Parole parole parole

Una dice Vivo in America, in pochi mesi parlo inglese.

Parole.

Sono qui da tre anni e lo parlo eh, ma non come vorrei. Sono accadute delle cose negli ultimi tempi che mi hanno fatto capire che per quanto tu possa apprendere velocemente, c’e’ sempre un gap, ti manca sempre un pezzettino. Mettici poi che qui a Miami si parlano due lingue ufficiali e ti sentirai sempre fuori posto.

Per esempio, al vecchio asilo era successo che bimba avesse morso un compagno. In quel nido le insegnanti parlano esclusivamente spagnolo e non capiscono l’inglese (o fa comodo loro far finta di non capirlo). Tanti latini scelgono Miami come destinazione proprio perché e’ un mondo parallelo, una città di frontiera dove la cultura dominante e’ ispanica e si può campare anni senza dover imparare l’inglese. Un giorno entro e la maestra mi fa, Oggi bimba e’ venuta con la bocca aperta. Non capisco cosa voglia dire e la guardo interdetta. Lei mi mostra il braccio di questo bimbetto, ha un livido, capisco che mia figlia l’ha morso. Oh, I’m sorry! (questo lo capiscono). E loro, sempre in spagnolo, Oggi ha morso due volte e ha spinto un altro bambino. E penso, Come si dice mi dispiace in spagnolo? Questa lingua ormai la capisco bene, e pur non avendo un grande vocabolario di solito riesco a farmi capire. Ma stavolta la parola corretta, quella che sento più giusta, quella che vorrei in bocca per dire Di’ a sua mamma che mi dispiace, mi sfugge. PerdonDisculpe? Me da’ lastima? Me da’ pena? Li’ per li’ su due piedi non riesco a formulare la frase, e mentre resto inutilmente impalata a guardare ‘sto monello lividoso trovo come unica soluzione portargli vicino il mio squaletto biondo dicendole di dargli un bacio.

Qualche giorno dopo ho chiesto di poter parlare con la direttrice per dirle che avremmo cambiato scuola. Lei e’ di origine cubana ma parla un ottimo inglese. Le spiego i motivi per cui avevamo scelto un’altra scuola (no, non tutti, sarebbe stato inutile) e lei resta di sasso. Oh, ma avresti potuto parlarmene prima!, ed io, Beh veramente l’ho fatto, e lei Ma se era cosi’ importante avremmo potuto trovare una soluzione, insomma, come previsto ci rimane male per la notizia inaspettata. E proseguo, Pero’ volevo ringraziarti del lavoro che avete fatto con mia figlia e… Mi fermo perche’ vedo il suo viso cambiare. Sembra stia per scoppiare a piangere e questo mi spiazza, perdo le parole. Oh non fare cosi’, dico, Mi dispiace!, riferendomi alla sua emozione. Lei approfitta di questa mia incertezza e vedo il suo presunto dispiacere diventare rabbia, mi volta le spalle chiedendomi Quindi quando e’ il suo ultimo giorno?

Lunedi’, dico con la coda tra le gambe ormai incapace di aggiungere molto altro. Anche stavolta le parole non sono uscite come avrebbero dovuto, sono rimaste spezzate dentro di me e sono andata via sentendomi in colpa.

Cosmopolitan e’ perfetto per imparare i phrasal verbs

Poi ho avuto bisogno del pediatra. Nulla di serio ma avevo un dubbio: bimba era caduta la sera prima battendo il sedere a terra e aveva iniziato a zoppicare. Ma non camminando, solo quando correva. E non piangeva, non si lamentava, non aveva lividi ne’ rossori, riuscivo ad articolarle tutte le giunture senza che lei si lamentasse. Dico al dottore Sa, la bambina cosi’ e cosi’, cammina, si arrampica senza problemi, ma quando corre Makes like a little jump. Lui riformula tutto per essere sicuro di aver capito, Quindi e’ caduta mentre giocava con la palla. Si. Ha battuto la testa? No. Ha un livido, un graffio, un rossore? No. Is she limping? Is she what?, chiedo. Limping, ripete lui. What does it mean?, chiedo. Perché ecco, io ho abbastanza superato la fobia delle conversazioni telefoniche, quelle in cui non capisci niente perché la voce e’ metallica e le parole si confondono, ma il telefono resta una comunicazione difficile senza tutto il non verbale che aiuta la comprensione. Well, dice, limping e’ quando una persona cammina un po’ male. Ecco. Makes a little jump si dice limping. Tutto qua. Avessi guardato wordreference prima di alzare il telefono.

E stamattina dalla parrucchiera, ovviamente ispanica. Avevo un gran male al collo sul lavandino (nano), lei cerca di aiutarmi poi mi fa Cos’e’, la cervicale? Eh, si’ dico. Dormi con l’almohada? Almohada, almohada, ci si dorme, collo, sara’ il cuscino.
Ho dedotto bene.

Ieri al parco una mamma rivolgendosi alla figlia che saliva sullo scivolo al contrario mentre Picci scendeva le dice (spero di ricordare bene) Deja que baje. Ecco, il fatto che nello spagnolo si usi il congiuntivo mi piace tanto, noi lo abbiamo completamente perso.

E per ultimo al nuovo asilo. Ho voluto parlare con la direttrice per far presente che avrei preferito che la maestra (e non sapevo quale, ecco perché non ho parlato direttamente con lei) non mettesse il pannolino alla bimba per paura che si sporcasse visto che lo abbiamo tolto a novembre. Mi ero preparata tutto un discorso ma ovviamente le frasi sono uscite più brevi e più secche di quanto avrei voluto. Questo e’ un aspetto che ancora mi mette in difficoltà nei dialoghi: a meno che non sia in splendida giornata, non praticando la lingua quasi mai, difficilmente riesco ad essere fluente come vorrei.

Questi sono solo esempi per dire quanto sia complesso apprendere una lingua in tutte le sue sfumature. Solo che ecco, quando senti di aver afferrato un nuovo pezzettino, ti trovi davanti un altro scoglio che ti ricorda che no, non sei madrelingua, e che per quanto ti sforzi, per quanto impari, stai sempre sotto. E poi le persone mi chiedono, Ma perché non fai più la psicologa ora che sei li’? Voi capite, come potrei?

Pero’ e’ bello conoscere lingue nuove. Apre la testa e afferri meglio la cultura in cui vivi.


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42 commenti

  1. Mio marito si era convinto di parlare benissimo inglese finché ha conosciuto me e gli ho fatto notare tutte le figure di cioccolata che si è fatto scrivendo stramberie. Poi si è convinto che io sia un dizionario ambulante e quando non so qualcosa sembra che abbia ucciso qualcuno….vorrei portarlo
    portarlo in Scozia per vendicarmi: )
    Scherzi a parte, parlare altre lingue ed bellissimo, ma è innegabile che sia difficilissimo padroneggiarle davvero.
    Aneddoto: ospitata a casa di una fAmiglia irlandese davanti ai genitori la mia amica mi urla “dai Peggy” e loro son sbiancati. 5 minuti per fargli capire che non mi aveva detto “die” 🙂

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  2. C’è tanto anche di componente emotiva. .come dici tu, su due piedi le frasi escono po in secche mentre se fossi da sola magari ti uscirebbe meglio. ..almeno per me è cosi, e l ho notato con la pronuncia (se leggo un libro ad alta voce da sola ho una pronuncia molto migliore di quando interagisco e improvviso).

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  3. Io quando non capisco lo dico e questo l’ho imparato dopo tanti anni in cui mi arrabattavo a cercare un senso attaccandomi alle parole conosciute ma non va mica bene, soprattutto se la conversazione e’ importante. Gli stranieri, cioe’ loro sono a casa loro ma per noi sono gli stranieri, non sempre ( mai) , si rendono conto della fatica che facciamo noi a parlare, capire, controbattere etc.. Io quando parlo con uno straniero cioe’ con chi non e’ italiano, divento tipo ET, cioe’ parlo a rilento e sembro un po’ scema ma loro in compenso vanno avanti spediti e tu ti arrangi. Per questo io dico sempre che sono italian but italian vera, cioe’ non cresciuta qui ma trasferita dal mio paese. E anche il mio compagno ormai si dimentica che sono italiana e da per scontato che io capisca tutto tanto che lui chiede a me quando a volte non capisce qualcosa in un film o in un modo di parlare poco chiaro di qualcuno che ci sta davanti…no dico tu chiedi a me?? E io insisto, sono italiana io, i-t-a-l-i-a-n-a!! Help me!!

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  4. Mi spiace = lo siento.
    Che fascino lo spagnolo. Avrei voluto sceglierlo alle medie invece dell’inglese, ma non c’era. Poi ho avuto occasione di impararlo lo stesso e ne sono contentissimo.
    Non me lo ricordo più che fesserie avevo scritto nel commento originale, vediamo se riesco a fare di peggio.
    Credo che sia affascinante avere l’occasione di imparare così tanto, due lingue in un posto solo, molto bello. E che sia altrettanto importante non farsi prendere dall’ansia da prestazione.
    Cioè, gli altri se ne fregano altamente di capire una parola di inglese e tu devi fare tutta la fatica del mondo per venir loro incontro? L’importante è arrivare in qualche modo a capirsi, e ogni giorno si impara qualcosa di nuovo.

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  5. Le volte che mi è capitato di venire negli USA ho capito che non capivo una mazza di ciò che dicevano, ma il peggio è che non sapevo farmi capire per niente. Penso che prima di avere la padronanza di una lingua ci vogliano molti anni, forse Moky (Moky’s Blog) potrebbe dirti quanto ci ha messo prima di sentirsi sicura sicura nelle sue esposizioni e lei non aveva nemmeno un marito italiano!!!.

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  6. Ehm, a me, italiana, capita anche nella mia lingua di rendermi conto che non era quello il modo in cui volevo dire la tal cosa. A volte, pressati dalle circostanze o dalle emozioni, è difficile esprimersi anche nella propria lingua.

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  7. Quello che ci frega (rallenta) è l’avere una famiglia italiana e parlare in italiano tutto il santo giorno. Vado fuori, parlo spagnolo, alcuni giorni “I rock it” e altri giorni li strozzerei tutti questi italo-argentini che non parlano italiano!
    Continuo ad andare al corso di spagnolo perché ho bisogno di avere tempo PER ME dove io sono in prima fila a parlare spagnolo, e non mio marito che è un locale.

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  8. In parte c’è anche la superiorità linguistica di chi parla inglese, perché difficilmente riesce a comprendere cosa voglia dire veramente esprimersi (e farsi capire!) in una lingua diversa da quella madre!
    Presto inizio un corso d’inglese basato sulla conversazione, vedremo!

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  9. grazie a te per questo post e a sfolli e marica. Eh sì …mi solleva molto pensare di non essere l’unica “rozza”
    E’ che mi fa malissimo sta cosa..soprattutto perché anche per me son quasi 3 anni 😦

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  10. Io vivo in Svizzera da un anno e mezzo e qui parlano il tedesco ufficialmente, il dialetto tedesco nella vita di tutti i giorni. Un casino. Eppure quando parlo con i miei amici in Italia mi dicono ancora ma come adesso lo dovresti sapere bene.. No comment..ti capisco!

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  11. è l’ansia di prestazione che ogni volta mi assale quando esco dall’Italia …l’ansia per avere la certezza di farmi capire , ma soprattutto di avere capito!
    noi italiani , purtroppo, abbiamo in testa tutta una vita di grammatica – io poi come ex-insegnante ne ho fatto uno stile di vita , una lotta a favore del congiuntivo , ma poi arrivano gli anglosassoni e demoliscono tutto !!!
    l’obiettivo dovrebbe essere …invece … sentirsi liberi

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  12. […] devi prima convertire i gradi celsius in fahrenheit e poi chiamare il medico che ti chiedera’ altri ventotto sintomi per fare una diagnosi differenziale e poi dovrai cercare di capire il nome del farmaco che ti sta […]

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