Amarsi un po’

Dismorfofobia. Una parola brutta e complicata per riferirsi ad una fissazione esagerata su un particolare del proprio corpo, qualcosa che si vorrebbe cambiare perché non si riconosce come proprio e che genera disagio.

Un articolo del Corriere della Sera spiega come nella richiesta di consulenza al chirurgo estetico/plastico la percentuale di persone affette da dismorfofobia è altissima.

Questa principessa ha le tette.
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Ci si aspetterebbe a questo punto che la percentuale di labbra/ seni/ menti/ polpacci/ occhi… ritoccata sia bassa, no? Un medico dovrebbe riconoscere e scoraggiare il ricorso al bisturi per riempire un vuoto identitario o derivante da una patologia più seria, perché non muoverebbe di un millimetro il problema, anzi provocherebbe solo il successivo spostamento della fissazione su un altro particolare.

Non sono contro la chirurgia estetica tout court.

Sono del parere che non c’è solo la psicoterapia a fare del bene alle persone, non tutti sono “portati” alla riflessione su di sé (per quanto non esista solo la psicoterapia classicamente intesa, che tutti confondono con la psicanalisi ma quella è un’altra cosa ancora): la musica, la preghiera, l’espressione artistica, lo sport, ci sono tanti modi con cui una persona può prendersi cura di sé e volersi bene, e stare meglio. Se la taglia del seno diventa un problema e si cammina curvi per nascondersi, è più facile risolvere andando dall’ortopedico, iniziando una psicoterapia o ricorrendo ad una mastoplastica?
Ma i disturbi dell’identità sono altro, e quelli nessun bisturi riesce a tagliarli via.


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0 commenti

  1. “nella richiesta di consulenza al chirurgo estetico/plastico la percentuale di persone affette da dismorfofobia è altissima….Un medico dovrebbe riconoscere e scoraggiare il ricorso al bisturi.”aspettarsi che un chirurgo plastico scoraggi un paziente che è la sua gallina dalle uova d'oro, è come sperare che l'idraulico, accorgendosi che deve solo cambiare la guarnizione, non ne approfitti per sostituire l'intero pezzo.shadow

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  2. Lo so che va così Shadow, ma personalmente non prendo consulenze in carico se non ce ne è motivo, e invio ad altri colleghi se le mie competenze non sono sufficienti. C'è in gioco la salute della persone, e non che quella mentale sia da meno. Se lavorassimo tutti in questo modo sarebbe un mondo migliore.E non è solo dei medici eh: ho scelto l'estetista da cui vado anche perchè il primo giorno in cui ero lì ha detto no ad una cliente che aveva fatto una richiesta assurda per il suo viso. L'etica professionale non è un miraggio.

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  3. alla fine diventerò noioso a dire che di persone oneste a questo mondo ce ne sono ben poche…anche in questo caso vale la storia “mors tua…”.Ultimamente anche la televisione ha fatto la propria parte in queste cose; non ho mia sentito in chiusura qualche chirurgo che avvisasse che non si sta giocando…un conto la chirurgia per ridare funzionalità che sono compromesse. coerenza, in tutto.

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