Banchetto o non banchetto?

In tanti mi avete chiesto, in questo anno e picca che sono qui, perche’ non continui a fare la psicologa?

Well, non che non ci abbia pensato; e fino all’altroieri, se e’ per questo. Ma a conti fatti e’ impensabile. Mi spiego.

In patria ho studiato psicologia per cinque anni (vecchio ordinamento), ho sostenuto l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione di Psicologo, mi sono iscritta alla Scuola di Specializzazione quadriennale e mi sono abilitata alla psicoterapia. Ho iniziato a studiare nel 1991 e ho finito nel 2003.

Se volessi continuare con la mia professione dovrei trascrivere gli esami (gia’ fatto, anche per entrare in questo College mi e’ stato richiesto) e sostenere poi quelli di medicina, che qui sono obbligatori e nel nostro paese invece lo sono solo per i futuri psichiatri. Sostanzialmente dovrei equiparare la mia laurea al Bachelor quadriennale che qui e’ previsto per gli Psicologi. Dopo di che, se volessi proseguire con la psicoterapia dovrei prendere un Master e abilitarmi all’albo della Florida dopo un tirocinio.

Perche’ una psicoterapia sia efficace, non bisogna solo capire il disagio che prova chi hai davanti. Bisogna saper entrare nei meandri della lingua, capirne le sfumature, i modi di dire del linguaggio, non cadere in contraddizione con un significato ambiguo. Bisonga saper comprendere pienamente la cultura a cui una persona appartiene.

Il paese e’ multietnico.
Ho quarantun anni.
Sto imparando l’inglese.
Direi che non e’ fattibile.

E perche’ non fai la psicologa per gli italiani in America?, mi e’ stato chiesto.
Sapete quanti italiani ci sono a Miami?
Sapete che la psicoterapia a distanza (via Skype) e’ vietata dall’Ordine Psicologi Lazio?
Sapete che gli italiani pensano che se vai dallo psicologo sei pazzo?
Ecco.

Poi ho provato anche ad informarmi per poter continuare a fare la psicologa scolastica, che in definitiva e’ piu’ semplice. Ho scoperto che qui esistono School Counselors e School Psychologists, la differenza sta essenzialmente nelle competenze e nel percorso di studi, i primi hanno un PhD, i secondi un Master’s Degree. Stiamo punto e daccapo.

Come dire, qui la Psicologia e’ roba seria. La maggior parte dei miei colleghi psicologi scolastici italiani aveva a malapena sostenuto l’Esame di Stato, e molti di loro non erano in grado di fare una diagnosi differenziale, ne’ erano in grado di riconoscere uno psicotico alla semplice osservazione. Va be, chiusa parentesi, semmai ci tornero’. Qui invece Psychology e’ materia fondamentale per tutti i percorsi di studio, come Math e Writing. La conclusione e’ che restera’ parte del mio bagaglio culturale, ma iniziero’ un altro percorso.

My e’ uno chef, lo sapete (anzi, da pochi giorni e’ stato promosso sous chef!!), e quando in Italia lavorava al ristorante non aveva un titolo di studio. Era un autodidatta. Ad un certo punto si e’ trovato costretto da tante circostanze a dover ripensare alla sua vita, e quello di prendere una qualifica professionale e’ stato il primo pensiero. Solo che fai, a quarant’anni ti prendi il diploma alberghiero? Ha cercato qualcos’altro. Aveva appena ricevuto le carte per potersi trasferire negli Stati Uniti, percio’ il suo pensiero e’ stato di trovare qualcosa che avesse una validita’ internazionale. I risultati della nostra ricerca di quattro anni fa sono stati un mezzo disastro. I corsi che trovammo erano gestiti da privati e rilasciavano un attestato, anche professionale, si’, ma non riconosciuto a livello internazionale; in alternativa, la migliore scuola che abbiamo trovato, quella di Gualtiero Marchesi, era prevalentemente aperta ai giovani. Il quarantenne non era contemplato se non aveva un diploma di scuola alberghiera. Riporto dal sito:

Destinatari

– Diplomati degli Istituti Alberghieri

– Giovani cuochi italiani e stranieri con almeno 2 anni di esperienza

– Studenti che hanno frequentato con successo il Corso Tecniche di Base di Cucina.

– È richiesta una buona conoscenza della lingua italiana

Trovammo anche un interessantissimo Master all’Universita’ di Siena, che ora non mi riesce di trovare, che assomigliava tanto al percorso che sto per intraprendere; ma per l’appunto era un master, e My la laurea non ce l’aveva. E anche se ce l’avesse avuta, quella che aveva iniziato (giurisprudenza) non era attinente al percorso di studi e non avrebbe potuto accedere. A quanto mi risulta, qui non c’e’ questa preclusione tra campi di studio, ma chiedo conferma a voi che leggete.

A conti fatti era piu’ economico in termini di soldi e di tempo trasferirsi all’estero. Ha pensato a Le Cordon Bleu di Parigi, costava un occhio della testa e non avrebbe avuto accesso ad alcun prestito studentesco; lo stesso valeva per Londra. Qui negli Stati Uniti era piu’ economico e avrebbe potuto studiare col prestito d’onore, grazie alle carte di cui sopra, ed e’ partito, destinazione Le Cordon Bleu di Miami. E nessuno ha eccepito sulla sua eta’. Qui e’ prassi ricominciare a studiare, a qualsiasi eta’, per aspirare ad un lavoro migliore, per rimettersi in gioco dopo maternita’, malattia, disoccupazione, o nel caso si cambi idea nel corso della vita.

Ecco perche’ siamo qui.


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73 commenti

  1. Modestamente avevo capito il riferimento al banchetto perché ricordavo il commento al post precedente! eh eh ehTrovo bellissimo che qualcuno possa ricominciare facendo tutte le cose che state facendo voi. Sarà fortuna, destino però ci state lavorando da un bel po' e questi sono i frutti.

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  2. Ti stimo tanto, lo sai, io ho 27 anni e non ho la tua energia rinnovatrice, mi sento molto più vecchia di te (stasera ho un umore pessimo, leviamo un buon 50% al mio pessimismo cosmico!). Però ti volevo dire che il primo tuo post che ho letto era un post ad alto contenuto tecnico “psicologico” (questo “Piccolo compendio di psicologia #2 I borderline”) e che il tuo modo di scriverlo mi parve un piccolo miracolo di chiarezza. Tanto per dire, ogni tanto, se ce ne racconti un po', di tutto quello che sai anche se fai qualcosa di nuovo, io non me la prendo per nulla a male!

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  3. Grazie! E chiedo scusa per i miei 5 minuti di analfabetismo: ho scritto l'ho “lo”… c'è da dire che ti ho scritto facendo colazione..si vede che la teina non era ancora entrata in circolo 🙂 Beh, complimenti a My!!

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  4. Innanzitutto complimenti al sous chef! Bravo!E complimenti a voi che vi state re-inventando la vita.Purtroppo è davvero un limite che una volta iniziata una strada non si possa tornare indietro e che la credibilità dipenda dal perseverare comunque, anche se non ci sono più le premesse.Perché invece di costanza, si chiama ottusità.

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  5. Anche io faccio i complimenti a My (Sous Chef).Io capisco molto bene il tuo discorso Lucy, molti mi dicono “ma perchè non vai all'estero a fare la specialità?”. Fosse facile. E soprattutto nemmeno io avrei voglia di rimettermi a studiare tutti gli esami. Resta il fatto che sei comunque una persona capace di mettersi in gioco, te l'ho scritto anche nel post precedente, e non che 40 anni siano tanti eh? però dopo 12 anni di studi in Italia, rimettersi a studiare in un altro paese, con una bimba piccola, insomma non è da tutti, nel senso non tutti ne avrebbero la voglia e l'entusiasmo che (secondo me) hai tu.L'America l'ho vissuta per un anno, ha mille differenze con l'Italia, esattamente quelle che descrivevi nel post del Papa, però è sicuramente un paese meritocratico, dove chi si impegna può andare avanti, dove a tutti è data una possibilità. Per esempio io ho studiato al liceo scientifico, il mio anno da exchange student in America ho fatto tutto quello che non avrei mai potuto fare al liceo italiano perchè già con un indirizzo preciso, e allora oltre agli obbligatori inglese-matematica-storia ho fatto pittura, fotografia e cucina… Poi ho scelto di fare un mestiere diverso, direi proprio poco creativo, però con il mio exchange year ho avuto la possibilità di capire, di provare anche altro.In bocca al lupo, io faccio il tifo per te, per voi!!!Giulia

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  6. Il tuo post è un faro di speranza, per quelle persone che come te e My, hanno la possibilità di rimettersi sul mercato, ahimè, in un altro paese che non sia il proprio. L'Italia, ai 40enni non da molte opportunità, perchè dopo aver acquisito esperienza con diversi anni di lavoro e disgraziatamente ti ritrovi fuori, per tutti sei: troppo vecchia, troppo referenziata, troppo flessibile, troppo matura, e troppo poco stronza per mandarli aff….. a tutti. Quindi, in questo civile e democratico paese, a 40 anni non sei più niente, e quando non sei niente perdi anche quel poco di dignità che è in ogni essere umano. Questo è …..Giusto per rimanere in tema: si è appena svolto il funerale di un Padre di famiglia e un Uomo con la lettera maiuscola, che a 58 anni messo alla porta dalla sua azienda (una grande azienda cartacea) e trovando un muro di indifferenza e solitudine, l'altro ieri si è gettato sotto un treno, polverizzando se stesso e i sogni suoi e della sua famiglia.Un paese che permette che accadano queste tragedie, è un paese di merda!Mi scuso per la terminologia non proprio elegante…ma ho 40 anni, non ho più un lavoro e nessuno mi vuole più.M.

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  7. Non è per niente facile, costruirsi un'identità, una professione ed un lavoro in Italia e poi rimettere tutto in discussione e lanciarsi su una strada completamente diversa. All'estero. Con una lingua straniera. Soprattutto se non si hanno più 20 anni e si è fatta molta fatica per arrivare a quel punto. Complimenti per il coraggio ed in bocca al lupo per i tuoi nuovi studi! 😉

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  8. Non sono stata esplicita quando ti ho ringraziato su fb, ma ecco, questo tuo commento io lo asoro, e vorrei tanto che un paio di persone di mia conoscenza potessero capire davvero cosa significa.

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  9. Eh ma addirittura?! Ma grazie! Ne sarei onorata. Ti scriverò sicuramente un'altra mail che ho voglia di raccontarti delle cose che mi hai tirato fuori col post sulla festa del papà.Un abbraccio e una carezza alla Picci.Giulia

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  10. io trovo che sia una cosa bellissima ricominciare ed avere la forza pe farlo. Spesso mi dispiace vedere chi non è contento della sua vita ma si sente ingabbiato senza poter fare nulla, o senza averne la forza. Io ti ammiro tantissimo, davvero!

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  11. diciamo che sono avanti anni luce a noi !!è bello non darsi mai per scontati e finiti a quell'età! Qua ci deprimono talmente tanto che a 26 anni a volte ti fanno sentire già da buttare.. e più sei formato più le possibilità diminuiscono. Perchè alle aziende conviene prendere gente meno formata e formarla da se, pagando meno in termini di stipendi e contributi.http://blogpercomunicare.blogspot.it/

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  12. direi che non fa una piega :-)anche io apprezzo molto che qui in america ci si puo' rimettere in gioco a qualsiasi eta', riprendere a studiare e poi fare un lavoro completamente diverso dal precedente!

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  13. Ne avrei voluto parlare della nostra professione quando ci siamo viste, il nostro è un lavoro ma anche una vocazione. E l'assurditá è che le altre regioni permettono le sedute via skipe mentre quella del lazio no, peró credo che potresti anche cambiare ordine…

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  14. sai che io sono fan di chi si reinventa, si rimette a studiare ecc…i miei colleghi di università (anzi ex!!!) sono quasi tutti tra i 40 e i 60. sono spettacolari, ho imparato un sacco da loro. e anche da mia madre che a 50 anni si è messa a fare la scuola media serale ed ha imparato a nuotare con i bambini di 6 anni. perché aveva sempre desiderato studiare e imparare a nuotare.tornando al post mi sembra allucinante che non si possa fare psicoterapia a distanza. non ho capito cosa ne pensi tu, che sei l'esperta…

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