Gli amici di G

Mi commuovo ogni volta che li leggo. Per spiegarmi bene devo raccontare tutto dal principio.
Sono su facebook, e blogger, da poco piu’ di un anno. Una delle mie prime amicizie virtuali e’ stata una donna con la passione per la cucina, bravissima. Posta delle opere magnifiche, e la seguo fin dai suoi esordi. Si puo’ dire che sono una sua fan della prima ora.

Un giorno posta uno stato terribile. Racconta di aver assistito al suicidio di un sedicenne dalla finestra della sua cucina. Lo ha visto arrampicarsi sul balcone, e prima che lei potesse rendersi conto di quanto stesse accadendo, lui si e’ buttato giù’.

Mi viene ancora da piangere per lo shock di entrambe, non potete immaginare cosa sia stato.
Inizia a postare a ripetizione, povera donna. Scrive di essere corsa giù per soccorrerlo, invano. Ha aspettato che arrivassero i soccorsi e la polizia, ha testimoniato quello che ha visto. Poi e’ tornata a casa e ha cominciato a scrivere.
Ossessivamente.

Nel giro di due ore scrive sempre la stessa cosa, e aggiunge poi particolari personali, che anche lei aveva tentato il suicidio a quell’eta’ ma e’ sopravvissuta, e chiede a Dio perche’ abbia dovuto prendersi questo ragazzino. Lei non meritava di vivere, dice, per quello che aveva gia’ dovuto affrontare; lui sicuramente era un bravo ragazzo e avrebbe dovuto salvarsi. E racconta che suo figlio ha quell’eta’, e che ora teme che anche lui possa fare lo stesso gesto.

Capisco che e’ sotto shock, si chiama Disturbo Post Traumatico da Stress (o meglio, e’ un Disturbo Acuto da Stress, ma non stiamo a sottilizzare). Mi sento impotente dietro uno schermo, ma pur non conoscendoci bene le spiego quello che le sta succedendo e le consiglio di andare da un medico per farsi aiutare, farsi almeno prescrivere dei tranquillanti. Mi arrabbio da morire con chi, rispondendole come me, le scrive invece di usare i fiori di bach, che la chimica fa male. Non ho nulla contro i fiori di Bach, figuriamoci, ma quello non era proprio il caso di un’ansia passeggera: quelli erano i prodromi di una sindrome bella e buona, e con queste cose non si scherza, cosi’ sono stata un po’ dura con quella ragazza, ma ho ottenuto l’effetto sperato.

La mattina dopo la mia amica va dal medico, e nel giro di un paio di giorni sembra cominciare a star meglio, non ci sono più quei deliri psicotici. Da allora lei si e’ affezionata molto a me, ed io a lei. E’ una donna che ne ha patite di ogni, cose mai sentite per me cresciuta nella metropoli, figlia di una banale tranquilla media borghesia. La stimo davvero tanto, e credo che la vita le abbia regalato una seconda (seconda?) occasione che lei ha saputo amministrare bene, con la tenacia e la determinazione di chi vuole riscattarsi e trova il canale giusto per esprimere il proprio talento. In quei giorni mi inserisce in un gruppo nato per ricordare questo ragazzino, e non mi sono sentita di uscirne, pur non avendo mai commentato. Come si fa ad uscire da un gruppo che ricorda una persona che non c’e’ più? Ma a che titolo sono li’? Nulla, leggo, e clicco mi piace ai commenti più dolci delle sue compagne di classe. Ecco tutto.

E’ passato un anno, forse poco più, non saprei. Periodicamente c’e’ qualcuno che posta un saluto per G., o che aggiunge membri al gruppo. Qualcuno ha appena scritto:

oggi nello stesso punto di nuovo quella canzone… ti penso sempre…

Ecco, a me questa cosa mi commuove tanto. E piango. Hanno diciassette anni e hanno già dovuto affrontare un dolore cosi’ grande, ora sanno che la vita, la depressione, i problemi, lo sconforto, o come vogliamo definirli, può poterti far dire basta e spingerti oltre una balaustra, anche alla loro eta’. E penso alla mia paziente preferita, quella che ho dovuto mollare a meta’ percorso.

Stamattina mi sono svegliata pensando a lei, chissà perché. Le ho mandato un sms, non la sentivo da meta’ novembre:

Ciao, come stai? In questo nuovo mondo e’ tutto cosi’ diverso, pero’ si sta bene. Spero sia lo stesso per te.

Mi risponde:

Ciaoooooooo che bello sentirti! Sono cosi’ contenta che ti trovi bene!! Anche io mi trovo bene. Sono due mesi che ormai sono qui e mi sono ambientata alla grande. E’ un po’ difficile, ma giorno dopo giorno sto affrontando tutto quello che mi ha fatto stare male.

Rispondo:

Ma “sono qui” dove? Dai tuoi parenti?

Lei:

Sono in quel centro per disturbi alimentari, vivo in un appartamento con altre tre ragazze del centro! faccio terapia di gruppo tutti i giorni tranne la domenica e poi una volta a settimana l’incontro con lo psicologo. Sto portando avanti quello che avevamo iniziato insieme 🙂

E non so dire quanto mi abbia reso felice questa notizia. Cosi’ ora mi commuovo pensando a questi piccoli uomini e donne cresciuti di colpo, e che non hanno dimenticato il loro amico. Lei invece ha trovato la forza dentro di se’ per cambiare alcune cose. Sono sicura che ce la fara’.

Oggi L’angolo di Lucy chiude. Mi sembra il momento giusto. Ho importato post e commenti, ho sistemato caratteri e colori, ed entro stasera sparirà. Devo ancora correggere le etichette ma e’ questione di ore. L’angolo di Lucy non c’e’ più’, ero Lucy vive e lotta tra noi.


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0 commenti

  1. Voglio, stravoglio, una dottoressa come te. Sugli psicofarmaci non saprei cosa dirti, ogni caso è diverso dall'altro, e nessuno può giudicare. Una cosa è certa, sono stufa della ghettizzazione che le persone devono subire.

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