A mio padre

Sono quasi sette anni che mio padre e’ morto. Stamattina mi sono svegliata da un sogno assurdo pensando a lui e solo dopo ho ricordato che oggi era la festa del papa’.

Non abbiamo avuto un rapporto facile. Ho iniziato a contrastarlo prestissimo, credo non avessi ancora 11 anni, ma ricordo perfettamente il momento. Per tutta la durata dell’adolescenza gli ho dato filo da torcere, i nostri caratteri erano molto simili ed era facilissimo respingerci come calamite. Per di piu’, lo incolpavo di non avermi lasciato scegliere la scuola che volevo, e poi di non darmi la liberta’ che chiedevo, di criticare sempre aspramente tutte le mie scelte, che si trattasse di amiche, fidanzatini, sport, tutto. E ho smesso di studiare, combattendo la sua rigidita’ con regole non rispettate che poi diventavano conquiste. Come ogni adolescente, insomma, cercavo di abbattere i paletti che lui metteva, e mi vergognavo di lui, di loro. Lui faceva il suo lavoro di genitore, io quello di figlia.

Oggi lo ringrazio della sua fermezza, ma allora ovviamente mi andava strettissima. E tutto precipito’ ulteriormente tra un mio ragazzo un po’ troppo problematico, la morte di sua madre e alcune difficolta’ che ebbe sul lavoro. Cadde in depressione, e non trovo’ nella famiglia la comprensione e il sostegno di cui aveva bisogno. Come ogni depresso rifiuto’ di farsi aiutare, persistendo nelle lamentazioni, l’apatia e il disinteresse per tutto cio’ che lo circondava, moglie e figlie comprese. La depressione e’ contagiosa, infetta chi vive accanto ad un malato di nostalgia: se non viene investito dalla tristezza si incazza, ma tanto, perche’ ha davanti una persona che si macera nell’autocompatimento.

Il nostro rapporto miglioro’ un poco quando andai a vivere fuori casa, avevo 27 anni, ma ci volle la disgrazia per riavvicinarmi a lui.

L’ultima foto che mi ritrae con lui e’ del giorno del mio matrimonio, piu’ di venti anni dopo l’ultima, dieci anni piu’ tardi della fine di quel periodo di fuoco, gli ultimi sette dei quali furono i piu’ duri per lui. Un tumore e la recidiva, inesorabile qualche anno dopo, aggravarono ulteriormente la sua condizione psicologica. Non poteva piu’ parlare, stomizzato a seguito dell’asportazione del tumore alle corde vocali.

Per anni mi sono interrogata sul significato simbolico di quel cancro, che aveva definitivamente ammutolito un uomo che si era chiuso in se stesso.

Nel tempo e soprattutto grazie ai miei studi, lo avevo perdonato, dentro di me, per essere stato cosi’ imperfetto, e sbagliato, e debole. Durante i suoi ultimi mesi di vita ero perfino riuscita a dirgli che gli volevo bene. Un traguardo, per me.

Ma certe cose non le avevo ancora colte.

Poi ho conosciuto My.

Mi ha permesso di capire immediatamente, perche’ lui si e’ rifiutato di aderirvi, quale era la dinamica perversa con cui mi relazionavo al genere maschile, perche’ non ne conoscevo un’altra. Il mio modello di riferimento era sbagliato, mio malgrado, e lui mi offriva quello sano, che sono stata strafelice di sperimentare, con successo. E grazie a lui sono diventata una donna migliore, e una figlia migliore. Che ora sa giudicare un po’ piu’ obiettivamente i suoi errori, le sue mancanze e soprattutto le sue responsabilita’, nell’aver lasciato suo padre senza amore.

Solo che e’ un po’ tardi per rimediare, con lui. Anche se e’ venuto a trovarmi.

Ma nonostante tutto quello che e’ accaduto, di lui mi rimangono i suoi insegnamenti, i suoi principi e i suoi valori, non le sue critiche.

Mi dispiace per essere stata un osso cosi’ duro. Ma ora so che hai fatto un buon lavoro, papa’.


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35 commenti

  1. Le lacrime scorrono sul mio viso per la commozione. Io mi sono sentita sempre amata da tuo padre, avevo stima e spesso lo sogno, quasi come a colmare un vuoto. Ero legata, sia alla nonna, sia a tuo padre, figure che sin dalla mia infanzia mi accompagnano. Lo stesso vale per mio fratello. Siamo sempre stati dalla parte sua, anche se ciò significava andare contro nostra madre. Di lui restano le battute esileranti, il senso dello humor, la generosità, la tristezza, la consapevolezza che la vita per certi aspetti era molto dura… Voglio immaginare che tua figlia sia stata un regalo che lui in qualche modo ti ha fatto, quasi come una dimostrazione di amore nei tuoi riguardi. Un abbraccio

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  2. Questo post gronda dolore e te ne ringrazio, non e' facile tirare fuori certe cose. Hai fatto luce su alcune dinamiche pure mie. Grazie ancora allora. Ieri sera al corso di scrittura creativa abbiamo cominciato un pezzo autobiografico, saresti andata alla grande con questo.Love tantissimo Sandra la milanese

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  3. oddio ho il magone.perchè anche per me è così, perchè ogni volta che ci vediamo non riusciamo a dirci che ci vogliamo bene, non riusciamo ad abbracciarci, ma sappiamo discutere così forte che non ci parliamo poi per settimane?!?!

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  4. Lucy davvero non puoi commuovermi così. Ormai ti sento come un'amica e questo tuo post mi lascia una sensazione ancora più forte di affinità nei tuoi riguardi. Anch'io ho un padre che non manifesta affatto i propri sentimenti, e con me è stata tutta una vita di incomprensioni e di critiche che ci facevamo a vicenda. Eppure so che c'è, che si farebbe in quattro per me, e con i nipoti ora sa fare meglio ciò che prima proprio gli mancava. Mi ritrovo in molte delle tue parole, tanto descrittive, quanto generiche. Penso si adattino a tante circostanze (perchè credo che io e te abbiamo vissuto infanzie molto differenti) e io non posso che perdermi in queste parole e riflettere…Grazie ancora una volta per il tuo modo di parlarci di te. Tuo padre ti guarda dal cielo e sono sicura che non fa che sorridere.Eli

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  5. Non credo che tu abbia lasciato tuo papà senza amore, lo esprimevi a tuo modo e lui a modo suo. Non sempre è facile esprimere i propri sentimenti, la vita è difficile e piena di difficoltà, ci lasciamo travolgere da esse, dimenticando il resto, complice poi un carattere chiuso e voilà, la frittata è fatta. Anche mia mamma viene a trovarmi in sogno e per questo gliene sono grata, anche noi abbiamo un sacco di cose in sospeso.

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  6. I padri, com'è difficile a volte il rapporto con loro, anche il mio non ha mai manifestato i sentimenti, è un uomo duro lui, tutto d'un pezzo, un uomo d'altri tempi, siamo così simili e a volte ci scontriamo tanto, eppure so l'amore che prova per noi suoi figli, anche se non lo dimostra, una frase o un gesto e capisci che è tutto diverso. Un abbraccio forte :*

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  7. ho letto di tuo padre che mi ricordo vagamente nelle nostre partite e nei nostri allenamenti…..ti è venuto a trovare e questo basta, anche mia mamma per lo stesso male di tuo papà mi ha lasciata da quasi 5 anni….ha fatto presto lei in 4 mesi e mezzo….un fulmine, come in tutte le sue cose.ma un papà, o una mamma nel mio caso, non smettono mai di essere tali, non vanno in pensione per questo lui ti viene a trovare e per questo quel giorno in ospedale quando ti è sembrato di vederlo lui era lì, per fare il suo dovere di papà, come ha sempre fatto in silenzio rigido poi nella malattia che lo ho preso…..ti abbraccio forte Ti con tutto l'affetto che vedo non è diminuito anche a distanza di anni di silenzio e di km di distanzadeb.

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  8. Ho le lacrime agli occhi leggendo il tuo post. Sono parole belle, crude di vita vissuta ma soprattutto di crescita.Anch'io non ho un rapporto ottimo con mio padre, però alla fine so che gli voglio e gli vorrò sempre bene; anche se alla veneranda età di 26 anni non sono riuscita mai a dirgli che gli voglio bene o abbracciarlo. Per me non è cosa facile, spero le cose cambino maturando, ma già ci stiamo lavorando su.http://blogpercomunicare.blogspot.it/

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  9. Mi ritrovo tantissimo nella descrizione del vostro rapporto padre-figlia, per noi è stato lo stesso e i nostri scontri sono iniziati quando non ero ancora alle medie…Anch'io sono riuscita negli anni a ringraziarlo per come mi ha cresciuto e per i valori che mi ha dato, soprattutto con l'esempio. Per fortuna è ancora qui con me, a litigare e a fare la primadonna come sempre. 🙂 Ma almeno ho imparato a perdonare le sue scenate e passare oltre, mentre prima mi maceravo nel rancore e mi avvelenavo la vita!

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  10. Quello che scrivi è bello.Soprattutto è vero.Come ti ho detto, provo un po' di imbarazzo a commentare post così personali, però sono grata e felice di leggerli, perchè credo che, in fodo, l'amore vero sia sempre un percorso con le sue difficoltà e le sue incomprensioni e quindi, avere il privilegio di conoscere quelle altrui, aiuti a sentirsi meno soli.Sono anche dell'opinione che non esistano rapporti o famiglie perfetti e, anzi, quelli che appaiono tali, mi spaventano sempre un po' (tanto)Silvia

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  11. Emozioni fortissime che si mischiano ai miei ricordi più duri, mio padre e la sua malattia. La stessa, tumore alle corde vocali … lui è sempre stato un combattente incredibile, ed è riuscito a tornare a parlare, lo hanno persino “studiato” come esempio di intervento ben riuscito. Sono passati quasi vent'anni ma i segni sono ancora ben stampati sul suo corpo, ma nella sua anima no. Ora è davvero libero.Vorrei essere una figlia migliore, perchè so che è un gran regalo del destino averlo ancora accanto.Come vorrei trovare parole chiare e lucide come le tue per fargli capire quanto ho bisogno del suo aiuto adesso, molto più di allora. Mi hai fatto venire una gran voglia di cercarle.Ti abbraccio.

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  12. Apprezzo ogni giorno di più la tua capacità di guardarti dentro e di farci guardare dentro di noi.Anch'io riflettevo sul simbolismo delle malattie, mio padre è morto due anni fa dopo dieci anni di Alzheimer e spesso mi sono chiesta se non fosse un'inconsapevole via di fuga, di una persona che ha fatto soffrire molto la sua famiglia e poi si è ritrovata bisognosa e dipendente ed è stata accudita fino alla fine.Io non so se ho perdonato, ma credo di aver capito e di aver imparato che non sempre c'è una risposta.Che per una come me non è cosa da poco.E quando lui se n'è andato anche fisicamente, perché lui come persona non c'era più da tempo, è come se avessi chiuso mio malgrado un cerchio.Solo quando ho dovuto accettare che non avrei mai avuto una risposta, ho cominciato a sopportare certe domande che mi facevo.Chapeau a My.

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  13. Il rapporto con mio padre…chissà se un giorno saprò scriverne in maniera così lucida anch'io.In fondo però l'ho già perdonato, eppure non riesco a cambiarlo.Un forte abbraccio.

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  14. Grazie per aver condiviso queste emozioni così forti.
    Vorrei solo che non ti sentissi “responsabile” (o dovrei leggere “in colpa”?). Hai dato tutto quello che avevi da dare.
    Anche per me è difficile fare il padre senza aver avuto un buon modello, ci sto provando.

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    • Beh, no, un po’ in colpa mi ci sento. Non ho dato tutto quello che potevo, ma d’altronde spesso va così tra genitori e figli. Capisco quello che dici, sono sicura che lo sei. Ti abbraccio.

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