Dove eravamo rimasti – Autostima parte 3

E quindi dicevamo che l’assertivita’ e l’autodisvelamento sono due ingredienti di una sana autostima che si nutre della relazione con gli altri.
Ma non sempre e’ facile avere relazioni con gli altri.

Piramide maslow
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Un concetto che ci stanno ripetendo fino allo sfinimento in tutte le lezioni del College e’ quello della gerarchia di bisogni di Maslow. Praticamente quello che diceva Maslow e’ che una volta soddisfatti i bisogni primari fisiologici e di sicurezza, il successivo gradino per un essere umano e’ quello di essere accettato dalla comunita’ sociale, dagli altri esseri umani. Solo una volta soddisfatto questo bisogno si prosegue la crescita personale con la conquista dell’autostima e della stima reciproca. I due aspetti sono intimamente interconnessi, perche’ una sana autostima consente uno scambio paritario ed empatico con l’altro, e questa capacita’ messa alla prova rinforza il proprio senso di autoefficacia nelle relazioni. Perche’ anche se diciamo il contrario, una parte della nostra identita’ dipende da come gli altri ci percepiscono e da come ci relazioniamo col mondo.

Quando lavoravo spesso le mamme mi chiedevano come fare per migliorare l’autostima dei propri figli. E io chiedevo, Fa uno sport? Oh si, fa tennis.
O equitazione.
No.
Cioe’, va benissimo eh, ma in infanzia e adolescenza il senso di efficacia personale cresce all’interno di un contesto sociale: la scuola, il campo sportivo o la palestra, la chiesa, la ludoteca. Fare tennis e’ fighissimo, ma raramente ci si misura in una dimensione gruppale; o almeno, non come quando si gioca a pallanuoto. Sapersi difendere, rispettare le regole del gioco, relazionarsi in modo costruttivo, sono tutti aspetti che si autoalimentano con la pratica. Certo che se si ha un figlio aggressivo e lo si tiene in disparte dagli altri perche’ si teme che possa picchiare qualcuno, l’unico obiettivo che si ottiene e’ convincerlo della propria incapacita’ a relazionarsi e renderlo ancora piu’ aggressivo.
Digressione. Il calcio.
L’altro giorno eravamo al parco, dove si allenano due squadre di calcio, una mista maschi-femmine e una solo maschi. Il soccer non e’ proprio sport nazionale, lo sapete. I ragazzini erano piu’ di ventidue, percio’ cosa avevano organizzato gli allenatori? Che i sovrannumero aspettassero ai lati del bordo campo. Ogni volta che la palla usciva lateralmente, e succede spessissimo, c’era un cambio dei giocatori. In questo modo tutti giocavano sempre e non stavano ‘na vita in panchina ad aspettare che il del tutto relativo De Rossi di turno si infortunasse.

Il figlio di una nostra amica ha quindici anni e zero amici. No, forse uno, il vicino di casa. Fa delle manovre assurde ogni giorno per evitare di “contaminarsi” coi coetanei. Va e torna da scuola in macchina con la madre – che asseconda questa misantropia, magari effetto di bullismo – in orari assurdi, oppure se la fa a piedi. Tipo tre km per tratta. Avrebbe il pulmino della scuola, ma non vuole andarci; non sa andare in bicicletta perche’ non gli e’ mai stato insegnato. Non fa nessuno sport, il suo hobby e’ il computer, vorrebbe diventare un astronauta. Il suo isolamento sociale e’ rinforzato da ogni singola scelta che fa (aiutato) nella vita. Poi ci sarebbero le aspettative. Se un bambino o un adolescente viene sempre denigrato dal contesto dei coetanei (cosa che secondo me e’ accaduta al figlio della nostra amica), in breve tempo iniziera’ a perdere la fiducia in se stesso e non sapra’ piu’ come fare ad avvicinare un coetaneo da conoscere. La soluzione e’ diversificare i contesti, cosa certo difficile in un piccolo centro con pochi abitanti, ma non impossibile, in modo tale da fargli sperimentare l’accettazione da un gruppo diverso (non completamente diverso, basta qualche elemento nuovo).
Le cose non funzionano cosi’ diversamente in eta’ adulta. Se una persona evita di andare alle feste, guarda tutti dall’alto in basso, non pratica nessuno sport, si muove in macchina e va a fare la spesa di lunedi’ mattina, fa le scale anziche’ prendere l’ascensore, mi pare evidente che non trovera’ mai il modo di relazionarsi con qualcuno. E piu’ stara’ lontano dalle persone, piu’ pensera’ che sta bene da solo perche’ non cerchera’ mai di mettere alla prova le sue (scarse) capacita’ relazionali. Un adulto che riceve rifiuti al suo bisogno di affiliazione soffre esattamente allo stesso modo di un adolescente, ma quello che piu’ probabilmente fa e’ continuare a relazionarsi con tutte le nuove conoscenze esattamente nello stesso modo, ricevendo lo stesso rifiuto e rinforzando l’idea di se’ di non meritare l’amicizia di nessuno che nessuno merita la sua amicizia. Perche’ sulla sua vita hanno pesato tante esperienze, tante aspettative disilluse, tante delusioni. Come in amore, no?
Insomma, tutto sto pippone per dire che il modo per accrescere la propria autostima passa anche per gli altri. Cambiare contesto, mettersi alla prova, interagire con estranei, anche virtualmente, frequentare posti nuovi, persone nuove (se ne era parlato gia’ qui!), fa sentire meglio e restituisce un senso di se’ piu’ ampio. E soprattutto, mette al riparo da eventuali critiche fatte e ricevute ed e’ alla base della autorealizzazione del proprio potenziale, il gradino successivo e ultimo della gerarchia dei bisogni. Qui un link interessante sul rapporto tra bisogni e meditazione. Qui un bel link in inglese su un modello gerarchico ulteriormente rivisto da Maslow. Leggermente diverso e a mio parere maggiore espressione dei tempi (visto che la prima stesura di Maslow fu nel dopoguerra).
Che ne pensate?


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0 commenti

  1. Mi sembra importante commentare a me medesima dicendo che in uno dei gruppi fb su cui ho pubblicato il post c'e' un iscritto la cui foto profilo recita Non chiedetemi l'amicizia sono un acido di merda 😀

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  2. Bello anche questo post. Ho notato che mi piacciono molto quelli in cui la psicologia spiega cose che conosco da tanto ma a cui non riesco a dare un nome. Io ho sempre fatto lavori in cui ero costantemente a contatto con tanta gente e, a detta di tutti, mi relazionavo bene, ma in fondo in fondo so di non essere proprio così. Mi riconosco un pochino nel figlio dei tuoi amici, non a quei livelli, ma sicuramente capisco e conosco quella tipologia di vita, e forse proprio per questo ho individuato le cause della mia scarsissima autostima. Comunque, tutta sta lagna per dirti che leggendoti, trovo spesso la risposta alle mie domande interiori. Grazie Lucy!

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  3. Bello bello. Ultimamente chiacchieravo con mia suocera (anche se non avrei dovuto farlo ma vabbè) riguardo la mamma di un compagnetto di Deddè, quella che io chiamo invadenza, che ora al momento di iscrivere i bimbi alla scuola primaria si è rivelata ancora più invadente, e mia suocera (ironic mode on) che conosce il mondo, le relazioni e sopratutto le relazioni coi genitori (testuali parole sue) mi dice “eh ma sai che questo tipo di mamme ci sono eh, io che ne ho viste tante perché insegnavo, tu non ne conosci perché non sei stata a contatto con la gente” a parte il fatto dell'uscita infelice della socera, che ho sempre lavorato a contatto con la gente, all'università, e frequento amici e mi piace socializzare, anche se il tempo non è mai troppo per queste attività, mi ha fatto riflettere sul fatto che da questo punto di vista ho un'autostima altissima, anche perché lei in realtà è come quel ragazzo, ha paura delle persone, non ha amiche e non frequenta nessuno a parte noi, e non vuole nemmeno frequentare le persone perché a detta sua son tutte persone di cui non ci si può fidare, insomma un'ossessivo-compulsiva anche riguardo alle persone può essere? Perché ossessivo compulsiva lo è già con la casa, indumenti etc.

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  4. Sto portando già al parco Tegolina proprio perchè cominci a interagire con altri bambini: dovresti vedere quanto è affascinato! Non voglio assolutamente che finisca come quell'adulto che descrivi che evita persino l'ascensore! Ma quindi quelli che vivono al primo piano… 😉

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  5. probabilmente una persona così dissociata è un fisico 😀 😀 :Dbellissimo post cmq, lo sai che li apprezzo particolarmenete. Io sono stata misantropa a tratti, poi ipersocievole a tratti. Ora forse ho un equilibrio e sorrido sorrido sorrido.Che fai mi ricoveri?

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  6. a me l isolamento abbatte tantissimo. quando mi sono ritrovata sola ed invisibile a pavia e la tecnologia x tenersi in contatto con amici lontani e la blogpalla ancora erano agli arbori (solo 9 anni fa) la mia autostima era andata in picchiata totale.

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  7. E poi ci sono quelle come me, che paura delle persone non ne hanno affatto, solo che molto spesso incontrano gente insopportabile dalle quali è bene tenersi alla larga…..non è obbligatorio rimanere in contatto con mezzo mondo per stare bene. Pochi ma buoni direi potrebbe andare….poi dipende dai gusti. In ogni caso non sono d'accordo con il fatto che se a qualcuno piace la solitudine, allora inevitabilmente potrebbe avere qualcosa di ” strano”. Anzi secondo me se si riesce a trovare un equilibrio con se stessi, magari si riuscirà a stare meglio con gli altri. Poi ci sarebbe da aggiungere che esiste una marea di gente falsa, cattiva, opportunista e chi più ne ha più ne metta…..allora a quel punto il mio motto meglio soli che male accompagnati, forse lo apprezzo anche di più! Ma ancora una volta, la mia è una personalissima opinione personale dettata probabilmente anche da brutte esperienze passate… un saluto a tutte!!!Eli

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  8. Non avevo mai riflettuto sulla questione in questi termini, però, effettivamente, io sono estremamente sensibile al giudizio altrui e la mia autostima è su livelli molto bassi. Devo cercare di lavorarci sopra perchè mi rendo conto che, troppo spesso, lascio che le critiche ricevute, indipendentemente dalla loro fondatezza, condizionano eccessivamente il mio modo di comportarmi.Grazie di questo post, come al solito molto interessante!

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  9. Maslow non ha mai scritto quanti amici bisogna avere 🙂 ma ammetterai che se “tutti” sono arroganti meschini falsi approfittatori eccetera, c'e' qualcosa che non va o nel modo in cui ti poni, o nel modo indiscriminato in cui scegli gli amici. Ed entrambe queste cose incidono sull'autostima, e a sua volta ne sono influenzati.

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  10. Non ho spiegato bene bene il mio concetto Lucy. Non dico che non ho amici, ho detto solo pochi ma buoni. Poi bisognerebbe dare la definizione di amicizia e distinguerla dalla semplice ” conoscenza”. L'amicizia è qualcosa di unico e secondo me molto raro, che si coltiva negli anni, con pazienza, amore e lealtà. L'amicizia è un “dare” costante, un sapere che anche se sei lontano a miglia e miglia di distanza, l'altra persona è lì che ti aspetta, come se fossi partita il giorno prima. E' sapere che ci sei sempre l'una per l'altra, qualsiasi cosa accada. La Conoscenza è un contorno, magari buono, ma non ti sazia. Io è da anni che vivo all'estero, di conoscenze ne ho avute tante. Persone con le quali si esce, si scherza, si ride e tutto quello che ti può rendere la vita più allegra e divertente. Ma finisce lì. Di amiche ne ho 2. Quelle con le quali sono in contatto con i mezzi di comunicazione moderni 😉 La mia autostima per il momento non ne risente 😉 E comunque ringraziando il Cielo, le persone meschine e arroganti non sono ” Tutte” , dicevo solo che sono ” molte” e normalmente non mi soffermo su di loro ;)Grazie per gli spunti di riflessione. Sempre interessanti i tuoi post!Eli

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  11. Io mi sento in bilico tra l'auto-isolamento e la voglia di stare in compagnia. Nella vita ho sempre subito le grandi compagnie, vengo spesso male interpretata per via dell'aspetto fisico e della timidezza, ho preso tante di quelle pugnalate alla schiena che metà basta e ogni volta dico che voglio stare da sola perchè sto meglio. Poi però quando mi ritrovo in compagnia di altre persone cerco comunque di interagire e socializzare anche se non sempre va a buon fine. Penso che questo dipenda anche dal fatto che nemmeno io ho mai fatto sport. Mia mamma non mi lasciava farlo. Per fortuna non aveva problemi a farmi andare a casa delle amiche però credo che se mi avesse fatto fare sport sin da piccola non sarebbe così difficile per me ritrovarmi in mezzo a tante persone(motivo per cui rifuggo gli sport di squadra).Mi piacciono questi tuoi post! =)

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  12. Avevo capito perfettamente 🙂 intendevo dire che non c'e' una regola su quanti amici bisogna avere per potersi considerare al sicuro da crolli di autostima. E concordo con te sulla differenza tra conoscenze e amicizie. La differenza, come scrivevo anche a Silvia, sta nel grado di fiducia con cui ci si avvicina al mondo e ci si apre ad esso. Considerare che “gli altri” nascondono sempre un intento malevolo e' di solito un indicatore negativo. Ma anche un'apertura indiscriminata, come giustamente puntualizzi, e' negativa allo stesso modo. Quello che si sottolinea e' la ricchezza delle relazioni interpersonali, superficiali o profonde, che contribuiscono a dare spessore al Se'. Grazie a te per il tuo commento!

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  13. leggendo questo post mi é venuto in mente che da bambina (e fino alla fine della scuola) ero molto timida e avevo difficoltá a socializzare. Non ero andata all'asilo, perché mia madre ha iniziato a lavorare solo quando io sono andata in prima elementare, e poi non mi hanno mai incoraggiato a fare nessuna attivitá di gruppo fuori dalla scuola. A ripensarci mi sono detta “tutta colpa dei miei, insomma, che non mi hanno aiutato”. Peró mia madre é cosí, non frequenta molta gente, ha difficoltá a fare amicizie e mantenere quelle che ha…. non si puó chiedere alle persone di dare piú di quello che possono dare. C'é voluto un grosso cambio di contesto per farmi superare le mie insicurezze, c'é voluto che lasciassi l'Italia con un biglietto di sola andata e ricominciassi da zero… Disorientata

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