Time out, kids

Da ormai un mese bimba ha cambiato scuola, e la nuova mi piace talmente tanto che non la chiamo nemmeno nido. E’ una preschool. Ne avrei di cose da raccontare su quanto e’ ben organizzata, ma per il momento mi concentrero’ sull’aspetto del “castigo”.

In America, ma ormai anche in Italia, si usa il metodo del Time Out, che consiste essenzialmente nel far sbollire su una sediolina a parte dal gruppo il bimbo che sta facendo un capriccio o che si e’ comportato male, per un lasso di tempo proporzionato alla sua eta’.

Qualche giorno prima di lasciare il vecchio nido successe che laPicci morse un compagno. Arrivai a prenderla e la trovai sulla sediolina, faccia triste, con la direttrice di guardia che la teneva a parte. Mi spiegarono cosa era successo e che per punizione non aveva partecipato alle attivita’ di gruppo, il piccoletto aveva un livido enorme, ero mortificata e sorpresa, non sapevo che dire. Una volta arrivata a casa mi accorsi che lei era ingestibile. Isterica, si dimenava per la qualsiasi cosa. E quando tento’ di mordere anche me, per coerenza pensai di usare lo stesso metodo, e la misi sulla sediolina per il time out. Stette qualche istante ma poi ricomincio’ a urlare, dimenarsi e opporsi disperata, e non trovai niente di meglio che calmarla col ciuccio. Ci mise un bel po’, la abbracciavo e la accarezzavo ma continuava a singhiozzare “dentro”. Mi fece una gran pena.

Qualche giorno dopo il trasferimento nella nuova scuola ricevetti una chiamata, nel primo pomeriggio. Mi dissero che bimba aveva morso un compagno. Allora non e’ tanto una cosa legata all’eta’, pensai. Quando arrivai a prenderla col capo cosparso di cenere chiesi cosa fosse successo. Mi dissero che non c’era nulla di cui preoccuparsi, che e’ una cosa che fa parte dell’eta’ e che consideravano il fatto che bimba si stesse adattando al nuovo ambiente, ai nuovi compagni e alla nuova scuola, e che ci stava che fosse, diciamo cosi’, suscettibile, anche perche’ non sa ancora parlare e questo e’ il modo di esprimersi per i bimbi piu’ piccoli quando sono frustrati. Mi spiegarono anche che la loro politica non e’ il time out, in cui non credono, ma il colloquio: avevano parlato con laPicci spiegandole che non si danno i morsi ma i baci, e tutto era proseguito come poco prima. Mi spiegarono anche che la telefonata ai genitori fa parte della loro linea, cosi’ come la nota scritta.

laPicci “was going up the steps in playground at the same time as other child, resulted in argument which lead to accident.”

Da quel giorno non era piu’ accaduto nulla, e soprattutto avevo notato anche a casa che bimba era un’altra. Molto piu’ tranquilla.

Ieri di nuovo sono stata chiamata,  ti prende un infarto quando ti chiama la scuola e capisci solo “…but she’s fine.” Mi spiegano che stavolta e’ stata lei ad essere morsa, che e’ stata lavata dalla maestra e che, per l’appunto, ora sta bene. Resto un bel po’ col dubbio di cosa voglia dire Essere stata lavata. Aveva il sangue? Forse ho capito male? Anyway, mi dico, se era grave mi chiedevano di andarla a prendere, se si limitano alla telefonata vuol dire che non c’e’ bisogno.

Questo il report che mi hanno dato. E’ stata bite in classroom at right hand. Hanno cleansed wound e applied cold compress.

laPicci “estaba sentada en la mesa haciendo la actividad y otro nino la mordio.”

Stavolta e’ la maestra ad essere mortificata, dice che e’ accaduto tutto in un attimo mentre lei era voltata, che laPicci aveva in mano la colla che un altro bambino voleva, e che e’ stata morsa per quello. In realta’ non aveva nessun segno sulla mano, lei era tranquillissima, rassicuro la teacher che non e’ accaduto nulla.

Uno dei motivi per cui avevo scelto questa scuola era la cornice teorica che si ispira a Piaget e Vygotzsky, cognitivisti, di cui condivido l’approccio alla crescita e la teoria della mente. E ora ancora di piu’ apprezzo questo atteggiamento verso il comportamento non appropriato di un bambino. Non ho esperienza per giudicare il metodo del time out, ma la gestione dell’oppositivita’ attraverso il dialogo e’ sicuramente piu’ nelle mie corde, ed era esattamente quello che facevo anche io quando lavoravo, sia con i piccoli che con adolescenti.

E’ meno immediata dell’allontanamento, perche’ un bambino che piange isterico non e’ proprio in grado di ascoltare, ma funziona. Detto con voce calma e parole appropriate, il bimbo si sente trattato come grande e responsabile, e ha modo di riflettere sulle conseguenze emotive e concrete di quello che e’ successo, come ad esempio rendersi conto che un compagno piange perche’ e’ stato colpito, o che il bambino al parco e’ dispiaciuto perche’ gli ha sottratto un giocattolo.

O che la mamma e’ arrabbiata perche’ ha tirato secchiate d’acqua fuori dalla vasca da bagno e ora deve pulire tutto (celo, vado).


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26 commenti

  1. “Detto con voce calma e parole appropriate, il bimbo si sente trattato come grande e responsabile, e ha modo di riflettere sulle conseguenze emotive e concrete di quello che e’ successo”
    questo concetto mi piace molto. Non sono mamma ma sono dello stesso parere per quanto riguarda le “malefatte” dei bimbi. Io ho avuto una mamma che non spiegava mai niente. Puniva e basta e se chiedevo perchè mi arrivava il ceffone (tralasciamo il fatto che mia sorella mentiva e io prendevo le colpe al posto suo, non creduta riguardo alla mia innocenza). La sola punizione non serve a niente. Magari il bambino sta buono, ma per paura, non certo perchè ha compreso il suo errore.
    Bacione alla Picci!

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  2. È bello sapere che adesso è seguita molto bene. È contenta? Si trova bene? Cresce serena?
    Però, tutti ‘sti fogli per ogni fesseria che succede, non sarà troppa burocrazia? Quanto tempo ci sprecano ogni giorno a mettere nero su bianco ciò che poi ti dicono anche a voce? In fondo non si è fatta nulla.

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  3. anche D qualche giorno fa e’ tornato con un morso sul braccio, anche lui foglietto nello zainetto che diceva “cleaned wound, applied ice”, solo che l’impronta dentale dell’altro bambino gli e’ rimasta sul braccio fino al giorno dopo ;-((

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  4. Anche per me a casa c’era il resto. Invece qui la mentalità è molto più vicina al nuovo asilo di tua figlia. Rispondo a Luciano: la burocrazia ci vuole per testimoniare che i genitori sono stati informati. Metti che la bimba arriva a casa con segni di morsi, alla mamma viene un colpo. In questo modo le maestre si tolgono anche da eventuali responsabilità, il loro dovere lo hanno fatto

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    • Ma sì, se succede qualcosina va sempre bene scrivere un appuntino. Poi, coi costi della sanità una piccola cosa può diventare un problema. Più che altro mi sembrava di capire che ogni giorno fanno la relazione di tutto: quanto ha dormito, se ha giocato, ecc. Tutto per iscritto. Mi riferisco più a questo nel pensare che alla fine esagerino.
      All’asilo di mia figlia appendono un foglio ogni giorno. Una riga per ogni bambino per comunicare se ha mangiato primo, secondo e contorno, così ci si regola e non si fa perdere troppo tempo alle maestre. Anche se non è il massimo della privacy nessuno ci dà peso. È divertente notare che, se ci sono verdure e legumi c’è una colonnina con una sfilza di “NO”

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      • La classe di bimba alle 16.30 viene unita ad un’altra cosi’ che I bimbi giocano insieme e una maestra (per classe) va via. Se lo appendessero nella loro classe non vedrei mai il foglio. E si, mi scrivono anche a che ora l’hanno cambiata e perche’. Ti assicuro che tutte queste comunicazioni sono un’altra vita rispetto Ha mangiato, ha dormito, si si tutto ok.

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  5. Anche quando D andava al nido la sua insegnante utilizzava questo approccio. Inoltre c’era un quadernino delle comunicazioni in cui veniva scritto tutto.
    Ho sempre parlato e spiegato molto a D, cercando anche soluzioni creative 😉
    Adesso però (ha quasi 5 anni) se vedo che dopo ripetuti richiami continua a comportarsi male, qualche minuto di pensata sulla seggiolina azzurra non glielo toglie nessuno!

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  6. Anche qui in UK usano il time out, per un numero di minuti pari all’età del bambino, dai 2 anni (non sono molto convinta, secondo me dipende molto dal carattere del bambino. Io mi sarei sentita ancora peggio se in un momento di crisi mi fossi anche ritrovata sola, ma forse ragiono da adulta). E Pallino ha ricevuto già qualche morso ed è tornato a casa coi segni sulle braccine… (E meno male che avevano chiamato o mi prendeva un colpo!)

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  7. Anche noi siamo in periodo di morsi, un po’ li danno e un po’ li prendono, all’asilo come a casa tra loro.
    Dopo una settimana in cui li trovavo particolarmente segnati mi sono seduta con loro e ho spiegato anche io che si danno i baci 😉
    Adesso mi sembra vada meglio.
    Qualche volta li metto anche io in time out e secondo me funziona bene con il mio numero 2, che è un bambino molto sereno ma che ogni tanto ha bisogno di sbollire la rabbia, mentre non è così efficace con il numero 1, decisamente più sensibile, che se va in crisi si dispera molto.
    Addirittura numero 2 va direttamente da solo nell’angolino del time out se è arrabbiato e torna dopo qualche minuto quando gli chiedo se si sente più tranquillo!

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  8. capisco tutti i motivi per la burocrazia, ma gli insegnanti vanno pazzo per il lavoro che c’è a parte dei bambini. Al mio bambino gli do il time out, ma sempre spiego (in breve) perché. Non credo in lunghe storie ai bambini sulla responsabilità.

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  9. Io col Nano ho sempre parlato moltissimo, e, sicuramente buona parte per la sua indole, non è mai stato capriccioso e ha sempre dimostrato una buona “ragionevolezza”. La cosa incredibile è ora, che è entrato ben bene nella preadolescenza, con tanta fatica, vedo che parlargli funziona ancora, anche se le resistenze da vincere sono più alte di quando aveva due anni! Baci alla Picci e alla manina contusa!

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  10. Credo che spiegare con voce tranquilla sia la soluzione migliore. Nella scuola inglese il time out viene utilizzato ma credo che la sua riuscita dipenda molto dal carattere del bambini. Riccardo ad esempio ha bisogno dei metodi “forti” e decisi per capire le cose quindi con lui il time out funziona, basta una volta e poi capisce come bisogna comportarsi. Al contrario suo fratello non è bambino da time out ma da dialogo.

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  11. Il metodo del time out che usano molto anche qui non mi piace per niente. A volte non sai nemmeno se il morso è stato effettivamente un atto offensivo o difensivo (magari l’altro bambino aveva dato una spinta) e quindi rischi anche di punire il bambino sbagliato (o solo uno dei due).

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  12. Lo usano anche nell’asilo dove va Thiago, e ho visto un bambino fottersene altamente: lo allontanavano ma appena era finito il time out ricominciava come prima a menare a destra e a sinistra.

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