Esprimere idee

Avevo gia’ raccontato che in Usa insegnano a scrivere, mentre in Italia credo non si faccia tuttora, in nessun grado scolastico.

Il primo paragrafo, ci insegnano qui, deve avere un’introduzione che attiri l’attenzione. Una frase ad effetto, un episodio, una citazione, qualsiasi cosa che catturi l’attenzione del lettore. Le successive frasi, tre o quattro, dovranno essere costruite in modo da supportare l’introduzione e da portare logicamente ed in modo fluido a quello che sara’ il fulcro dell’intero articolo: il proprio punto di vista, o quella di un’altra persona, da discutere nei successivi paragrafi. Nel modello anglosassone, in sostanza, il primo paragrafo introduttivo si conclude con il thesis statement che spiega in poche righe l’intento narrativo e introduce i paragrafi successivi, il corpo vero e proprio, che spiegano nel dettaglio le argomentazioni. Ora non ve la sto a fare tanto lunga, ma sostanzialmente l’intero saggio – paragrafo introduttivo con thesis statement, corpo e conclusione – viene costruito esattamente come ogni paragrafo – idea principale, 3-4 frasi a sostegno/esempio, conclusione. Forse scritto cosi’ velocemente sembra difficile da comprendere ma in realta’ non lo e’, e questa e’ la trama per discutere chiaramente qualsiasi argomento e senza perdere pezzi.
Una mappa concettuale semplice, insomma, appare come questa:

digitaljlearning.org

Un post non fa molta differenza. L’esca cattura attenzione e’ fondamentale, un blogger si gioca tutto nelle prime righe, e senza ciccia dentro il corpo e’ vuoto. Che m’avra’ voluto dire con ‘sto post? Bisogna essere coerenti e sviluppare un solo tema per volta in modo da lasciare una impressione unica nella testa di chi legge.
Dal mio punto di vista, pero’, il segreto per un buon post e’ quello che trovate in Socialmediaholic al numero 60: show, don’t tell.

socialmediaholic.it

#60: Fai sentire il profumo di una torta, fai vedere il mondo attraverso la tua finestra: racconta, non descrivere e basta!

Se non possiamo offrire nulla di materiale perche’ siamo pecione e decidiamo di parlare di noi, almeno mettiamoci in discussione, offriamo un punto di vista che possa essere appoggiato o contestato, condividiamo esperienze importanti, apriamo il cuore ai sentimenti e doniamoli ai lettori. Non c’e’ niente di piu’ noioso ed impersonale del cercare di essere imparziali per non scontentare nessuno, ma allo stesso non modo non c’e’ niente di piu’ raggelante di un post solo teorico, per quanto ben scritto. Io stessa ho chiuso un blog psi dopo che mia sorella mi disse E ma io che devo aggiungere dopo che mi hai raccontato come fa un passivo aggressivo? Aveva ragione. E solo successivamente ho trovato un interessante articolo che esplora la relazione tra personalita’ e stile di scrittura, nel quale mi ci sono ritrovata appieno e mi ha aiutata a sviluppare l’istinto naturale.

Insomma, siate voi stessi senza paura, limate le ridondanze, seguite i 100 consigli di Socialmediaholic, accettate il confronto.
E rispondete ai commenti!


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33 commenti

  1. Ai miei tempi lo insegnavano alle medie, introduzione -corpo -conclusione con tutti i sottoschemi del caso. Per quanto ne so io ci fu un periodo in cui alla maturità poteva capitare anche di dover scrivere un saggio stile giornalistico (o altro), per cui durante i vari anni era previsto un training per imparare i vari registri di scrittura.
    Ora non so proprio come funzioni…spero non ci sia stata un’involuzione 😉
    Concordo con te sui commenti. È noioso non ricevere risposte (può capitare, ma se si ripete dà fastidio, e la conseguenza più probabile è la perdita del lettore).

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  2. Bello e interessante 🙂 tu dai sempre tanti punti di discussione e riflessione. Sai che il modo di scrivere anglosassone lo imparai alle superiori perché avevo un’insegnante che ci insegnava a scrivere diverse cose, poi all’università nessuno ti insegna più a scrivere devi saperlo fare e basta :(l avevo poi ripreso a usare quel metodo per scrivere gli articoli scientifici che hanno un’impostazione uguale a quella che descrivi tu.

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  3. io mi faccio conquistare anche dalle immagini di un blog. se il contenuto è interessante ma il blog è “vuoto”, dopo un po’ perdo un po’ l’entusiasmo. ma in generale è verissimo, le prime righe sono importanti e strategiche! domani mi leggo con calma i 100 consigli!

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  4. ammiro le brave bloggers….
    io oscillo tra il “mostrare come funziona qui” e il “fatemi sfogare”…. a volte non rileggo nemmeno.. pessima me 🙂
    per fortuna poi ci sono quelli anonimi che mi fanno notare pure quando ho dimenticato un apostrofo 😀

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    • Marica il blog è anche un diario, si scrive per se stessi . Queste regole me le aveva insegnato un docente fantastico durante il corso di comunicazione all’interno della mia società . Poi ci aveva invitato a leggere la mitica Luisa carreda . Ma quel corso era per una comunicazione efficace all’interno di un azienda, idem al corso di avvocato . Li avevo imparato la struttura di un buon parere legale. Era stato illuminante . Sulla scrittura creativa ho più dubbi . Dopo aver scritto il libro ho imparato a riempire di descrizioni e spesso il mio intento non è generare discussione ma solo far vivere quel momento . Quella situazione . Non sono per niente brava a creare discussione . Adoro solo aprire la porta di casa mia e non insegnare nulla se non farvi vedere casa mia e qs mondo . Però si l’incipit è fondamentale un po come i titoli . Ma spesso scrivo di getto e non penso a nulla . Farò però tesoro di qs indicazioni . Tu sei una di quelle blogger molto brave a scuotere, creare discussione e darti qualcosa . E non è facile. Io sono più blogger da intrattenimento …

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  5. Alle superiori avevo preso ripetizioni e la mia insegnate, nonchè mia cugina, professoressa in lettere, mi fece quello schemino a cui io mi dovevo attenere. Non so se ho imparato, ma cerco di farlo.
    Secondo me è importante anche il titolo del post, deve saper incuriosire.

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  6. A volte si leggono blog auto-celebrativi o scritti quasi per convincere se stessi…hai ragione, bisogna essere naturali, nei post come nella vita! Ho letto il link a Socialmediaholic…carino e interessante per alcuni versi, per altri non concordo alcune regole standard per realizzare un blog ad hoc, che secondo me vanno un po’ contro l’idea dell’essere naturale e del seguire il proprio estro anche in rete!

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    • Io credo che in generale chiunque di noi si accorga di un blog o un post scritto ad arte solo per rispondere a certi criteri. Penso anche pero’ che la rete e’ tanto grande e c’e’ posto per tutti 🙂

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  7. I post che credo mi vengano meglio sono quelli che scrivo di getto… poi li lascio decantare e correggo gli errori grammaticali o le ridondanze e le ripetizioni. Molto interessante lo schema, io credo di averlo interiorizzato grazie al mio insegnante di italiano alle superiori, però una rinfrescata non fa per niente male 🙂

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  8. Sono belli questi cento consigli. Pensavo di non potercela fare, invece li ho letti tutti di un fiato. Però è bene che restino consigli e che non si tolga nulla alla spontaneità, prendere quello che sembra utile e lasciare il resto. Io ho voluto cominciare per comunicare soprattutto con gli altri bloggers (e non riempire sempre i loro spazi con la mia logorrea), mi fa piacere se chi vuole si unisce, legge, commenta, ma non sono alla ricerca di un grande pubblico. E mi fa anche piacere se, sul mio spazio, qualcuno critica, perché no?

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  9. In Italia stanno prendendo piedi i corsi di scrittura. Dalla creativa, a quella autobiografica, fino a quella diretta ai social e ai blog, ma ovviamente non nelle scuole. Penso anche io che ci siano diversi livelli di scrittura e quella stampata segua regole totalmente diverse da quella on line, sempre interessante, tu. Il nuovo blog un po’ mi intimorisce…bello ed evoluto. Baci
    Raffaella

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  10. La mia prof di italiano era vicepreside e non veniva mai in classe. I tornei di scopone scientifico erano un must.
    Post interessante, devo rileggerlo con maggiore attenzione e prendere appunti 🙂
    Grazie

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