Abboccaperta: College

Sei giorni senza piccì. Che al mio livello di cyberdipedenza equivalgono a due mesi. Non sapevo davvero cosa fare, dal cellulare il segnale va e viene, d’altronde se lo chiamano MetroPieCeofShit un motivo ci sarà.

Ho iniziato il College! E ho iniziato a scorrazzare in motorino!!

La sorpresa è stata scoprire che non ho affatto difficoltà nella comprensione, come invece credevo. Sono muta, sì, ma capisco tutto quello che i prof dicono, anche perché ovviamente hanno, o si sforzano di avere, una pronuncia molto pulita. La prima prof mi ricordava tanto Florence, la domestica dei Jefferson, per il modo di muoversi e di ammiccare, davvero molto molto simpatica, e sono sicura che molto del mio entusiasmo verso questa nuova vita da studentessa lo devo a lei. Che se invece la prima lezione fosse stata col prof di writing laboratory, no, mi sarei sparata, un benvenuto davvero pessimo. Seal cattivo. Ma cattivo tanto, eh, abbaia persino.

Il campus è bellissimo. Sono estasiata da tanta cura. Miami è una città piena di verde, e il campus non fa eccezione. Undici dipartimenti circondati da campi di calcio, tennis e baseball. E una piscina olimpionica.

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Il dipartimento dove si tengono la maggior parte delle mie lezioni è un brutto cubo di cementone, ma avendo frequentato Psicologia a La Sapienza, un orrido edificio sotto l’orrida tangenziale di San Lorenzo, questo mi sembra progettato da Le Courbousier. Le aule sono, che te lo dico a fare, pulitissime e ordinate, corredate di, udite udite, computer in rete e lavagne luminose GIA’ MONTATE. I bagni sono puliti e hanno sempre la carta igienica e i copriwater di carta biodegradabile, ovunque, tutti quelli in cui sono entrata, e ce ne sono talmente tanti che non ci sono file, se ti scappa entri e ciao. Al piano terra c’è The Talking Place, una zona relax e ristoro, con tavolini e ombrelloni per ripararsi dal terribile sole caraibico, distributori di snack e bibite e due forni a microonde per riscaldare il pranzo. O il biberon, ovviamente.

Epperò è stato Seal cattivo a farmi scoprire di avere un account, come ogni studente. Non avendo ancora collegamento internet a casa sono andata in biblioteca e ho scoperto un enorme sala con postazioni a scuderia e computer a disposizione, e se vuoi stampare paghi tipo un dollaro e hai non so, cento copie. Inserisco la mia username, scelgo la password e entro nel portale del college. Il prof aveva detto di averci mandato via email il syllabus, cioè il riepilogo del corso con gli orari, i contatti, gli obiettivi del corso, i criteri di valutazione ecc. Dovrò dedicare un post apposito ai syllabus, sono una meraviglia. Però il suo non lo trovo. Frugando frugando scopro che esiste l’elenco dei corsi che sto frequentando. Clicco e mi si apre una pagina con i libri di testo. Ecco scoperto l’arcano del perché i miei compagni di corso avevano i libri già il primo giorno di lezione!
Leggo: buy. Non ci credo.

Si apre il link alla libreria del college, che avevo visitato due ore prima ma non avendo cash non potevo fare acquisti, che il merchandising del College è accattivante assai. Per ogni corso ci sono elencati i libri di testo e posso scegliere se acquistarli nuovi o usati, risparmiando un poco, e l’incredibile è che il flag è automaticamente impostato su used. In due minuti ho comprato i libri con la mia postepay scegliendo l’opzione ritiro in libreria. Sono uscita dalla biblioteca felice come una pasqua, ho telefonato a tutti per raccontare come sarà il futuro e ho aggiornato il mio profilo facebook, perchè metropieceofshit non prenderà da casa ma dal college sì.

E nonostante ci fosse scritto che l’ordine sarebbe stato evaso in tre giorni lavorativi, oggi ho ricevuto la mail di conferma, posso andare a ritirare i miei libri. Un giorno, zero fatica, zero sbattimento, tutto online.Wow!

Qualità della vita: inestimabile.


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14 commenti

  1. Povero MetroPCS!Eh i campus universitari.. ma non solo a Roma le universita' hanno gli edifici “moderni” (vedi: non storici) che sono orrendi, figurati che la facolta' di ingegneria ad ancona e' stata scambiata per un carcere: sul cucuzzolo di una collina con una torre svettante completamente in cemento annerito e mura di cinta (!) tutto attorno con tanto di cancellone di ferro e guardiola, tutto rigorosamente di cemento annerito, ferro arrugginito e vetri scuri con la sporcizia sopra di 30 anni fa.Alla UM-D invece avevo accompagnato un'amica a lavoro, era solo un'oretta quindi mi faccio un giretto a piedi tra i prati, fiumi e ville storiche (sono proprietari della villa di Henry Ford, che come giardino sul retro ha tipo un bosco enorme o una roba simile, una cosa immensa), e quando mi sono messo seduto su una panchina su un bellissimo pratone verde due scoiattolini hanno cominciato a rincorrersi e a girare attorno a me.Quando e' uscita la mia amica mi ha dovuto portare via di forza perche' avevo gia' deciso di rimanere li' a vita :-PGoditi l'universita'!

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  2. O.O anch'io avrei voluto frequentare un'università così!! Anche i libri usati con un click?? Da noi era una fatica di Ercole solo capire in che aula erano le lezioni… Ci credo che negli States qualcuno si parcheggia nei campus a vita, ci farei un pensierino anch'io 😉

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  3. Benvenuta negli USA! Anch'io quando ebbi la prima esperienza di studio negli USA (nel lontano 2006) fui stupito, quasi frastornato da tanta efficienza. Ma ben presto ti abituerai, e scoprirai che ti rende molto più produttivo e ti consente di utilizzare le tue energie per studiare, piuttosto che lottare contro i mulini a vento della burocrazia. Unico lato negativo: crescerà la tua intolleranza verso la burocrazia italiana. 😉 In bocca al lupo!

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  4. Ogni tanto ti leggo “all'indietro”. Certo che a vederle certe cose non ci sembrano vere. Io ho studiato in edifici antichi di unimi in centro, belli, eh! Ma… chetelodicoafare? bagni …diroccati (non mi viene una parola diversa), per non parlare nelle lezioni nei teatri, nei cinema (uno era vicino allo storico “Teatrino” e dovevi vedere le facce di certi signori quando uscivamo dalle lezioni… mammma mia, da filmare!), o altri luoghi che ad entrarci avevi paura, aule fatiscenti, corridoi deserti… e correre tra una lezione e l'altra, i primi anni, eh! Invece per la tesi ho girato girato girato, ho conosciuto quasi tutte le biblioteche di Milano delle varie sedi universitarie e la Bicocca che era in costruzione, moderna, ampi spazi, così diversa dalle sedi storiche, dove poi sono tornata di recente per una conferenza che mi interessava, i bagni però… In California mi hanno colpita i bagni dei giardinetti. Tu entri e trovi un bagno pulito (anche se i cafoni ci sono pure lì, ma forse per la quantità di bagni li noti meno), copriwater e cartaigienica a volonta, sapone nei distributori… almeno nelle zone che ho frequentato io, nelle città un po' meno. Ri-però… Come dice Marica: mai scaldare il biberon nel microonde!

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