Autodisvelamento

Autodisvelamento e’ il brutto termine psicologico tradotto dall’omologo inglese self-disclosure, a mio parere molto piu’ dolce e vicino al linguaggio comune. L’autodisvelamento consiste nel raccontare cose di se’ agli altri, cosa che in vari gradi facciamo tutti, ed e’ anche una tecnica usata in terapia per rinforzare l’alleanza col paziente. Insomma, e’ un’arma potente nella relazione con gli altri.

Avevo parlato dello speech che avrei dovuto sostenere, no? Il tema era una riflessione su se stessi, e ho deciso di parlare di alcuni stereotipi di cui sono stata vittima da psicologa-psicoterapeuta che contribuivascono a formare una prima impressione di me. Al termine dei miei due minuti la classe non mi ha dato molti feedback, contrariamente a quanto era accaduto la volta prima. Sono stata la seconda, e lo stesso e’ accaduto sia con chi mi ha preceduta che con chi mi ha seguita. Diciamo che era una giornata un po’ freddina visto che mancavano tanti di quelli piu’ attivi in classe. Cosi’ sono rimasta un po’ col dubbio, di nuovo, di non essere stata capita o di non essermi saputa spiegare.

Ieri arrivo un po’ prima a lezione e trovo gia’ li’ un ragazzo canadese, molto simpatico. Iniziamo a chiacchierare e mi dice di aver molto apprezzato il mio speech perche’ mi sono aperta. Non e’ frequente, dice, che gli Americani lo facciano, non so perche’, mentre i Canadesi sono molto piu’ disponibili a parlare di se’. E’ vero, penso a quando una volta ho rivolto una domanda un po’ troppo diretta al mio nuovo vicino di casa chiedendogli Vivi con la tua famiglia?, e avevo notato che la sua postura si era irrigidita: ero andata troppo oltre per una conversazione da ascensore.
Aggiunge che per questo motivo lui si trova molto bene con gli Italiani, che a Montreal costituiscono una larga comunita’, e scherzando ma non troppo dice che vorrebbe trovare una moglie che cucini per lui perche’ adora il cibo italiano. Vabbe’, cose sentite ogni volta, ma mi ha fatto davvero piacere rompere il ghiaccio con lui in questa classe, e ho capito anche che il mio speech era stato interessante e fuori dal comune.

Poi entriamo e ascoltiamo gli ultimi quattro compagni che erano rimasti a dover presentare. Il primo di loro va allo scranno e porta con se’ un foglio. Inizia a parlare, con voce un po’ piatta e stentorea, dicendo Due anni fa ero cosi’. Gira il foglio e mostra una foto di se’ obeso, enorme. Ora e’ un bel ragazzo magro e muscoloso.

Racconta, sempre in tono monocorde, di essere figlio di una donna single che lavorava tutto il giorno per prendersi cura di lui, di essere cresciuto da solo e che dopo aver trascorso anni buttato su un letto senza aver voglia di far niente e senza stima di se’, ha deciso di darsi da fare e cambiare. Ha iniziato a fare sport, qualsiasi, dice, e a mangiare sano, concludendo che grazie a questo cambiamento ora il suo rapporto con se stesso era molto migliorato.

Ho trattenuto le lacrime a stento. Era davvero forte lo scollamento tra il suo tono di voce fermo a controllare le emozioni e quello che ci stava raccontando.

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E cosi’ alla fine invece quasi tutti gli Americani si sono autorivelati. Vero che era stato richiesto, vero che la prof e’ stata brava a saper introdurre questo tema per creare un legame tra di noi, ma non era scontato che tutti si mettessero a nudo. Molti hanno svelato piccoli grandi segreti, come quello che ha fatto la plastica alle orecchie perche’ non si piaceva, quello che si era sentito escluso perche’ arrivato da Haiti in adolescenza parlava male inglese, quella sempre haitiana che a causa della sua r moscia francese non riusciva a farsi capire dagli amici. E’ stata una bella esperienza, e ho capito che ognuno di noi porta le sue fragilita’ anche se ben mimetizzate. Condividerle aiuta a creare un legame, a rafforzare la solidarieta’ e l’empatia, e di conseguenza l’autostima.

E a quanto pare, il Canadese aveva ragione fino ad un certo punto.


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27 commenti

  1. effettivamente detto in italiano suona un po' osè, comunque visti i pro…autodisveliamoci tutti! scherzi a parte, è vero. a patto di avere di fronte a sè persone sensibili, discrete ed empatiche aprirsi e lasciar uscire allo scoperto frammenti di noi stessi e della nostra storia, soprattutto quelli critici, dolorosi e significativi, fa crescere noi, gli altri e le relazioni che viviamo.bello.

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  2. Io mi auto svelo pure troppo . Poveretti quelli a cui tocca sorbirsi i miei monologhi . Comunque apprezzo sempre tantissimo qs tue pillole di psicologia e sociologia. Sai che mi sono commosa sentendo la storia di quel ragazzo ? Hai reso benissimo . Bello e tutto vero !

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  3. Nei risk non vedo incluso lo sputtanamento e l'offrire agli altri il proprio punto debole per colpirti (capita!). Anch'io mi svelo anzi svesto proprio un sacco. Scusa devo aggiungere le mie 2 righe cazzare: una volta a una sagra paesana nel paese dove vado sempre in vacanza, ho conosciuto una coppia di età tipo i miei genitori e dopo 3 secondi che parlavamo mi han chiesto se la mia casa lì fosse di proprietà o se fossimo in affitto!

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  4. Bello questo post-riflessione. Aprirsi è cosa assai difficile, ma a volte viene naturale nonostante chi si ha di fronte ci conosce poco o niente. Bello anche il fatto che, mi pare, nessuno ha giudicato l'altro……un semplice scambio di “vite”. Mi piace……

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  5. Mi hai fatto ricordare quando ero in california dove ho vissuto per un breve periodo e anch'io avevo fatto un corso dove mi mettevano di fronte alla classe e poi ci davano i feed back etc..interessante anche se quando sono rientrata in italia mi sono resa conto che era come se fossero due pianeti oppostissimi ma in tutti gli anni di vita all'estero e sempre in paesi di lingua inglese, ho maturato una mia personale convinzione e cioe' che noi italiani in particolare e latini in generale abbiamo una cultura umanistica e abbiamo social skills molto sviluppati e molto spontanei quindi senza saperlo facciamo capriole di self disclosure, o accettazione e accoglienza delle diversita' altrui ( tu ti sei commossa per il ragazzo..), e insomma sono un po' arrogante ma penso che noi siamo piu' sviluppati nei rapporti con gli altri in modo naturale! Mi sa che ho scritto troppo..scusate, ciao.

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  6. Ma come “e' anche una tecnica usata in terapia per rinforzare l'alleanza col paziente”??? Io pensavo che la mia psic avesse dei problemi a tenere la sua vita per se'! :-DIo come sai mi autodisvelo pure troppo…pero' mi ha stupito che lo abbiano fatto degli americani, sono sempre cosi' chiusi!!

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  7. Macche' 🙂 E' vero quello che dici, ma io credo sia dovuto alla cultura. Loro anche se non propriamente inglesi, vengono da una cultura vittoriana, rigidissima e proibitiva. Secondo me conta. Noi per meta' avevamo i Borboni, vuoi mettere? 😀

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  8. :DDDD Conta che in Italia gli psicoterapeuti sono davvero molto piu' rigidi, lontanissimi dal condividere alcunche' col paziente. Tranne i transazionalisti, che infatti hanno molto della cultura americana nella loro formazione. Qui e' sono decisamente piu' easy nel rapporto interpersonale, anche se fino ad un certo punto.

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  9. Mi hai regalato il pezzo mancante delle riflessioni che rincorro in quest’ultima settimana. Mio figlio aveva un problema a scuola e non riusciva, come sempre, a parlarne alla maestra allora gli ho chiesto di scriverle e io le avrei portato la missiva al ritiro della pagella. E’ stato un tentativo estremo, dato che ogni altro approccio falliva e devo dire che ha funzionato. La maestra si è presa carico del problema e gli ha anche risposto per iscritto invitandolo a fidarsi di più. I benefits che leggo nell’immagine sono stati raggiunti e nessun risks si è realizzato, quindi spero che questo primo timido tentativo di self-disclosure rafforzi in lui la voglia di mostrarsi.

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  10. Mi fa piacere che tu questa volta abbia ricevuto un feedback positivo. E rimango molto colpita dalle capacità dell'insegnante!Chiacchiero molto di me ma raramente riesco a fidarmi tanto da andare più in profondità. Questi post di psicologia mi piacciono molto, imparo sempre qualcosa di nuovo.

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