Passioni sportive

Una delle mie blogger preferite e’ Pezzo di Cuore. Oltre ad essere una donna profondamente intelligente e sensibile, e’ la mamma single di Ciccio, un adolescente che smentisce tutti i luoghi comuni che solitamente si leggono sui ragazzini della sua eta’. E siccome io ne ho conosciuti tanti, ma tanti, ma tanti, nella mia professione, e tantissimi smentivano quei luoghi comuni, ecco che loro sono per me un’accoppiata irresistibile. Pezzo di Cuore, che sarebbe Ciccio, e’ un giocatore di rugby. Ed e’ di questo che voglio parlare.
Dei tanti (pre)adolescenti che ho conosciuto, quelli che erano piu’ intelligenti, piu’ bravi a scuola e piu’ maturi degli altri, erano quelli che praticavano degli sport con impegno, magari a livello agonistico. Ma non uno sport qualsiasi. Voglio dire, quasi tutti i ragazzini fanno sport, magari controvoglia, ed e’ un bene comunque, per la socializzazione, per le regole di squadra e non, per il rispetto dell’avversario (ehm), per la salute e per l’umore. Ma solo quelli che consideravano la loro pratica sportiva un impegno da rispettare, tre volte a settimana, ritagliando lo studio intorno ad esso, e ne erano appassionati, erano quelli che avevano piu’ successo in generale.

foto e articolo dynamic martial arts

La scuola media in cui ho lavorato per piu’ tempo e di cui conoscevo praticamente tutti e’ un istituto alla periferia di Roma. Conoscevo le famiglie ed il tessuto sociale. Non un quartiere di professionisti e laureati, tutt’altro. Ho sempre lavorato con passione ovunque fossi stata, ma raramente sono stata cosi’ bene in una scuola, con tutti i professori e tutto il personale, tanto da lottare ogni anno per potervi restare. Li’, in uno dei plessi, uno dei miei alunni preferiti era un ragazzino (ragazzone!) a cui penso ogni volta che leggo di PdC. Era il figlio della mia estetista. Adolescente intelligente, maturo e preparato. Ironico. Curioso. Bello pure. Giocava a pallanuoto e l’impegno agonistico trisettimanale si sommava al tempo che doveva spendere per arrivare agli impianti sportivi.
Un’altra era una ragazzina molto carina, timida e con qualche problema di socializzazione, ma che in vasca dava il meglio di se’. Figlia di professionisti separati, era davvero molto piu’ matura rispetto alle sue compagne di classe, le quali la lasciavano un po’ in disparte – e mi chiedevo in effetti cosa potessero avere in comune, lei cosi’ introversa ma riflessiva e le sue piccole amichette prese solo dai primi amorazzi.
Un altro era meno bravo a scuola ma aveva una profonda intelligenza emotiva. Giocava a rugby, ed era fiero del suo ruolo. Ed io di lui, mi aiuto’ a sbrogliare un paio di questioni di bullismo nella sua classe. Il classico leader positivo, come il primo che ho descritto. Tutti e tre avevano genitori solleciti alle spalle, pronti a sostenerli.
Un altro invece, leader negativo, famiglia incasinatissima che non ne avete un’idea, buttava nel calcio tutta la sua rabbia e la sua voglia di emergere. Pessimo a scuola, temuto dai compagni, viaggiava per ore tra treni e metropolitana, da solo, a quattordici anni, fino al capo opposto della citta’ per raggiungere la (blasonata) societa’ in cui era stato tesserato. Lo chiamavo Cassano. Fini’ le medie con un paio d’anni di ritardo ed una generosa spinta da parte dei suoi professori, ma sono certa che sentiro’ parlare di lui tra qualche anno.
In effetti ho incontrato piu’ maschi appassionati al loro sport, rispetto alle femmine. Avevo scritto questo post ieri e lasciato in bozze, poi stamattina leggo il post di Apina, molto bello, ed ecco, ne approfitto. Vai tranquilla Apina, se e’ la sua passione, ce la fara’ a far quadrare tutto, almeno finche’ ne avra’ voglia.


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25 commenti

  1. Mi hai fatto venire in mente una cosa che è successa a pranzo, proprio oggi: mio cugino, 13 anni, mi ha detto che da grande vuole fare il giocatore di basket (gioca a basket da qualche anno). Secondo me lui rientra in quei casi dove lo sport ti forma il carattere: è un bimbo buono ma sveglio 🙂 ♥ <– cuoricino perché è mio cugino!

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  2. Credo valga in generale per le passioni che possono integrare con gli altri: la musica, il teatro. Lo sport, certo, ha anche la componente agonistica che è meglio non reprimere. Spero che i miei figli facciano sport.

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  3. Già, l'esempio di PdC piace tanto anche a me. Io ho praticato per molti anni danza classica, anche se non ho mai pensato di poter diventare una ballerina, mi piaceva l'ambiente e il rigore sano. Per questo sono contenta che mio figlio si stia appassionando al tiro con l'arco, sport alternativo e di riflessione ma fino ad ora abbiamo incontrato davvero tante belle persone, appassionate e pronte ad aiutare e consigliare. Sono esempi positivi, di ragazzi e anche di adulti che fanno dello sport e della competizione un bel momento di incontro e di crescita. Incrocio le dita …

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  4. Grazie Lucy di questo post, era davvero quello che mi ci voleva per ricordare che lo sport è un valore aggiunto per la vita, se praticato con passione e impegno. Per il Nano è stato fondamentale per forgiare il suo carattere, per abbattere la timidezza e tirargli fuori coraggio e combattività! Un abbraccio stretto, davvero (e un bacino alla picci!)

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  5. Anch'io adoro PdC e Apina e ogni volta che le leggo immagino me e Ricciolo tra qualche anno, spero che diventi anche lui uno sportivo, è una cosa a cui tengo molto. Quale sport deciderà lui, staremo a vedere!Bacioni

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  6. Grazie per il tuo apprezzamento, cara.Quello che dici, del l'impegno, e vero. Ciccio affronta lo sport con rigore e con passione ed è un connubio perfetto.Pensa che ora in estate si allena con gli adulti, che lo apprezzano proprio perché lo prende sul serio e da il massimo.Ricavandone molto in cambio. Non solo in salute fisica (molti ragazzini in effetti sono sovrappeso grazie al magico incrocio divano+tv) ma anche in forza di carattere ed equilibrio.

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  7. concordo su tutto. Lo sport insegna il rispetto, per se stessi e il proprio corpo, e verso gli altri.Anche se quando dico che, per tempo, strutture e praticità, vorrei mandare il maschietto quattrenne a danza con LaPrinci, le altre mamme mi giudicano come se avessi detto che vorrei lasciarlo da solo con Michael Jackson per un mesetto. O_o invece lui secondo me si divertirebbe un casino! Ma purtroppo i maschietti monelli li prendono dai sette anni in su.

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  8. Io l'ho fatto per un po', ho mandato il Nano (non aveva ancora tre anni) a ginnastica artistica con le bimbe perché c'era la mia sorellina e li portavo insieme! Quando ha avuto l'età è passato poi a calcio, come desiderava, ma si è divertito tantissimo, era il più piccolo, l'unico maschietto, e ha imparato un sacco in termini di coordinazione! Per la danza si è invece assoggettato solo alla break dance, anche lì con grande soddisfazione, e ora mi dispiace moltissimo averla lontana e non poter dare alla mia suocera anche questa incombenza!

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  9. Mio nipote (11 anni), è stato iscritto a Karate, poi a nuoto. Era bravino, ma non erano sport scelti da lui. Quando finalmente l'hanno iscritto a calcio è cambiato: a parte la felicità (che non è cosa da poco) grazie al calcio è diventato più rispettoso e meno timido.Non credo che ci veda un futuro in questo sport, ma è una cosa che gli sta facendo bene. (Niente progetti da calciatore e veline, lui vuole fare lo chef!^_^)

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  10. Pdc è un ragazzino davvero in gamba e la mamma anche lo è. i miei figli hanno sempre praticato sport fin da piccini e oggi sono ragazzi sani, rispettosi. Mettono impegno in ciò che fanno e questo è anche merito dello sport

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  11. Pensa che mia sorella era ballerina e piuttosto brava. Frequento' due scuole romane, le piu' in vista diciamo, e in entrambe il rigore non era sano per niente. Incitavano all'anoressia.Bello il tiro con l'arco!

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  12. Hai capito?! 🙂 Ma se anche dura quel che dura, e la disillusione arriva dopo, sempre bene gli ha fatto. Le passioni aiutano a crescere e a formare il carattere.La consecutio fa schifo ma forse mi hai capita 😀

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  13. Lo sport è troppo importante, qualsiasi sport sia.
    Una piccola parentesi: tutti i “miei” atleti (miei per modo di dire) hanno dovuto studiare da privatisti perchè la loro attività sportiva cozzava con la scuola. Ovviamente, la loro preparazione è spesso e volentieri inferiore a quella dei loro coetanei, dopo 7 ore di allenamento, tre di scuola a mente stanca, servono poco. Peccato.

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