I moralisti – Dentino avvelenato #10

No ma che problema avete con il progresso? Non e’ possibile leggere nel 2012 post come quello pubblicato  dal Corriere, nella sezione piu’ retrograda e scovapolemiche che si puo’ chiamata La 27a ora. Una che scrive che ha una passione sfrenata per il catalogo Ikea, che le da’ pace, pero’ poi puntualizza, dovesse rilassarsi troppo:

In realtà io detesto andare all’Ikea – quelle poche volte che è capitato ne sono uscita col capello dritto -, non sopporto la polpetta svedese e  tendenzialmente non ho grande simpatia per le multinazionali. Ma di fronte al catalogo abbasso le difese.

Oh certo, attenta a non perdere la bussola della tua integrita’ morale. Combattiamo il nemico, la multinazionale, la pecunia, lo sfruttamento massivo, non lo so di preciso, perche’ a me quelle cazzate proprio non mi vengono in testa. A me le nevrosi, alimentari o di altra natura, piace tenerle lontane. E non e’ che non posso definirmi di sinistra perche’ vado a mangiare da Mc Donald’s. Cioe’, secondo te si’, secondo me no. Ah ma Steve Jobs e’ un illuminato e l’iPhone lo compri mica perche’ e’ uno status symbol, no, e’ perche’ hai tutto in un telefono, vero?, e metti le foto su Instagram. E poi fa tanto radical chic e non impegna, come twitter anziche’ facebook. Marchionne invece e’ un imperialista da combattere perche’ dopo aver sfruttato l’Italia se ne va in America. Ma quante ve ne fanno bere ogni giorno, che ripetete a pappagallo?? Di tutti i miei amici che dicono e scrivono ‘ste cazzate c’e’ n’e’ solo uno che apprezzo, coerente fino in fondo, che e’ emigrato per lavorare (ebbene si’, non abbiamo piu’ le valigie di cartone ma una laurea in tasca e ce ne andiamo per avere possibilita’ che in Italia, per chi vuole vivere di cultura o creativita’, sono precluse), e vive in Canada perche’ degli Americani non vuole sentire parlare. Gli altri, solo idiozie e frasi fatte. Pure chi vive qua e sputa nel piatto in cui mangia.

Giustamente un lettore scrive all’autrice nei commenti:

Infatti come la maggior parte delle mie amiche conferma di parlare male di multinazionali e globalizzazione, poi però si siede, apre l’iPad, lo estrae dalla borsetta LV, lì di fianco al Kindle…, e scrive allegramente dell’IKEA, mentre magari sorseggia un cosmo. Prenda una volta carta e matita, si disegni qualcosa, si rechi in provincia o in periferia da un falegname e si faccia fare quel che ha disegnato, vedrà che alla fine sarà molto più soddisfatta. Tenga anche presente che a furia di comprare solo IKEA, il falegname in questione oramai non è più troppo caro e nemmeno la farà aspettare molto, dato nemmeno lui attualmente sa che pesci pigliare.

Una volta ho commentato un post di qualcuno di voi che su fb sbraitava contro l’apertura di Ikea, o un centro commerciale, ora non ricordo, dietro casa, nel nord est. Chiedo: ma non sei felice che invece portera’ posti di lavoro?
Voglio dire, a PortA (non portE) di Roma, che era la mia seconda casa, ci sono duecento negozi, e Ikea, e Decathlon, e Leroy Merlin, e un cinema e una palestra, e ognuno ha bisogno di una commessa, uno che pulisce, cassiere al supermercato, magazzinieri… No. E’ il male assoluto. E’ lo sfruttamento padronale perche’ non abbiamo piu’ sere, sabati e domeniche.

Cioe’, io, psicologa a contratto con partita iva senza ferie senza malattia senza permessi, lavor(av)o ogni giorno dalle 8 alle 18, piu’ o meno eh, girando tutta Roma sul raccordo anulare, e se sono a scuola per incontrare i genitori devo aspettare le 16 che tu finisca il tuo turno al ministero e ci metti un’ora a tornare per venire a parlare con me di tuo figlio. O mi chiedi una psicoterapia, ma dalle 19 alle 20 perche’ sei un pendolare. O dalle 7 alle 8, o dalle 13 alle 14, perche’ ovviamente tu lavori, e a me va bene perche’ grazie a te lavoro io. Ma io quando la faccio la spesa? Quando ci vado alla posta? (Per chi non lo sapesse, a Porta di Roma l’ufficio postale e’ aperto fino alle 19, e il fatto che si trovi sul Raccordo facilita le cose. Provate ad infilarvi in una qualsiasi strada romana ad una corsia per tornare a casa e fare la spesa al bottegaiuccio di quartiere che alle 19 ha gia’ tirato giu’ la serranda. O ha finito il pane. Tu abiti a Raperonzolo e lavori a Ciurmasco? Buon per te. A Roma le cose sono un pochino diverse, volendoci anche un’ora da un quartiere all’altro). Quando ci vado dal parrucchiere? Quando vado a comprare il regalo per tuo figlio che fa la festa sabato pomeriggio? Io, bellina, ci vado il fine settimana, o la sera alle 20. E benedetto sia il mall che mi sta aperto fino alle 22, e tu devi essere contenta, commessa oppressa e sfruttata dal cattivone che ti ha assunta, sto scemo, perche’ il tuo stipendio te lo pago anche io che grazie al tuo datore di lavoro posso venire a comprare, che so, la bistecca (ovvove!!) e una boccia di vino alle 20.30 di un mercoledi’ dopo aver fatto il rogito dal notaio.

E vi dico che in casi estremi, siccome la purissima citta’delvaticano – che e’ uno Stato confessionale in una Regione laica di uno Stato laico ma legifera anche per gli altri e i baciapile accettano – ha deciso che le domeniche del periodo di Quaresima, da dopo natale a dopo pasqua, i centri commerciali di Roma sono chiusi, io me ne vado a Fiumicino, dove invece sono aperti e faccio le mie compere. Perche’ al mondo, mamme che dovete stare a casa con le vostre famiglie e invece vi fanno lavorare e non potete godervi figli e mariti, non ci siete solo voi. Io vi aspetto, il sabato alle 11 allo studio di Montemario, dove mi appoggio oltre al mio studio e alle 4 scuole, perche’ durante la settimana lavorate e potete venire solo il sabato e arrivate pure tardi e vi lamentate pure che non potete partire per il weekend. Non ci siete solo voi. Ci siamo anche noi sfigati liberi professionisti, pendolari, single per scelta o di ritorno perche’ i fidanzati sono in America, che non sanno che caz fare la domenica pomeriggio e si sentono sole e guarda un po’, decidono di andare a fare un giro per negozi per comprare l’ennesimo paio di scarpe salva salute mentale che finiranno nell’armadio messe un paio di volte, ma avendole pagate 40 euro (si’ non mi piace spendere tanto) contribuiscono al tuo stipendio. Perche’ se io e altre ventimila romani non uscissimo per negozi la domenica pomeriggio a chiederti quel paio di scarpe da quaranta pulciosi euro e tu me le porti sbuffando, il tuo datore di lavoro ti licenzierebbe perche’ non ha bisogno di te per una cosa che puo’ fare lui da solo con due clienti scarsi nel negozio. Aaaah i soldi ti servono. Anche a me sai. E’ per questo che io lavoro mediamente dalle 8 alle 18 tutti i giorni e faccio shopping la domenica o il mercoledi’ sera dopo le 20.30. Dovresti essere contenta, come lo sono io che mi vieni in terapia dalle 13 alle 14 del martedi’ e io mi scapicollo da scuola a studio e non posso comprare il pane ma so che un’ora dopo avro’ i soldi per farlo, grazie a te, ma lo mangero’ la sera, perche’ spesso non ho nemmeno il tempo per pranzare.

Tornando a quella di fb, cosa mi ha risposto? No perche’ i falegnami della zona chiudono.
Ma tu lo sai che Ikea ha scelto la manifattura italiana al posto di quella cinese o serba o polacca? Ma tu lo sai che la globalizzazione associata alla parola crisi a volte porta anche delle migliorie, nel nostro paese? Vuol dire che in un paese economicamente messo male pagare i fornitori, o i lavoratori, costa meno al capitalista divoratore che in uno dall’economia florida. E questo non significa sfruttamento del lavoratore, bellina: significa appalti, commesse, soldi e quindi stipendi per i dipendenti. Ma no, noi ci limitiamo a criticare e a bloccare ideologicamente, mica pensiamo, il padrone e’ cattivo e va contrastato. Ma tu la conosci la storia del signor Ford, quello delle auto? Lui diceva (1930 o giu’ di li’) che il prezzo delle sue auto avrebbe dovuto essere accessibile alle tasche dei suoi operai. Ma non voleva dire che lui aveva il cuore d’oro e che amava i suoi dipendenti piu’ dei suoi soldi. Vuol dire che aveva perfettamente capito come l’economia, la sua economia, potesse girare. E infatti ‘ndo sta la Ford? E ‘ndo sta la Fiat? Esatto, a Detroit. Risposta esatta. E mo’ se ne va pure la Barilla, tranquilli. Ah ma voi i giornali non li leggete, no, perche’ la politica (che chissa’ cos’e’, se non la societa’) vi fa schifo, e sui giornali infatti non si trova altro, vero? Meglio leggere il Capitale, o la Granma, sono molto piu’ avanti.
Come hanno scritto bene su Il Fatto Quotidiano Antonio Nicita

Negli slogan politici torna la vecchia contrapposizione tra Stato e Mercato che ha caratterizzato il Novecento. L’avevamo superata fiduciosi, alla fine del secolo, all’inizio degli anni novanta, quando il ‘second wave neoliberalism’ […] sembrava poter coniugare Stato e Mercato, con un intervento pubblico che da proprietario-gestore si trasformava in controllore-regolatore dei mercati. Con il lavoratore che era ‘anche’ consumatore-cittadino e che con la ‘libera scelta’ nei consumi e nel lavoro che orientava le decisioni delle imprese. Quel modello post-ideologico non ha retto al fenomeno che intendeva governare, ovvero alla globalizzazione dei mercati. Bisogna capire il perché. Cosa salvare e cosa eliminare. 

Sandro Trento:

Cosa dice la sinistra sulla globalizzazione? I movimenti radicali la rifiutano, ma in questo riprendono spesso parole d’ordine della destra estrema di inizio novecento, tornano termini come plutocrazia, oligarchie finanziarie, mercatismo. Cosa dice la sinistra davanti alla crescita impetuosa della Cina, dell’India, del Brasile? Che vanno ripristinati i dazi e le tariffe? Che si devono proteggere le industrie europee? O è a favore del commercio, dell’apertura, dello scambio? Ha la sinistra una sua analisi del disagio giovanile, della marginalizzazione dei giovani? Ha delle proposte per evitare le fiammate di violenza negli stadi, o nelle periferie francesi o inglesi? E sul ruolo dell’Europa nel mondo? E sul riscaldamento climatico e sul disastro ambientale? E sulla scuola?

Perche’ e’ facile puntare il ditino ed essere contro. Ma avete proposte?
E di cosa avete paura? Qual e’ il contagio che vi preoccupa, se entrate da Ikea, o da Mc Donald’s, o da Decathlon? Perche’ posso capire chi dice La qualita’ e’ bassa. E certo, che ti aspetti da un tavolino che paghi 6 euro scarsi? E poi vanno dal negozio figo sull’Aurelia per spenderne cento Ma noooo mica la fanno in Cina quella roba li’, noi salviamo l’economia locale.

Ma la crociata contro il capitalismo mi fa solo ridere. Perche’ allora le banche, e le scarpe, e la pasta, come fate? Dove vivete? Ah gia’, vale solo per le cose che fanno gli altri, non per il vostro iPhone ne’ per le vostre case col mutuo ne’ per le vostre Lotto al posto delle Adidas che sfrutta i bambini cinesi. Per citare il divertente post di Verbasequentur

Sono stufa di te, e di te, ed anche di te, col vostro cazzo di ditino puntato sempre contro gli altri, che sono normali, banali, che si permettono le loro vite da criceto sulla ruota, che mangiano la bistecca – ORRORE – che non ascoltano indie-afro-jazz-sperimentale ma gli piacciono i Ricchi&Poveri – DISGRAZIA!!- che rimangono nel loro paese invece di migrare in papuasia a coltivare barbabietole transgeniche, però in America NO – l’america è l’impero del Male! – vale solo se ti trasferisci in qualche luogo sperduto del terzo mondo a sentirti più pioniere degli altri, facendo il figo in una reggia che costa quanto un garage in italia e con la casa piena di indigeni che ti fanno pure il bidè.

Perche’ il punto e’ proprio questo. A me sembrate come quelli che hanno il terrore dei germi e disinfettano tutto per paura di essere assaliti. Ve lo confesso: non e’ lavando bene bene bene fuori che vi sentirete meno sporchi dentro. In certi casi tocca fa’ pulizia nell’anima.


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66 commenti

  1. Concordo su tutta la linea, Cherry. Sai quante volte anche io ho detto Non lo leggero' mai piu'? Poi ci ricasco ogni volta. Spesso mi divertono piu' i commenti che gli articoli, un po' come sul Fatto 😀

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  2. Sono assolutamente d'accordo con te. I centri commerciali danno lavoro più della sopravvivenza delle piccole botteghe. A volte dispiace perdere qualcosa legato al passato, ma guardare al progresso è sempre meglio. Ford non si sbagliava.A proposito della Barilla, mi hai fatto venire in mente che tornando in Turchia ho notato che sui pacchi di pasta c'era la doppia dicitura in italiano e in turco, cosa che non avevo mai notato prima. Inoltre il prezzo si è dimezzato. Cge abbiano aperto una fabbrica della Barilla in Turchia? Devo fare ricerche.

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  3. Sai che ho letto dei commenti assurdi su un quotidiano nazionale, del tipo che qui la pasta non la mangia nessuno e che la svendono a due cents… Nulla di piu' falso. Qui la pasta la mangiano tantissimo, e col cambio costa quanto in Italia. E' diverso solo il formato, le penne o i rigatoni o i fusilli sono piu' piccoli di quelli che usiamo noi. In Turchia sono uguali?

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  4. Brava brava brava!!!!Tu e tutti i commentatori avete elencato i motivi per cui penso all'espatrio come soluzione.E lo dico come madre, architetto, libera professionista, romana, moglie di un assistente di volo Alitalia, e pure frequentatrice di PortA di Roma.

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  5. Ero bambina quando i lavoratori lottavano per i loro diritti (che poi sarebbero diventati i nostri) a suon di pane e cipolla. Il mondo e la politica del lavoro li ho sperimentati col tempo non più da spettatrice; nel mio piccolo posso dire di essere stata una delle prime a saggiare le prime riforme del lavoro: quelle leggi e leggine volte a renderti preziosa sul mercato del lavoro in quanto kleenex e così ho passato gli ultimi 15 anni a fare la precaria tra pubblico e privato, ogni rapporto lavorativo concluso con un bel calcio nel sedere. “Ai miei tempi” il contratto di formazione doveva servire per inserirti nel mondo del lavoro, peccato che venisse usato solo per reperire personale che facesse risparmiare sui contributi e allo scadere del secondo anno anziché assumerti a tempo indeterminato trovavano un altro fazzolettino da usare al tuo posto. Poi ne hanno inventati altri (parzialmente provati che non mi faccio mancare niente), ma la finalità è sempre quella: forme di sfruttamento per lavori o mansioni che non ti arricchiscono professionalmente, che arricchiscono solo chi te li offre e ti fanno pure sentire fortunato di avere quello tra le mani. E non sono d’accordo che il povero imprenditore non sia colpevole di tutto ciò, lui ha facoltà e libertà di scegliere, tu che hai bisogno di mangiare tutti i giorni no, ora come ora, e sarà sempre peggio perché è a questo che si vuole arrivare. Comunque rispetto ad oggi mi tocca rimpiangere il caro e vecchio capitalismo, dove l’eterna opposizione forza lavoro/potere economico aveva perlomeno un ago della bilancia, non perfetto o esente da critiche, che si chiamava Politica, quella con la P maiuscola. Ora le resta la p, ma quella della puttana dei poteri economici forti. Il liberismo economico, … la globalizzazione, … i mercati se lasciati fare si regoleranno da soli ….. Si certo gli squali, si sa, sono pieni di pruderie. Ricordo quando invece che Ufficio del personale si cominciò a chiamarlo Ufficio delle risorse umane. Per chi ha studiato ragioneria (io per esempio) non poteva non pensare a quella vocina di bilancio da sempre chiamata Risorse materiali, ed è quello che le persone sono diventate: cose da usare, usurare, spostare o abbandonare per strada. La globalizzazione ce l’hanno decantata, lodata e imbrodata in tutte le salse, solo oggi cominciamo a vederla per quello che è: un mero strumento per consentire la delocalizzazione, portare un’attività economica dove ci sono “migliori” condizioni per condurla; minori salari, sicurezza sul lavoro zero, defiscalizzazioni, contributi e chi più ne ha più ne metta, e lasciare alle spalle il deserto e la disperazione. ./.

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  6. ./.La Fiat non è certo andata altrove per perseguire la politica del signor Ford, nel qual caso avrebbe potuto farla benissimo anche qui in Italia. E no, qui i sindacati rompono le palle, il costo del lavoro è troppo alto, e poi c’è l’art. 18 che frena lo sviluppo …… e guarda caso l’Ikea pensando di aprire nuove filiali in Italia non lamentava queste come condizioni sfavorevoli, ma l’eccesiva burocrazia, ma pensa un po’!! Il grande Marchionne in qualità di AD non ha mica pensato di diminuirsi lo stipendio, eh no i grandi manager prendono cifre da capogiro e pure premi di buonuscita a tanti zeri anche se conducono un’impresa sul lastrico e chi se frega se centinaia di persone, ops risorse umane, si trovano dall’oggi al domani in mezzo a una strada, anzi è colpa loro che costano troppo. Ma come Marchionne se ne trovano a manate, non solo in Italia. Mi risulta che fino all’altro ieri, nonostante il costo degli stipendi degli italiani, nessun imprenditore andasse in giro con le pezze al culo. Tra un po’ pagheremo noi il povero imprenditore perché ci prenda a lavorare. E ma oggi c’è la crisi, … già, e chi l’ha provocata la crisi?? E non si tratta che i vecchi portano via il lavoro ai giovani, o che quelli a posto fisso sono dei privilegiati, questo è quello che si vuol far credere; abbiamo la testa impegnata sempre più nel qui e ora, nel contingente, nell’urgenza del momento, guai se si cominciasse a puntare il nasino un po‘ più in là. … Semplicemente hanno capito che invece della supposta è mooolto ma moooolto meglio la flebo, goccia goccia non te ne accorgi nemmeno e ti ritrovi fregato, e se nel frattempo ti scanni con quelli che stanno sulla tua stessa barca gli fai pure un favore. Dividi et impera. Non punto il dito contro un Mac Donald’s, una Monsanto, una Barilla, per ideologia, perché radical chic o perché mi ritengo di sinistra. Ma perché su come operano e sulle loro mire c’è tanto e tanto da ridire e da preoccuparsi, seriamente.. E se nel mio piccolo non gli offro il mio misero obolo ne sono più che contenta. Ma stiamo sereni, torneremo a lavorare contenti che lo stipendio ci consenta di comprare pane e cipolle. “E sempre allegri dobbiamo stare che il nostro piangere fa male al Re, fa male al Ricco e al Cardinale e sempre allegri bisogna star ….. “ Un grazie a Tiziana che ospita questo mio “romanzo”. ciao Paola

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  7. Credo che siamo coetanee, o almeno l'ingresso nel mondo del lavoro ha funzionato cosi' per entrambe, con le sole che ci passavano sotto al naso o gli ultimi contratti a tmepo indeterminato arrivati ai nostri amici che avevano scelto di non laurearsi – non so te, io continuo a dire che non serve a nulla, in Italia, essere studente full time e magari sbrigarsi pure, per poi uscire e vedersi sorpassati da chi da diplomato ha iniziato a lavorare e magari ci ha messo settant'anni a prendere la laurea. Ma va be'.Sul discorso multinazionali e Marchionne ho un'opinione un po' meno radicale della tua, ma posso comprendere il tuo punto di vista ed il tuo risentimento. Accidenti, se posso.

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