Da italiano a cittadino americano: la naturalizzazione

Quasi cinque anni dopo essere approdato sul suolo Americano, My si e’ rivolto ad un avvocato per diventare cittadino americano, procedura meglio nota come naturalizzazione. Hanno compilato insieme il Form N-400 che consta di ventuno pagine con tutte le informazioni personali, anagrafiche, di lavoro, di eventuali coniugi/figli, e quelle su eventuali passati criminali, nazisti, di stupratori, torturatori, o genocidi. Perché un Permanent Resident possa applicare come US Citizen deve aver trascorso non più’ di sei mesi consecutivi fuori dal suolo Americano in cinque anni.

Lo Chef da quando e’ arrivato non ha mai fatto ‘na vacanza e’ sempre stato a Miami, tranne una settimana a Madrid.

Scarica il pdf per sapere se puoi richiedere la cittadinanza americana.

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Circa un mese dopo la presentazione della domanda e’ stato chiamato per le impronte biometriche. In quell’occasione gli hanno dato il libro dove studiare e il cd da ascoltare per potersi preparare all’esame. Le domande non sono complesse, sono 100 e vertono tutte sulla storia, la geografia e sulla politica Americana. Un mese dopo le impronte e’ stato convocato per l’esame di cittadinanza.

Venerdi’ scorso, 22 maggio.

Esame ore 12.30, abbiamo ripassato tutto il cd durante il tragitto skippando le risposte, che tanto sapevamo tutto a memoria. Fossi entrata io al posto suo ci sarebbe stato il conferimento della cittadinanza ad honorem con standing ovation.

Volete provare a fare il test di cultura americana? Cliccate qui!

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Lo chiamano ed entra nella sala di esame, io resto fuori. La funzionaria e’ simpatica e gli propone di partire subito con le domande. Apre una busta, ci sono le dieci domande sorteggiate; potrà sbagliarne al massimo 6. My e’ uno di quelli che trova sempre parcheggio, e infatti gli sono capitate le domande facili: Name one of the two longest rivers in the United States, Name three of the thirteen original States, Who is the Father of our Country, cose cosi’. Poi gli chiede tutte le domande presenti sulle ventuno pagine compilate nel Form N-400, compreso se e’ stato criminale, nazista, stupratore, torturatore o genocida.

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Venti minuti dopo viene fuori camminando leggeeeeeeeero!
Aspettiamo quasi un’oretta che finisca la pausa pranzo gli portino il foglio di conferma per la convocazione alla cerimonia, fissata per oggi alle 11.

La fila fa il giro dell’edificio, e infatti la sala e’ gremita e io resto in piedi; in sottofondo Living in America (evvabbe’…). Parte poi un video con la storia di Madeleine Albright che racconta come grazie agli Stati Uniti una profuga Cecoslovacca come lei ha potuto diventare Segretario di Stato. Dopodiché si passa al giuramento. La cerimonia e’ bella e sottolinea il processo. Chiamano in ordine alfabetico tutte le nazioni di provenienza dei nuovi cittadini, e ciascuno deve rimanere in piedi finché non hanno chiamato tutti. Stamane si celebravano 180 neo Americani da 30 nazioni diverse, tra cui 1 Armeno, 2 Francesi, 3 Italiani, 6 Haitiani, 6 Colombiani, 12 Venezuelani e 56 Cubani. I nuovi cittadini recitano l’Inno Americano, il Pledge of Allegiance, e the Oath of Allegiance in cui si giura di prestare fedeltà alla bandiera Americana rinunciando a qualsiasi altra sovranità.

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scusate per la qualita’ delle foto!

Poi c’e’ un video con il discorso del Presidente, che ringrazia i nuovi cittadini. E poi festa sulle note di una canzone, God Bless the USA.

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Ho visto tanti piangere e abbracciarsi felici. Ognuno ha la sua storia, il suo strappo che l’ha portato via dalla propria nazione, che si tratti di esuli, rifugiati, o solo persone in cerca della propria rivincita. Ho provato a guardare dietro le lacrime dei due francesi, marito e moglie, che piangevano stringendosi forte, chiedendomi che storia potessero avere alle spalle.

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Qualunque fosse, ora possono guardare avanti. E Chef e’ con loro.

Dopo la sua naturalizzazione, io ho applicato per la mia Green Card, che ho ottenuto dopo 6 mesi, e tre anni più tardi (precisamente tre anni meno 90 giorni) ho richiesto la mia naturalizzazione. Durante la mia cerimonia sono stata chiamata a recitare il Pledge of Allegiance! Curiosi? Cliccate sui link!


Scopri di più da Lucy in Florida

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85 commenti

  1. E' emozionante anche solo da leggere! A me piace molto il patriottismo americano, come sappiamo rendere cosi' commoventi queste cerimonie e la passione con cui cantano sempre l'inno, mica solo ai mondiali come facciamo noi!

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  2. Alzo anch'io la bandierina americana e la faccio vibrare nell'aria!EVVIVA!! Adesso sei ufficialmente sposata con un americano… e pure un americano “studiato” come direbbero da noi al sud! 😉

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  3. Grazie per averci raccontato questa magnifica giornata. Mi è venuta la pelle d'oca per l'emozione. E mi è venuto anche un po' di sconforto perchè dubito che riuscirei a passare l'esame… ma per quello mi fascero' la testa tra cinque anni. Una curiosità se mi posso permettere… ma bimba è già americana perchè è nata li'?

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  4. Che bello. Che emozione. Anche se non credo alle nazioni e tante volte in questo attaccamento a una bandiera c'è molto fanatismo, questa è una storia diversa. “Ognuno ha la sua storia, il suo strappo che l'ha portato via dalla propria nazione, che si tratti di esuli, rifugiati, o solo persone in cerca della propria rivincita”. Bella questa descrizione. Una domanda: ho visto che hai scritto che si rinuncia a qualsiasi altra sovranità. Vuol dire che si perde la cittadinanza d'origine?

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  5. No, non peridamo la cittadinanza italiana, perche' l'Italia riconosce la doppia cittadinanza ma gli USA no…Ve lo dice una che ha appena fatto la cerimonia il 20 maggio. Confermo tutte le emozioni e la bellezza di questo evento. Solo che noi eravamo solo 36 e io ero l'unica italiana…

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  6. Pero' tosti gli americani, 6 mesi in cinque anni! E io che mi lamentavo che in Australia posso stare via dal paese solo un anno durante i 4 di residenza prima della cittadinanza! In ogni caso condivido, e' un bel traguardo e poi dai, in America c'e' Miami che e' la mia citta' preferita che e' dove vivete voi…bello, bravissimi!

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