La sciamana

“Tu interpreti i sogni?” mi chiede il prof. Uuuuuuuuh ecco la sciamana eh.

“Eh, dico, è sempre un po’ difficile  farlo con chi non si conosce molto bene, altrimenti è veramente come sparare a vuoto” provo a spiegare mentre faccio per sgattaiolare via. Se ci pensate è come chiedere ad un medico di guardarvi negli occhi per diagnosticare l’origine del vostro dolore alla spalla. Lui insiste un po’, poi arriva un’altra prof che ci vede e scoppia a ridere: “Bravo, ecco, raccontalo a Lucy così ti togli il dubbio!” Capisco che lui muore dalla voglia di capirci qualcosa, così mi presto, malvolentieri.

“Ero a scuola come alunno e lei – indica la prof – era la mia professoressa. Mi interrogava ma io non sapevo rispondere, ma non mi preoccupavo tanto del brutto voto, quanto della figuraccia che avrei fatto se per caso i ragazzi fossero venuti a conoscenza delle mie lacune. Ma che vuol dire?” Sorrido e dico: “Beh sì è un sogno tenero in effetti!” Spero di cavarmela così.

E la prof: “Che vuol dire, che ha bisogno di tenerezza?” Lui mi guarda, sempre più ansioso di una risposta. “Nnnnnnnno – dico – è un sogno che sembra sottolineare il timore che ciascuno di noi ha di essere fragile e giudicato da un punto di vista professionale, di poter fallire”. Sgrana gli occhi: “Ma può riguardare anche situazioni non professionali?” “Beh sì, ma come ti spiegavo prima, non conoscendoci non è che… però sì…”

Grazie! Mi hai davvero dato qualcosa su cui riflettere, perché ci sono un paio di situazioni che… grazie, eh!”

Ragazzi che fatica. Che poi per una stronzata detta così sul cancello di scuola ti giochi la credibilità di sei anni. Vabbè va, meglio che parto.


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