami, e da cui si riusciva ad andare e venire con grande rapidita’.

La situazione a Miami e dintorni era cosi’ tanto fuori controllo che Fort Lauderdale divenne Fort Liquordale!

Al Capone a Miami Beach

Nel 1928 il famoso Al Capone si trasferi’ a Miami Beach, sicuro di poter condurre i suoi affari senza troppi intoppi, e pago’ 40mila dollari per una meravigliosa villa a Palm Island. I residenti provarono a ribellarsi e a sottoscrivere una petizione per mandarlo via, ma il sindaco la rifiuto’ commentando che l’uomo “non era tanto peggio di altri che gia’ ci vivono”.

Ovviamente il liquore non era proprio trasportato e venduto alla luce del sole. Si racconta di una soffiata che porto’ gli agenti alla rimessa di un pescatore, che sotto un enorme cumulo di segatura trovarono l’accesso ad una scala. Tre metri sotto il pavimento, un’apertura dava accesso a sei tunnel, parzialmente illuminati, ciascuno dei quali nascondeva casse di liquore di marche differenti.

Il Proibizionismo e la nascita di NASCAR

Una volta che l’alcool veniva scaricato dai motoscafi, doveva raggiungere i punti di distribuzione senza dover essere interettato. Di conseguenza anche le automobili venivano modificate, ad esempio rimuovendone le pedane per farle correre piu’ veloci, e togliendone i sedili per permettere di stipare quanto piu’ alcool possibile, con sospensioni adeguate a correre veloci nonostante il gran peso, e con una protezione davanti al radiatore per proteggerle dai detriti. Le auto, coi motori truccati e a luci spente, correvano per le strade a grandissima velocita’ guidate da piloti abilissimi a schivare pericoli e a schizzare via dai poliziotti. Si chiamavano Moonshiners esattamente come il whisky non invecchiato che veniva prodotto di notte, di nascosto, al chiarore della luna.

I contrabbandieri inoltre scoprirono presto le persone erano interessate a vedere le incredibili corse di queste auto modificate alle fiere locali. Molti questi avventori viaggiavano da lontano, ed erano inoltre disposti a pagare per potersi sedere nei posti migliori. E oltre ai proprietari dei terreni per fare le corse, queste macchine avevano ovviamente bisogno di proprietari di auto, meccanici, organizzatori. Molti di questi erano legati al contrabbando di alcool, e i moonshiners divennero cosi’ i primo piloti della NASCAR, l’associazione nazionale americana per le macchine da corsa.

Gli speakeasy di Miami

Sempre a quell’epoca, tra gli anni 20 e 30 del secolo scorso, esistevano gli speakeasy, ovvero i locali segreti dove veniva venduto alcool di contrabbando. Il primo sembra fosse il Jungle Inn, a Miami Beach, gia’ dal 1921. Un altro locale, una panetteria chiamata Rosenquist Bakery, poi diventata il Tobacco Road Bar, aveva disposto una sala al secondo piano per la somministrazione di alcool. Solo chi aveva la parola d’ordine corretta poteva accedervi.

@Miami New Times

La fine del Proibizionismo a Miami

Alla fine, quello che doveva essere un modo per controllare e ridurre il crimine non aveva fatto altro che moltiplicarlo. Per di piu’, il Grande Uragano del 1926 e la Great Depression, avevano causato enormi problemi economici in tutto il South Florida, e le persone erano esasperate dalla carenza di lavoro e dai mancati guadagni.

In una notte di aprile del 1932, 5 agenti di polizia fecero irruzione in un locale a Miami Beach e vennero aggrediti dai clienti. Si barricarono nel ristorante e telefonarono al comando per chiedere aiuto, mentre le persone all’esterno cercavano di rovesciare le loro auto.

Pochi mesi dopo, il 5 dicembre 1933, il Proibizionismo termino’.

A tutt’oggi pero’, in alcuni Stati tra cui la Florida, e’ illegale consumare alcool in strada come ad esempio facciamo in Italia con la birra in piazzetta, ed e’ strettamente vietato ai minori di 21 anni. E se siete in macchina, ricordate che non deve esserci alcool nell’abitacolo, a meno che non sia sigillato. Alcune citta’, Miami non e’ tra queste, hanno le cosiddette Blue Law e in alcuni orari e la domenica non si vende alcool.

Alla fine pero’ la storia si ripete, e se siete in spiaggia, a meno che la birra sia in vetro, i poliziotti chiudono un occhio.

Se volete vedere altre foto dell’epoca:


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