Sono stata vittima di bullismo (no, prima)

Leggo un bel post sulla pagina facebook di The Queen Father (e niente, era mesi fa, da quanto e’ in bozze ‘sto post) e poi un commento di Mezzatazza ad uno dei miei ultimi post e mi torna in mente un periodo orribile trascorso quando ero tardoadolescente giovane adulta circa ventenne. La cosa in realta’ andava avanti da qualche anno, ora non riesco bene a collocarla nel tempo, comunque diciamo che potevo avere tra i 16 ed i 20 anni.
Sotto casa mia stazionava una nutrita comitiva di nullafacenti cannaroli ragazzi poco piu’ grandi di me, ed occupavano un buon lembo di strada, talvolta giocando a pallone, piu’ spesso parlando daaLazie. Nessuno filava ne’ me mia sorella, tra l’altro le donne erano bandite da ‘sta comitiva, erano regolarmente solo maschi ed eravamo cresciuti insieme, nella stessa strada, ignorandoci reciprocamente. Ma uno di loro aveva deciso che mi odiava. Te sai perche’? Sapevo a malapena come si chiamava, e che eravamo coetanei.

Ogni volta che passavo in strada era un insulto urlato ad alta voce. Altre volte si accontentava di farlo a voce bassa, ma non mancava mai, mai, mai. E’ durata anni, per l’appunto. Non ho idea del perche’ mi avesse presa di mira in quel modo. So solo che dopo poco tempo ho iniziato a star male ogni qual volta dovevo passare di li’, e non avevo scelte, l’uscita dal mio portone quella era. Passavo col cuore stretto ostentando sicurezza, ma dentro morivo. Non volevo dargli la soddisfazione di accelerare il passo ma sono certa che lo facevo. Attraversavo il tratto in apnea con la faccia tirata guardando fisso davanti a me. Ci fossero stati gli smartphone avrei saputo dove guardare. E per un’adolescente come me, sempre stata piena di amici e con discreto appeal sui ragazzi, quegli epiteti erano davvero dolorosi, oltre che inspiegabili. E no, non riuscivo a far finta di niente. Era proprio cattivo, e violento. Non ho la piu’ pallida idea di quanto la cosa si notasse dal di fuori, non ne ho nemmeno mai parlato con mia sorella, tanto mi vergognavo.

Avevo solo il ricordo di un precedente. Molti anni prima, al campetto della chiesa, credo fosse stato lui a far spaventare mia sorella con una miccetta scoppiata davanti agli occhi, lei si volto’ per proteggersi e sbatte’ la testa alla rete di recinzione. Capi’ di essersi ferita perche’ aveva del sangue che le gocciava sulla maglietta e mi chiese, Ho tanto sangue?

La faccia era ricoperta di sangue. Era una maschera rossa. Iniziai ad urlare fortissimo, ero spaventata, avevo forse 8 anni, 10, boh, e lei due di meno. Lei piangeva, io urlavo, arrivo’ gente e poi non ricordo piu’ niente. La medicarono e venne fuori un piccolo, minuscolo, insignificante buchino in fronte, ma che a causa della pelle cosi’ sottile e tirata aveva fiottato sangue a litri. Non mi scordero’ mai la faccia impaurita di mia sorella e completamente rossa di sangue. Uno shock.

‘Sto qua forse mi ha odiata da quel giorno. Ricordo pero’ perfettamente che era anche un bambino difficile, a scuola lo conoscevano tutti. Ricordo sua madre, che non ho mai visto sorridere, strattonarlo per strada perche’ lui si metteva a urlare, o cercava di picchiarla. Probabilmente oggi lo avrebbero diagnosticato Adhd o borderline, negli anni ’80 era un bambino vivace e cattivo.

Non voglio parlare di bullismo, e’ un discorso enorme. Voglio solo dire che ricordo come mi sentivo, ricordo che ero avvilita, spaventata, e che in quell’occasione ho fatto pippa, come diciamo a Roma. Ho sperato che G. la smettesse, ho sperato che ignorandolo si sarebbe stufato, e invece e’ durata qualche anno. Ma comunque ero gia’ grande, comunque ho un carattere forte, e comunque sono riuscita a non mettere in discussione me stessa in base a quello che lui vedeva di me.

E non l’ho fatto nemmeno la seconda volta che e’ successo, pochi mesi fa, con la famosa escalation di settimane di silenzio e ignoramento culminata in Ma tanto non sei mai stata determinante (carisssssssssssime, lo so che state leggendo, vediamo che riuscite a inventarvi stavolta). A quarant’anni non fai piu’ pippa, a quarant’anni hai modi per difenderti. A quattro, a quattordici, a volte a ventiquattro, non sei strutturato per farlo.

A voi e’ mai capitato qualcosa del genere, da bambini o adolescenti? Qualcosa che vi toglieva il respiro o il sonno?


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55 commenti

  1. Non lo so, ci devo pensare, io ero temuta, picchiavo anche i maschi e prima di prendermi in giro ci pensavano.
    Ricordo però una volta, alle medie, in cui un gruppo di ragazzi mi affrontò di petto perché sostenevano avessi fatto la spia. Una coppia si trovava nella stanza della caldaia dietro la palestra, lo sapevamo in molti, qualcuno lo disse alla preside e diedero la colpa a me. Non ero stata io e il fatto che l’abbiano pensato mi ha ferito. Non ho pianto anche se avevo paura del gruppo e ho reagito con aggressività come ero solita fare. Non ho mai scoperto chi è stato ad incolparmi.
    Certo che deve essere stara dura per te, la cosa si è protratta a lungo. Che brutto.

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  2. Ma sai mi pare che mi abbiano sempre un po’ tutti presa in giro perché ero (sono) bassa, spesso la più bassa di ogni gruppo, o certo tra le più basse, ricordo per esempio i berretti afferrati dalla mia testa al volo da qualche cretino, e una volta mio papà sbucato da non so dove, io ero su 10 anni forse meno, che lo blocca, e io felicissima! Non ricordo una violenza come quella verso tua sorella, ma qualcosa di diluito nel tempo e molto molto fastidioso, dai soliti 3 4 pirla che ci sono in ogni scuola, tipo S. Firmino segni di pennarello ovunque su di me.

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  3. Ho provato angoscia nell’immaginarti in quei momenti in cui sapevi di dover passare quella frontiera.
    Mi è capitato una volta alle medie di provare quella paura. Il classico irrequieto attaccabrighe capobranco di turno decide quel giorno di accorgersi di me, si avvicina e mi sussurra all’orecchio che mi avrebbe aspettata fuori scuola per picchiarmi. Non lo ha mai fatto. Col senno di poi credo che nelle due ore intercorse tra la sua dichiarazione e l’uscita si fosse dimenticato della mia esistenza ma io ho vissuto nel terrore per tutto il tempo e ho passato i primi 500mt di strada a guardarmi le spalle pensando che da lì a poco mi avrebbe aggredita. Non ho mai dimenticato l’episodio e sono terrorizzata all’idea che in futuro qualcosa del genere possa succedere ai ragazzi.

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  4. Ricordami che un giorno devo raccontarti anche questa. Morivo di paura a 13 anni. Fino ai 16, ho detto tutto. Ne verrebbe fuori un papiro.

    Ricordo però un episodio che pensa un po’ ancora oggi mi fa incaxxare :p avrò avuto 8/9 anni o forse meno e poichè abitavo in periferia ero solita andare alla scuola elementare (si chiamava così negli anni 90, no?) col pulmino comunale. C’era sto bambino “vivace e cattivo” che prendeva di mira me e tutte le altre bambine (a parole, ogni santo giorno!) fino a quando un giorno non ci minacciò dicendo che l’indomani dovevamo portargli ognuna un giocattolo. Tornai a casa terrorizzata, salutai le amiche che vivano nel mio stesso condominio e mi iniziai a prepare psicologicamente. Privarmi di un giocattolo perché “so io che vi faccio”. La mattina dopo gli consegno il giocattolo (tu pensa che ricordo per filo e per segno la scena, i colori, tutto!) e tiro un sospiro di sollievo. La cosa che mi ha fatto più male sai quale è stata? Che le mie “amiche” avevano architettato un piano (se a 8anni così si può chiamare) che consisteva nel sedersi non più con me in seconda fila (il bullo sedeva sempre in prima tanto che si girava e con sguardo da duro ci minacciava :p) ma di relegarsi in fondo così da evitarlo. Un gesto così banale che ha fatto sì che lui le evitasse e che fossi io la stupida ad immolarsi. Queste non mi avevano mica detto nulla!? Maledette. Inoltre penso a come sia possibile che non mi sia venuto in mente di cambiare posto da subito…forse la certezza che non sarebbe cambiato nulla? Ricordo che rimasi scioccata da tanta genialità (haha) sinonimo del fatto che a me non mi aveva manco sfiorata st’idea .

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  5. Accidenti che brutta sensazione quella della paura, immagino il panico ogni volta che dovevi passare da li, brutta storia.
    A me e’ capitato un episodio di bullismo quando ero alle elementari, pensa che me lo ricordo come fosse ieri: una bambina di quinta elementare mentre aspettavamo l’apertura del portone per tornare a casa nel giardino della scuola gestita da suore, mi disse che “se lo rifacevo mi avrebbe infilato la testa nel cesso”.
    Ci credi che ionon mi ricordo assolutamente cosa non dovevo rifare ma mi ricordo lo schock di questa frase. Avro’ avuto tipo 7 anni e lei 10 e questa frase mi terrorizzo’ ! Io poi non ero abituata a queste cose perche’ sono figlia unica, niente lotte fisiche con i fratelli, niente litigate storiche con una sorella, solo io e all’improvviso questa tipa che mi ricordo ancora bene il nome e la faccia!
    L’ho rincontrata quando ero a fine liceo e sara’ un caso ma usciva con una ragazza che era in classe con me e che era altrettanto aggressiva.
    Ci sono stati altri episodi di bullismo da parte di maschi, come del resto credo tutte noi abbiamo avuto, dal maniaco esibizionista al tipo che ti urla dietro e che ti minaccia di pestarti appena ti rincontra ma nessuno mi ha sconvolto quanto questa tipa alle elementari.
    Io poi ero la meta’ di lei e questa e’ una tipa tosta quindi capirai che gusto aprendersela con una bambina piu’ piccola ma immagino sia questo il punto del bullismo, esiste la’ dove non c’e’ la capacita’ di difesa.

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      • Fini’ che ero terrorizzata di incontrarla nei corridoi e fui molto sollevata quando lei termino’ le elementari e se ne ando’ perche’ menomale era gia’ in quinta cosi il mio piccolo incubo personale non duro’ troppo a lungo. In realta’ dopo quella volta, che io mi ricordi non ci sono stati altri episodi simili o li ho rimossi! Per qualche strano motivo ce l’aveva con me. Lei e’ stata un caso eclatante per me ma se ci penso mi vengono in mente altri piccoli episodi un po’ tristi e di cattiveria vissuti da piccola ma credo li abbiamo tutte, il primo pero’ e difficile da dimenticare!

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  6. E niente! Il mondo è sempre stato pieno di bulli. Ora se ne parla di più perché questi maledetti possono agire su più fronti, il web soprattutto, portando conseguenze spesso drammatiche e irreparabili.
    Quelli che ai miei tempi erano bulli, oggi sono quasi tutti dei falliti, e lo erano già anche allora, per questo non mi sono mai lasciata toccare più di tanto dalle loro insulse parole. Sto provando a trasmettere questo concetto alle mie bambine e spero che mi raccontino sempre i loro disagi in modo da poter intervenire nelle situazioni che superano il limite

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  7. Non saprei dove cominciare 😦
    Tanti episodi poco simpatici, perché per tanti motivi ero diversa dal gruppo, volevo farne parte ma non riuscivo ad uniformarmi (che contraddizione, vero!).
    La liberazione dalla nomea di “sfigata”, dalle prese in giro, dalle esclusioni, dalle frecciatine, dalle botte è arrivata alla scuola superiore. L’ho frequentata in un altro paese più grande, c’era gente che veniva da diversi luoghi e lì veramente mi sono sentita accettata per quello che ero e ho fatto delle belle amicizie.

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  8. A 16 anni ho cercato di suicidarmi per le vessazioni continue a cui mi sottoponevano i miei compagni di classe. L’odio che avevano per me era tangibile, eppure fuori dalla classe avevo tanti amici.
    Non mi perdonavano che nonostante avessi un handicap sensoriale fossi la prima della classe, in un liceo difficile come quello scientifico.
    Mi picchiavano in bagno, mi rubavano libri e quaderni per poi buttarli via o nasconderli dopo aver copiato i compiti, erano insulti quotidiani e emarginazione. I professori se ne fregavano, il preside pure. Ai tempi, metà anni 90, il bullismo era liquidato come ragazzate
    Per fortuna oggi c’è una legge e c’è più sensibilità anche da parte delle istituzioni

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  9. Guarda, forse anche io fossi stata presa di mira da un gruppo stazionante davanti a casa, avrei accusato il colpo, ma non ne sono sicura.
    Complice una famiglia con problemi molto grandi – tutt’ora irrisolti – ho sempre visto il resto all’esterno come irrisorio.
    Ho incontrato una psicologa stupita di come tendessi a minimizzare tutto, per me è normale.

    Sotto casa mia c’era un bar dove si trovavano gruppi di idioti è qualcosa lo dissero anche a me, nel tempo, ma non mi faceva né caldo né freddo.

    Forse è stato anche “merito” del mio disturbo da serotonina (poi recentemente risolto) che il mondo esterno mi ha sempre scalfito poco.
    Me lo dicono spesso: “sembri fatta di amianto, soprattutto quando ti arrabbi”.
    Perché a me importa molto, molto poco di quasi tutto, penso che la personalità cambi dopo anni di una depressione che di quella personalità era comunque figlia.

    Ma mi irrita profondamente chi colpisce gli altri: la maggior parte delle – poche – litigate della mia vita le ho fare per questa ragione e per esperienza riflessa ho visto che scottarsi con qualcuno che sa essere cattivo lascia le ossa parecchio rotte.

    Forse, se avessi avuto una qualche soddisfazione dall’affermare in modo arrogante una sorta di supremazia, io sarei stata una bulla.
    Forse sarei stata una bulla molto brava, ma ho sempre avuto altro a cui pensare.
    Bello comunque l’argomento, mi fa così strano il pensiero di subire da gente che per te non ha importanza.
    Cioè: capirei se mi picchiassero, mi incatenassero, mi derubassero, ma a parole mi sento in grado di pareggiare chiunque e di schiacciare molti, al bisogno.

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  10. Io non ho mai subito atti di bullismo, immagino sia stata una questione di fortuna.
    Ma per mio figlio è diverso, lui sta lentamente rinunciando a tutto pur di non ritrovarsi con i suoi compagni in situazioni che non siano strettamente le lezioni. Stasera incontrerò la maestra ma cosa posso dirle di nuovo? Pare che siano una classe così carina, dove tutti si vogliono tanto bene e tutti i bambini dei veri tesori … poi però le dinamiche di gruppo vogliono che ci siano dei leader e che almeno un paio di questi (belli, sportivi, simpatici e … stronzi) abbiano deciso che è molto bello dare frecciatine a questo bambino silenzioso, che non reagisce e va sempre troppo bene a scuola.
    Lui è il “palo”, l’”immobile”, quello che nessuno sceglie nella propria squadra. Certo la sua estrema sensibilità gli fa vivere tutto in modo amplificato, anche le prese in gro più sciocche vanno a centro e lo rendono ancora più isolato. Se riuscisse a difendersi in qualche modo e a non portare tutta la sua rabbia a casa, la cosa avrebbe contorni meno netti … ma nessuno sembra accorgersi di nulla e lui resta l’unico ad avere oggettivi problemi di socializzazione … quindi, in fondo, la responsabilità è sua/nostra.
    Sono giorni difficili, provo un grande senso di impotenza, scusa lo sfogo.

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    • Povero piccolo, mi ricordo i compagni a scuola con quel tipo di personalità.
      Se ti può consolare, negli anni, hanno tutti trovato la loro dimensione, soprattutto alle medie.
      Molti ricevevano equilibrio da attività extra scolastiche che davano loro soddisfazione (musica, sport etc), poi generalmente dalle superiori le cose migliorano.
      Come dico a tutti (perché sono un po’ fanatica) mandalo a rugby!
      Consigli campanilisti a parte, è un po’ una legge della giungla che fortifica, quella dell’imparare a mediare tra la propria personalità e il mondo esterno, ma uscendone è vero che si è rafforzati, anche se immagino che da genitore sia molto dura.
      L’autoironia – non minimizzazione – forse può aiutare, magari puoi provare a mostrargliela 🙂

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    • Mi dispiace tanto. Certo assistere da madre deve essere terribile, ci si sente impotenti. Rimescolare le classi gli farà bene comunque, e comunque lui sta iniziando a crescere. Certo la dimensione sociale è sempre stata un problema per Alex 😦

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  11. Ciao Tiziana! I tuoi racconti di ragazza mi hanno fatto venire la pelle d’oca, perche’ anche io ho vissuto cose del genere. Le prese in giro continue da bambina sempre dagli stessi bambini ed il “passarci sopra” dei genitori che si nascondevano dietro al “e vabbe’ tu sei permalosa e loro vogliono solo scherzare”. Non e’ cosi’, non lo e’ mai stato ed e’ giusto raccontarlo.
    Qualche settimana fa ho raccontato cosa e’ successo a mio figli di 8 anni, quasi niente in confronto a quello che successe a me, ma il campanello d’allarme e’ suonato subito e la scuola inglese che frequentava in questo e’ stata molto attenta e vigile. PErche’ qui in Inghilterra di bullismo se ne parla, seriamente. Ho avuto commenti di amiche italiane che mi hanno detto “e vabbe’, ma pure tu lo sapevi che in Inghilterra c’e’ bullismo!”, no ma perche’ in Italia non c’e’? Non credo cambi molto da paese a paese, forse ne cambia la percezione, cambia il quanto e come se ne parla!
    Qui il link al mio post. http://www.mammafarandaway.com/2015/04/la-linea-sottile-tra-gioco-e-bullismo.html
    Ciao. Fabiana

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      • Grazie Fabiana, ho letto attentamente la storia, e purtroppo in Italia siamo ben lontani anche solo dal capire le situazioni, scolastiche e non. Mio figlio quest’anno è entrato in 1a e ci sono bambini che sono abbastanza turbolenti e disturbano il lavoro suo e degli altri, purtroppo, le maestre non sono capaci di capire e affrontare la situazione, e io mi ritrovo con un bimbo che è ‘lamentoso’ per la maestra, e ci sono le mamme di questi bimbi turbolenti che cadono dal pero e non si fidano delle maestre e hanno addirittura bisogno di un video per vedere che i loro figli si comportano male a scuola. Episodio di pochi giorni fa, gli ho tagliato i capelli e mi ha detto che lo hanno preso in giro per questo, io come mamma posso lavorare su di lui ma se non c’è un lavoro congiunto con le maestre non è molto bello

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  12. Io avevo 16 anni, andavo in vacanza sempre nello stesso paesello ed ho conosciuto un ragazzino di lì. Lui mi ha introdotta nella sua compagnia “estiva”, composta da una ventina di ragazzini/e di milano che come me avevano casa delle vacanze lì. Dopo un primo giorno tranquillo, mi accorgo che dal secondo le persone mi trattano con freddezza se non con aperta ostilità, fino al coinvolgermi nel ruolo di “vittima” negli scherzoni di ferragosto (rimediando per altro due calcioni nelle palle ben assestati, ma comunque erano venti contro uno). Incapace di capire cosa stesse succedendo ne parlai con mia madre, che con la consueta calma e dolcezza mi disse, testuale: certo che si comportano male, tu sei una persona arrogante e molto antipatica! (sic)
    Siccome la casa lì ce l’avevamo tutti e ogni anno si tornava, e siccome c’erano due dicasi due locali di ritrovo in croce ed in uno iniziai a lavoricchiare più per passare il tempo che altro, negli anni continuai a vedere queste persone, a farci quattro parole, e piano piano una decina di loro (dieci non sono mica pochi!) mi confessò di avermi mal giudicata a causa di una tizia che aveva riferito dei miei presunti commenti molto cattivi sulla più giovane del loro gruppone, che loro avevano deciso di vendicare.
    Nota bene: io non solo non conoscevo PER NIENTE la tizia che aveva messo in giro ‘sta voce, ma neanche quella di cui in teoria avrei sparlato (ero a malapena in grado di associare un volto al nome), ed ovviamente mai mi sarei sognata di darle della zoccola.
    Mai, mai, mai capito perché questa qui si fosse inventata la storia. Ma giuro, mai. Impossibile da capire.

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  13. Ricordo cretini e cretine varie che prendevano in giro, io me ne sbattevo, mia sorella un po’ meno 😦 ricordo ste deficienti alle superiori che ce l’avevano con me perché studiavo e lo psicologo in classe per una scemenza scritta da me su un diario di una mia amica, dal giorno hanno smesso di ridere o di fare le cretine quando rispondevo alle domande. Una cosa comunque che mi ha sempre sostenuto è mio padre, e mia madre, che mi dicevano ‘ignorale, pensa che siano come la cacca per strada, che fai? La eviti no?, ti fa schifo’, il fatto è che ho sempre parlato con loro delle scaramucce e sempre avuto il loro affetto e la loro spalla, ah e poi avevo un fratello più grande 😉

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  14. ricordo che avevo otto anni e due ragazzini piu’ grandi di me di due anni mi seguivano quasi ovunque. Mi seguivano e dicevano il mio nome. Non facevano nulla di piu’ di questo, a parte quando citofonarono a casa e trovarono mio padre. La cosa duro’ qualche settimana. Io ne parlai con i miei genitori dall’inizio, loro ne parlarono con le catechiste della parrocchia, la cosa era nata li’, e questo forse mi salvo’ perche’ trovai tanta solidarieta’, tanti amici. NOn ebbi mai paura in realta’, perche’ ebbi vicino un bel numero di persone e non mi sentivo sola.

    Alle elementari, in terza, arrivo’ una compagna di classe nuova, la presero di mira tutte le altre, noi due diventammo amiche. La volevano picchiare, spaventare. Io, che ero alta la meta’ delle altre, mi sentivo coraggiosissima ed ero una specie di guardia del corpo di questa mia nuova compagna di classe. Alla fine divenne una di noi.

    Non credo che nessuno di questi due episodi sia paragonabile al tuo, ma mi sono comunque venuti in mente.

    (Nella mia testa ho sempre pensato che essere piccole puo’ rivelarsi uno svantaggio perche’ attiri di piu’ certa gente, sembri piu’ fragile, piu’ vulnerabile ).

    (Queste carissssime che ancora continuano a parlare di te, ma non ce l’hanno una vita?)

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    • :DD se e’ per questo mi hanno detto di persone che scrivono a me cose tipo Ah ma che stronze!, e poi vanno da loro e scrivono Ah ma che stronza! Secondo te quelle ce l’hanno ‘na vita?
      Comunque non avevo paura, mi sentivo impotente, che è per certe cose peggio.

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  15. Per fortuna non ho mai vissuto esperienze di questo tipo, però ricordo che alle medie, tipo in terza, i ragazzi chiamavano un nostro compagno contadino e facevano spesso battute a “tema” su di lui. Non ho mai capito il perché di quel soprannome, né pensai che la cosa, per quanto a lungo andare antipatica, potesse turbarlo più di tanto, finché un giorno la madre di questo ragazzo piombò in classe e fece una piazzata a tutti noi. Era inviperita, ma soprattutto, e questo mi colpì e mi fece capire quanto doveva aver sofferto il nostro compagno, era addolorata.
    Mi chiedo se avesse interessato del problema le insegnanti e con quale risultato.
    Per quanto riguarda il tuo persecutore, hai mai pensato che in qualche modo contorto, assurdo e perverso cercasse di richiamare la tua attenzione? Un po’ come la storia della volpe e dell’uva. Cioè, pensando che comunque l’avresti ignorato, credeva che quello fosse l’unico modo per approcciarti.

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  16. Quella antica, una storiaccia!!!!
    Quella nuova non ce l’ho ben ben presente, se non per quello che hai scritto tu su queste pagine, però ecco mi arrischio a dire che credo totalmente nella tua buonafede, ma che, chissà, dall’altro lato la bulla forse forse sei parsa tu. Non può essere?

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  17. Ciao, ti leggo, silenziosa, ti ammiro per la tua scelta, ma questa volta l’argomento tocca, eccome se tocca! I tre anni delle medie sono stati un inferno. Prese in giro continue, ero il bersaglio preferito perché i miei non mi hanno mai comprato nulla di marca, o almeno questo è quello che pensavo, pensavo che la mia diversità rispetto al gruppo fosse legata alla mia mancanza di jeans (per mia madre un capo scomodo, perché comprarmene?) e felpe firmate. Quest’anno, pur spaventata, ho deciso di andare alla rimpatriata con la classe, che le mie compagne cercavano di organizzare da un po’. E’stato favoloso mancava il piccolo bastardo che era l’anima cattiva della classe (e mi dicono che anche se quest’anno compiamo quarant’anni e’ rimasto identico), ho scoperto degli uomini fantastici, padri di famiglia innamorati dei loro figli, lavoratori appassionati, uomini e donne realizzati. Nel tempo ho capito di essere sempre stata non omologa, portatrice di pensiero originale e non identico a nessuno. Al liceo sono rifiorita, ma in quegli anni andavo a prendere l’autobus alla fermata successiva ed arrivavo a casa con la corsa dopo quella dei miei tormentatori per stare un po’ i pace.

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