L’adolescenza è quel lungo periodo in cui si afferma l’io, ma anche il noi. Il noi è un concetto diverso per maschi e femmine. I maschi scelgono il branco, le femmine prevalentemente la coppia. Ma c’è un momento in cui, maschi e femmine, comprendono improvvisamente di essere parte di un appartenenza più ampia.
Noi donne sviluppiamo un senso del noi basato sull’aiuto e il sostegno reciproco. Ho il privilegio di lavorare con persone per cui i sentimenti sono ancora puliti, gli ideali alti, la generosità è a trecentosessanta gradi, e dove tutto è una scoperta, perché si inizia a vivere per la prima volta per sé e per gli altri, e non più per i genitori: gli studenti delle scuole medie.
Mai come in quest’anno ho trovato slanci belli, sinceri e disinteressati.
Bianca è preoccupata per sua mamma, depressa da dieci anni. Vorrebbe fare qualcosa di più per lei, aiutarla ad uscire da quel buco nero di malumore, apatia e farmaci.

Greta ha denunciato un gruppo nato su facebook che aveva preso di mira Valentina, la ragazzina antipatica e che nessuno sopporta, permettendole di scoprire se non un’amica, almeno una rete di sopravvivenza.
Giulia ha scoperto in un modo scioccante che i maschi possono diventare rapaci e pronunciare parole che ti spaventano, e che ti insegneranno d’ora in poi a diffidare di loro; ma ha anche trovato un’amica che ha capito immediatamente che quello che le era accaduto non era normale, e l’ha convinta a confidarsi con un adulto.
Mira è rom, e vive con la madre ed il suo compagno, che l’ha picchiata, ma non vuole dirlo a nessuno per paura che intervengano i servizi sociali. Ha trovato due compagne di classe che la sostengono quasi fisicamente, e la aiutano a raccontare ai professori quello che è accaduto.
Michela è nata con un difetto all’occhio, il viso è deforme. E’ solo grazie alle sue protettive compagne che riesce a sopravvivere ogni giorno agli attacchi feroci di chi la prende in giro.
Perché sosteniamo che non esiste la solidarietà femminile? Siamo geneticamente programmate per prenderci cura, aiutare, sostenere. L’educazione e la società rinforzano in noi questo atteggiamento, ma in fin dei conti è sempre una relazione sbilanciata, in cui c’è una che chiede e una che dà. E spesso quando non c’è più bisogno di ricevere, la relazione semplicemente finisce.
Perché ne restiamo deluse?
Perché lo viviamo come un tradimento?
Perché ci aspettiamo sempre che il rapporto debba spostarsi su un piano paritetico?
Ho iniziato a pensare a questo post spinta da una bella iniziativa che ho scoperto ieri sera, e che mi sembrava potesse ben agganciarsi allo squallore di cui ho raccontato ieri. Forse sembrerò arida, forse il mio discorso non piacerà.
Io credo che il nostro grande limite sia questo. Non riuscire a considerare una relazione donna-donna per quello che è: una relazione tra persone, e non un rapporto sororale (che termine orrendo!) o un sostituto materno.
Io credo che siamo fortunate, e molto più degli uomini che non hanno mai alcun paracadute. Ma anziché concentrarci sugli aspetti buoni, e positivi, di una relazione, guardiamo sempre quello che non ne è venuto, il marcio, il sospetto, facciamo dietrologia.
Dovremmo liberarci di questi stereotipi e comprendere diversamente la solidarietà femminile. Credo che i forum funzionino bene per questo, è un luogo in cui trovi conforto, supporto, confronto, e non sempre ti aspetti di andare oltre. L’anonimato protegge, filtra. Ma le relazioni vere sono altro. Non nascono come rapporti down-under, sono paritari, sinceri. E viceversa, quasi mai una relazione paritaria sa diventare una relazione d’aiuto.
Bisogna saper leggere tra le righe.
Un paracadute ti salva la vita, ma il giorno dopo non te lo porti dietro al lavoro e non si deve aprire quando sei sull’autobus. Devi tirare la corda, devi farlo tu, lui esiste per quello, e non è utilitaristico.
Scopri di più da Lucy in Florida
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ne avrei di cose da dire, ma al contrario. Io non so manco cos è la solidarietà femminile (ne parlo giusto 2 post fa) …Bellissima iniziativa comunque!p.s. invidio il cameratismo maschile.
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ho letto il tuo post, Emy, non ho commentato perchè non so niente di te, magari ti riferivi a qualcosa in particolare… Credo che dovremmo leggere le cose da un altro punto di vista. Io credo che la solidarietà esista eccome, ma dovremmo considerarla fine a se stessa. E sì, evviva il cameratismo maschile. Un pò sterile però, non trovi? Ti abbraccio.
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nulla in particolare Lucy (non so mai come chiamarti, ma Lucy..Lucy io la amo!!! 😉 ) è la verità: non ho amichE. sigh. sigh.tuttavia, sorrido 🙂
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Emy! Sei un tesoro!Ora ti dirò una cosa da sorellona maggiore: alla tua età per me era identico. Alla tua età avevo UNA amica vera. Ora ci siamo perse, ma sai la cosa strana? Ne ho ritrovate due di quando ne avevo sedici.E te ne dirò anche un'altra: quando avrai chiarito i tuoi dubbi sull'università e il tuo futuro anche il resto acquisterà un altro senso. Fidati. Parola di sorellona. :*
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non vedo l'ora. allora. :*
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