La crisi

La prima volta che sono venuta a Miami e’ stato nel marzo 2009. Ho accompagnato My nella sua nuova vita, approfittando per una breve vacanza in concomitanza del mio compleanno. Non sapevo se e quanto sarebbe ancora durata, visto che stavamo insieme da otto mesi, ma la storia non e’ questa.
Lui conosceva Miami da anni. Forse piu’ di venti, anche se veniva qui sporadicamente.
Ha conosciuto la Miami di Scarface, quella dei pensionati che vengono qui a svecchiare grazie al clima e al Medicare e quella degli abitanti degli Stati piu’ freddi che scendono a svernare. Ha conosciuto il periodo d’oro, le varie fasi dell’infinito esilio cubano e la progressiva costruzione di questa citta’ in continuo adattamento.

La bolla speculativa del 2008 ha tagliato le gambe anche alla Florida.

Quando siamo arrivati qui, lui era sconvolto da una citta’ diventata irriconoscibile.

Negozi chiusi uno appresso all’altro, affitti bassissimi, case abbandonate per i foreclosures e pignorate alle famiglie. Un fallimento completo. Resistevano poche cose ma il panorama era desolante. Lo spettacolo aveva segnato anche me, devo riconoscerlo, per come uno si e’ sempre immaginato gli Stati Uniti quello non corrispondeva affatto alla fantasia.

Lui e’ rimasto, ha iniziato a studiare per migliorare il suo inglese, fino all’estate. E’ tornato in Italia per qualche mese e poi a febbraio 2010 si e’ trasferito definitivamente iniziando l’Associate of Science, una laurea biennale, in Culinary Arts.

Nell’aprile di quell’anno ha trovato lavoro. E’ stato il primo che ha trovato grazie ad un job fair come da noi le fiere per l’impiego, che notoriamente fanno solo perdere tempo o offrono contratti ridicoli di tre mesi a rimborso zero (qua e’ illegale).

Ha fatto il colloquio, gli hanno dato fiducia ed e’ stato assunto.

Gli hanno dato fiducia si riferisce al fatto che aveva 42 anni e nessun titolo di studio adeguato se non quello che stava studiando al momento. Si riferisce alla motivazione che ha dimostrato in sede di colloquio, ovviamente ha anche dovuto cucinare, essendo candidato ad un posto da chef. Ma e’ stato tutto molto veloce.

crisi immobiliare 2008 Usa

Sono tornata qui l’estate del 2010, e tutto era diverso rispetto all’anno prima. Si respirava futuro. I negozi riaprivano, magari altri, ma le attivita’ riprendevano; le case ipotecate erano state acquistate a prezzi ridicoli e ristrutturate; il turismo nazionale ricominciava a prendere quota (quello europeo, col dollaro debole, non si era interrotto).

Quel processo li’, quello del futuro che arriva, non si e’ piu’ arrestato.

Mi piace sempre dire che questo paese, cosi’ contraddittorio, ha pero’ delle qualita’ indubitabili, che sono poi le stesse che si osservano nella vita di tutti i giorni. Ribadisco sempre che la mia e’ una visione parziale, avendo conosciuto solo questa citta’ e nient’altro di questo enorme continente, ma leggendo alcuni blog mi sembra che sia un’opinione condivisibile.

La fiducia e’ onnipresente, che si tratti di un nuovo lavoro o della giustificazione ad un compito non svolto, ne avevo gia’ parlato. Si guarda avanti, ci si rimbocca le maniche, chi non ce la fa soccombe, e’ vero. Ma sembra la regola per non affondare tutti con tutta la barca – visto che siamo in anniversario di Concordia.
Inevitabile fare un paragone con l’Italia, per quello che sto leggendo.

E’ deprimente. La campagna elettorale piu’ bieca e senza futuro che io possa ricordare. Sembra un eterno passato che ritorna, un piagnisteo senza fine o al contrario una rabbia sorda che non esplode mai. Prima tutti incazzati con Monti che ha fatto riforme da fame, boicottandolo; poi tutti incazzati col Berlusca che ha ricominciato a ghignare (almeno prima il suo linguaggio non verbale era negativo, ora no, ce l’ha fatta a risalire la china). Prima non si vota Renzi perche’ si toglie forza al PD, ora tutti spezzettati tra Rivoluzione Civile (un magistrato che conia questo nome, lo trovo allucinante!), Sel, vendoliani, bersaniani, grillini e altri mille. Simboli coniati per depistare – fortunatamente bloccati – falsita’, accuse reciproche… E dietro tutto questo la vita reale, di voi che mi raccontate di aver perso il lavoro – e quanti siete! – ma che coraggiosamente vi state rimboccando le maniche per cercare altro. Per creare, altro.

Non ho mai capito perche’ in Italia il secondo lavoro e’ vietato, qualcuno ha la bonta’ di spiegarmelo? Ovviamente qui non e’ cosi’. Puoi dormire venti minuti a notte e fare tre lavori, nessuno dice niente se non il tuo cuore. E, almeno qui, lavorano in tanti. Chi non lavora spesso si ritrova come quelli che hanno sempre Il marito disoccupato. Sempre. Da trent’anni. Pero’ sbarcano il lunario, ma chissa’ come, con quattro bocche da sfamare.

E non mi dite che siete arrivati qui e avete cercato lavoro e non lo avete trovato, come su quel blog da cui avevano cancellato i miei commenti. Non si arriva qui con visto turistico per cercare lavoro. E’ illegale e quasi nessuno vuole passare i guai. Chi assume uno straniero gli offre un lavoro che un americano non puo’ svolgere, e’ la regola, e avvia le carte per sponsorizzarlo in un visto lavorativo, che richiede tempo. Qualcun altro osa e scula, certo, come sempre, ma non sempre. Si’, anche qui ci sono raccomandazioni e anche qui vige un certo tipo di nepotismo. Ma ci sono anche altre opportunita’.

Quello che notavo qui con la crisi, e che non ho mai sentito in Italia e che non ci appartiene affatto come mentalita’, e’ il bene comune.
Non esiste da noi il pensare di fare dei sacrifici in vista del futuro, della ripresa economica e della collettivita’ in genere. Qui i proclami politici spronano a stringere la cinghia in attesa del meglio che deve venire. Da noi al massimo si pensa a come poter ricavare il meglio dal peggio, evadendo le tasse, fregando il prossimo e ricadendo sulla collettivita’ – che fosse anche salvare Alitalia in nome della nazionalita’ tanto poi pagano i contribuenti, in un eterno presente.

Eppure si dice che questo e’ un paese individualista dove le persone sono chiuse su loro stesse.

Racconto un aneddoto.
Qualcuno di voi ricevera’ una piccola corrispondenza. Il mio mittente e’ un adesivo colorato con l’indirizzo stampato sopra. L’ho ricevuto all’inizio di dicembre da un’associazione che non conoscevo che si chiama March of Dimes. Avranno preso il mio indirizzo dalla ginecologa e mi hanno scritto una lettera raccontandomi la storia della fondazione, allegando una piccola richiesta in denaro, tra i 5 e i 20$, a mia scelta. Per ringraziarmi dell’attenzione mi hanno inviato una pagina di questi piccoli adesivi con l’indirizzo stampato.

Quanto gli costera’, per ciascun destinatario?
Eppure ci provano, ed evidentemente ne hanno un ritorno, perche’ io ho contribuito, seppure col minimo. E lo stesso e’ accaduto a My dal St. Jude Hospital.
Mi fosse successo in Italia, non mi sarei fidata. Chi sono? Che vogliono? Vado sul sito a controllare oh ma e’ fatto da schifo, e’ una truffa senz’altro.

Eppure io sono la stessa persona e sono qui solo da poco piu’ di un anno.

Per carita’, ho pure ricevuto una mail che mi dice che una certa coppia ha riservato per me 500mila$. Ma quello che voglio dire e’ che per quello che ho potuto osservare, qui il prossimo e’ una risorsa, non un osso da spolpare.

Qui non e’ infrequente leggere storie di persone che in fila al supermercato ti pagano la spesa. E forse anche questo atteggiamento verso la collettivita’ ha contribuito l’America ad uscire dalla stagnazione.


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38 commenti

  1. Non lo so. Io sono in piena crisi esistenziale, leggo un post come questo, e sono veramente veramente tentata di partire . Mi prendo mio marito e i miei mici e me ne vado a Londra. Perchè penso che l'inghilterra sia diversissima dall'America. Ma ha lo stesso sottofondo. Nessuno ti giudica se fai il cameriere dopo il lavoro ma sei anche un laureato. Nessuno ti giudica se sei in affitto e vai per i quaranta. Non ti si fila nessuno. E sai quanto cerco io questa cosa? Moltissimo. Ci sto seriamente pensando. Anche se quel che di bello c'è nella mia persona, lo vorrei sfruttare qui, in questo paese che amo con tutta me stessa, in cui sono nata e cresciuta e a cui so di poter dare tanto. Sulla questione voto, io voto. Comunque. Sempre.

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  2. Ah, il bene comune. Prendiamo gli spazi pubblici. Nei paesi civili “pubblico” significa che appartiene tutti, e quindi tutti se ne prendono cura. In Italia significa che non appartiene a nessuno, e così nessuno se ne occupa.

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  3. Vista dall'Italia l'America è il paese dei Balocchi senz'altro, ma io più che altro l'ho sempre vista come “paese della ripresa”. Gli americani sembrano nati per sistemare le cose quando vanno male. C'è una crisi? Bene, cerchiamo di migliorare la situazione.Se solo le cose funzionassero così anche in Italia… Hm.Bel post, Lucy!

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  4. È per questo che vorrei rimanere qui perché so che anche un piccolo pezzo di diversità a volte può fare la differenza perché se tutti ce ne andiamo e non ci rimbocchiamo le maniche per cambiare qualcosa, per insegnare ai nostri figli che un modo diverso per vedere le cose esiste, ho solo 30 anni lo so ma credo che possiamo crearci un posto migliore in cui vivere e far vivere i nostri figli. Forse mi faccio solo delle illusioni ma come diceva il mio excapo non possiamo pretendere di cambiare il mondo tutto insieme ma a poco a poco si può fare basta cambiare un pezzettino alla volta partendo da noi stessi, dalle nostre convinzioni e i nostri atteggiamenti.

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  5. No, è molto peggio: res publica res nullius in Italia significa per i più che tutti possono rovinarla, addirittura possono prenderne un pezzetto per portarselo a casa o lucrarci (quante volte capita dai cantieri degli ospedali o scuole che spariscano i sanitari o altri materiali? qui vicino a noi è successo enne volte, c'è gente VERGOGNOSA che evidentemente oltre a rifarsi casa così si rivende poi i pezzi rubati, un po' come quando ti rubano l'auto e poi ti chiamano per chiederti se la rivuoi a “prezzo di favore”). 10 minuti fa ho risposto a un mio amico del cuore che se parte starò vicina alla sua famiglia e io sono tentata di farlo da un paio di anni, perchè ogni volta che torno dopo un po' inizio a essere in sofferenza e non veder l'ora arrivi la prossima trasferta. Ecco non va bene. Io non so se mi sento di far crescere mia figlia in un altro Stato, un'altra cultura, un'altra società che ha dei limiti (no, non c'è un luogo che ritengo perfetto), ma qui in Italia, Paese che ancora amo molto, succedono cose che fan cadere le braccia. E hai ragione la campagna elettorale è tra le peggiori di sempre, pur non avendo la TV (sempre più contenta di questa scelta) gli echi mi disgustano, ma è espressione degli italiani, purtroppo.

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  6. …e condivido cosa scrive Starsdancer: lo penso e lo dico da anni ai miei amici che sono partiti e non sono più tornati, soprattutto quando mi chiedono perchè noi invece ci ostiniamo a tornare ogni volta in Italia, però sinceramente in anni così (e oggi che ho mal di testa in particolare) cadono le braccia… Lucy, il post è molto incoraggiante, e io nel mio intimo confido ancora che andate in pensione certe persone arriverà una generazione di Italiani giovani fattiva ed etica, perchè comunque noi siamo in gamba, su questo non ho mai avuto dubbi, ripuliti dal furbettismo e dalle logiche sottese abbiamo grandi potenziali, bisogna credere che alla fine il Bene trionferà, no?

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  7. amo l'Italia e non me ne andrò mai perchè sono fondamentalmente una persona stanziale e mi fa venire il cardiopalma anche solo l'idea di lasciare milano. Sulla campagna elettorale naturalmente si sprecano i colpi bassi. Voterò PD convinta, non perchè sia il meno peggio e spero che ce la faccia. Ho fiducia, forse una fiducia cretina, forse ancorata al mio posto fisso del cavolo, al mio mutuo che riesco a pagare senza problemi, ma tutto sommato ci ho dato dentro e raccolgo i frutti anche se devo lavorare ancora un sacco di anni, mentre col vecchio ordinamente tra 10 avrei finito e questo di sicuro mi fa incavolare. Sì ho messo da parte un po' di sogni, che forse in un paese come l'America avrei realizzato: laurearmi coi prestiti per gli studenti, adottare un bambino come ha fatto Marica, insomma credo che la mia vita sia un compromesso accettabile, forse perchè sto bene in casa mia, forse fa un po' persona che guarda il suo orticello, prendetelo come un limite. Però che i ventenni/trentenni non sappiano per chi votare non perchè nessuno li rappresenti ma perchè del tutto disinteressati alla politica mi fanno incavolare, come chi – e l'ho sentito io – scriverà mariuana libera sulla scheda! La mia generazione sapeva per chi votare, si arrivava ai 18 con una gran voglia di andare ai seggi. Concludo Lucy scusa ma tu metti tanta carne al fuoco e io rispondo. Un anno fa circa un 56enne con 2 lauree dirigente in una casa farmaceutica è stato lasciato a casa dal lavoro così in un minuto, si è rimboccato le maniche considerando che per la pensione grazie a Monti avrebbe dovuto aspettare anni, è con la figlia ha creato una società che è andata alla grande. Lucy sono politically scorretta ma io vedo tanta gente che non ha voglia di fare un tubo e continua a lamentarsi di sto paese. Ti abbraccio PS. Prendimi con le pinze perchè oggi il tipo di cui parlavo 3 righe sopra era in una bara, lui e i suoi progetti per cui sono davvero stravolta dal dolore.

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  8. in Italia è vietato il secondo lavoro solo se sei un dipendente dello Stato, il che include insegnanti, pubbliche amministrazioni, forze armate etc. Chi lavora per le ditte private di lavori può farne quanti altri ne vuole, a patto ovviamente poi di dichiararli a cumulo nella denuncia dei redditi :)Per tutto il resto che scrivi..siamo fermi a dieci anni fa. Stesse facce, stesse promesse, sono aumentate solo le fedine penali. Io sono tentata di annullare la scheda, sono satura e schifata. Me ne andrei volentieri.

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  9. (aggiungo: come per OGNI altro privilegio a loro riservato, indovina indovinello chi può svolgere il doppio triplo quadruplo e superpagato lavoro, nonostante siano dipendenti -direi mantenuti a vita- dello Stato? Gli stessi che, a differenza dei Cittadini comuni mortali, possono prendere la pensione dopo due anni di lavoro, il vitalizio dopo cinque, cedere la reversibilità al proprio compagno/a anche se coppia di fatto, presentarsi al lavoro un giorno su sessanta senza mai perdere un euro in busta paga……….continuo? No, non continuo.)

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  10. La tua storia cara Lucy, o meglio quella di My, mi incoraggia, anche se è una storia che andrebbe approfondita e non applicabile a tutti.Sono stanca di questo paese, dei suoi abitanti e delle loro abitudini scostumate, un paese che mi ha delusa nel profondo, nell'intimo, negandomi la dignità di lavoratrice e madre. Disgustata dalla bagarre elettorale televisiva e il mio voto, l'unica arma rimasta, sparerà a salve, perchè come ha detto qualcuno “se votare servisse a qualcosa, non ce lo lascerebbero fare”.Odio profondamente questo assurdo paese…..ecco l'ho detto, finalmente e credetemi, una volta lo amavo tantissimo, e questo mi ha impedito per anni di vederne il marcio. Vorrei anche io andare via, ma non posso anche se ho una carta segreta che molto probabilmente non sfrutterò mai. Spero solo che questo periodo passi, ma qui non siamo in America, quì il futuro non è e non sarà mai un bene per tutti, e tremo al pensiero che mai torneremo ad essere come prima. Sono felice per i tuoi successi, e quelli di My…..sapessi quanto la storia somiglia alla mia……Baci

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  11. A proposito di fiducia: una volta mi e' arrivata a casa una busta bella grossa. C'era il mittente, ma non il mio nome, solo Resident of… seguito dal mio indirizzo. All'interno c'era una banconota da $5, un libretto e una lettera di presentazione e spiegazione. Si trattava di una compagnia di marketing televisivo o qualcosa del genere, non ricordo esattamente, in pratica mi chiedevano di annotare giornalmente sul libretto i programmi che seguivo. C'era una busta preaffrancata in cui mettere il libro da rispedire al mittente con le note. E i 5 Dollari? Quelli erano per ripagarmi del disturbo!

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  12. Lavoro in un ambiente italiano e sinceramente sono già schifata dall'atteggiamento che noto in giro: gente che pur di non fare niente si sistema in un angolino senza farsi notare, anche se sa bene che questo modo di fare fa ricadere la mole di lavoro sui colleghi. Ma che atteggiamento è questo? Un po' di responsabilità non ce l'avete? Concordo con chi ha detto che è una questione di mentalità e sinceramente non vedo grossi cambiamenti nelle nuove generazioni. Siamo un popolo di furbi… I portoghesi d'altra parte sono troppo rigidi e anche nel loro modo le cose non funzionano…

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  13. Molti ragazzi della mia classe vogliono restare, un po' nella speranza di una ripresa, un po' perché legati alla patria.Parlando invece con altre persone che conosco della mia età, una buona percentuale vuole andare a cercare lavoro in Europa, alcuni vogliono vedere se riescono a farsi aiutare da parenti in U.S. e alcuni vogliono tentare lo studio delle lingue orientali per poi andare a vivere in Cina/Giappone… Queste comunque sono le idee che abbiamo adesso… La verità è che siamo tutti molto, molto confusi e non sappiamo più nemmeno noi che pesci prendere!

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  14. Oh scusami non mi ero spiegata.. intendevo per la passione civile e politica, andrete a votare, siete generalmente interessati?Pero' devo dire che nessuno nella mia generazione pensava di emigrare. Questo e' gia' un segno di quanto voi siate figli del mondo piu' di noi.

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  15. Veramente? Lucy noi siamo esattamente coetanee, ma io ho amici che l'università l'hanno fatta all'estero e poi ci sono rimasti, così come altri ci sono andati subito dopo (complice un erasmus o un programma post laurea o uno stage internazionale ecc) e anche in quel caso non sono tornati.

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  16. Da libraia (faticosamente) indipendente, al settimo anno di attività, posso solo dire che lo stato italiano non tiene in alcun conto chi cerca di creare realtà “altre” in cui la qualità conti qualcosa. ogni iniziativa si scontra contro un muro di burocrazia, e prima ancora di poter avanzare un'idea o una proposta devi iniziare a pagarci sopra tasse che non corrispondono, mai, ad alcun servizio. io lo vedo non solo nel commercio dei piccoli, ma anche in tante realtà legate al sociale, all'educazione, alla cultura. e in tutto quest'ambaradàn di proclami elettorali e scaramucce legate alla poltrona, nessuno che abbia anche solo lontanamente accennato alle piccole realtà oneste che, anche se in misura minore e con poco clamore, fanno l'italia, e stanno morendo. scusa la prolissità, e anche se sono andata un po' fuori tema, ma è un argomento che mi tocca!ah, tra l'altro, ti lurko ogni tanto, ma non commento mai…oggi mi sono lanciata!

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  17. Beh la truffa in Italia è al'ordine del giorno ed è una storia vecchia. Ecco perchè tu no ti fidi di nessuno. Nel lontano 1998 io e mio marito con la speranza di voler dare una svolta al nostro futuro investimmo una certa cifra che avrebbe potuto essere una buona parte del mutuo per l'acquisto di una casa. Rilevammo un'attività che nascondeva grosse pecche. Ci ritrovammo come si suol dire con le pezze al culo e con fatica ci siamo risollevati con fatica. Ovviamente ci abbiamo rimesso tempo, salute e soldi senza contare che stava saltando anche il nostro matrimonio. A distanza di tempo, con fatica abbiamo un lavoro entrambi, ci siamo sculati per riavere la nostra tranquillità. Ciò nonostante l'Italia non ti da possibilità di vita, oggi si è al limite della sopravvivenza, Troppe tasse, troppi costi e stipendi sempre bassi non adeguati all'inflazione oltremodo esagerata. Sarà pure rientrato lo spread ma una famiglia a fine mese non sa che farsene dello spreed, a fine mese non ci arriva. Non c'è più ormai da tempo una vera classe politica, per me sono tutti parolai. Quando si accomodano sulle poltrone rosse solo per loro tornaconto. Loro hanno benefit su benefit e stipendi altissimi rispetto ai loro colleghi politici europei…..insomma le cose da dire sarebbero tante. Io se potessi andrei via dall'Italia ma non ho ora la condizione per poterlo fare. Sono molto sfiduciata nei confronti di questo paese e di qualsiasi politico si presenti per “salvare” l'Italia……….Complimenti per il blog, per la tua casa e per la picci

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