Storia della schiavitù in Florida

Oggi, 19 giugno, e’ storicamente la data che ha segnato negli Stati Uniti la fine della schiavitù, nel 1865. La ricorrenza e’ stata chiamata Juneteenth, e quest’anno assume dei contorni particolarmente importanti, a seguito dei disordini per la morte di George Floyd e in generale il movimento Black Lives Matter.

Gli Spagnoli, i primi conquistatori della Florida, portarono i primi schiavi nella loro colonia già nel 1526. Molti di loro lavoravano nelle segherie, fuori dai confini della città, e ai moli. L’immagine prevalente che ne abbiamo dalla storia e dal cinema li vuole impiegati nei campi di cotone, di riso e di tabacco, ma tantissimi di loro lavoravano in città. Basti pensare che grazie agli Africani vennero costruiti ponti, muri di contenimento dal mare, perfino i forti, come il Castillo de San Marcos di St. Augustine.

Proprio come sotto l’Impero Romano, no?

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La schiavitù a Jacksonville

Gli africani hanno avuto un ruolo importantissimo nella storia della Florida. Lo schiavismo era il sistema in uso nella città prima della Guerra Civile: nel 1860 il 43% della popolazione di Jacksonville erano schiavi.

Tuttavia, le fonti storiche raccontano che lo schiavismo in Florida non ha assunto i caratteri gravi che si verificavano, ad esempio, nelle colonie Britanniche. Qui gli schiavi potevano comprare la loro libertà, certo in cambio di duro straordinario e potevano diventare i supervisori delle piantagioni. Altri invece lavoravano come marinai o rematori.

Durante il dominio spagnolo inoltre, gli schiavi servirono nella milizia difendendo la Florida dagli Inglesi, e successivamente dagli Stati Uniti. Ma la situazione in Florida era decisamente più favorevole, tanto che gli schiavi che scappavano dalle colonie inglesi sapevano che, attraversato il fiume St. Marys (sul confine tra Georgia e Florida), avrebbero avuta salva la vita. D’altronde gli Spagnoli avevano bisogno di combattenti per difendere la loro colonia dai continui tentativi di invasione degli Inglesi.

via Florida Memory

Il dominio britannico

La vita degli schiavi infatti cambio’ in peggio tra il 1763 ed il 1784, quando la Florida divenne una colonia inglese prima di cadere nuovamente sotto il dominio spagnolo. Durante i 21 anni di regno inglese, il numero di schiavi importati dall’Africa crebbe drammaticamente. In quegli anni le piantagioni si moltiplicarono, e cosi’ il numero di schiavi di proprietà dei loro padroni.

The Kingsley Plantation

Tra il XVIII ed il XIX secolo molte persone arrivarono in Florida in cerca di fortuna. Alcuni, come Zephaniah Kingsley, ottennero delle terre e stabilirono piantagioni, mentre altri vi vennero deportati come schiavi per lavorare nelle piantagioni. The Kingsley Plantation e’ una unica testimonianza dell’epoca, dove alcuni schiavi vennero poi liberati per diventare proprietari terrieri in un clima storico e culturale a loro avverso. La Kingsley Plantation oggi si trova all’interno della Timicuan Preserve, un bellissimo parco Nazionale pressoché sconosciuto fuori Jacksonville.

La Plantation House della proprieta’ di Kingsley risale al 1798, e intorno ad essa c’erano 25 capanne per i suoi schiavi, chiamate tabby cabins, costruite con gusci d’ostrica cotti e misti ad acqua, sabbia e cenere, che ospitavano tra i 60 e gli 80 uomini, donne e bambini schiavi.

Zephaniah Kingsley, un ricco mercante di schiavi che risiedeva in Florida, acquisto’ sua moglie Anna Madgigine Jai come schiava durante un viaggio all’Avana, Cuba. La donna era originaria del Senegal e aveva 13 anni al momento dell’acquisto. Prima di compiere 18 anni aveva sposato Kingsley e gli aveva dato 3 figli, tuttavia non aveva perso lo status di schiava, ne’ lo persero i loro figli. La schiavitù infatti si tramanda per discendenza materna.

Kingsley libera sua moglie ed i loro tre figli dalla schiavitù nel 1811, e si stabilirono nella piantagione nel 1814. A questo link il documento con cui Kingsley la libera. Quando poi gli Spagnoli cedettero la Florida agli Stati Uniti, nel 1821, il trattamento degli schiavi divenne davvero intollerabile tanto che dieci anni dopo Anna fuggi’ ad Haiti con 2 figli e 50 schiavi, per fondare li’ un’altra piantagione di cotone.

via Florida Rambler

The Red Bank Plantation

La Red Bank plantation fu costruita grazie al lavoro degli schiavi nel 1854. In questa piantagione gli schiavi si occupavano di cuocere l’argilla per fare i mattoni, e oltre a coltivare cotone, canna da zucchero, granturco e piselli. Inoltre si occupavano dei cavalli, erano maniscalchi e falegnami.

via Jaxhistory

Lo schiavismo americano

Molti schiavi del’epoca erano artigiani, e avevano un’altra specializzazione. Molti imparavano velocemente le lingue e venivano utilizzati come traduttori ed interpreti durante le transazioni economiche.

Intorno al 1850 le compagnie di trasporti dell’area di Jacksonville si affidarono ai neri liberati e quelli ancora schiavi per costruire binari e percorsi ferroviari.

via Florida Memory

Gli schiavi potevano essere affittati ad altri padroni, magari durante traversate in mare per trasportare il legname verso altre destinazioni. Durante il viaggio, gli schiavi dovevano provvedere al loro sostentamento, e perfino mandare dei soldi ai loro padroni.

Fu proprio nel piccolo porto poco controllato di Jacksonville, Mayport, che molti schiavi riuscirono a fuggire verso il nord, dove c’erano comunità di neri liberati, o ancora meglio verso il Canada dove la schiavitù era diventata illegale nel 1834.

La fine della schiavitù

Terzo stato a proclamare la Secessione, la Florida entra nella Guerra Civile (1861-1865) inviando 15,000 uomini alla Confederate State Army, meta’ dei quali schiavi. Il loro compito era di provvedere alla distribuzione del cibo per i confederati. Molti di loro ne approfittarono per fuggire, o divennero informatori per gli unionisti. Coloro che invece erano sotto la Union army contribuirono a costruire le infrastrutture di difesa a Jacksonville, Fort Jefferson (Dry Tortugas), e Fort Pickens (Pensacola).

Non ci furono grandi battaglie in Florida durante la Guerra Civile, e quando l’ordine federale venne ristabilito il governatore dello Stato, che aveva appoggiato la secessione si suicido’.
Nel 1865 la schiavitù venne abolita e gli afroamericani poterono diventare i fondatori delle comunita’, e uomini di affari.

Nonostante questo, tuttavia, i neri iniziarono a sperimentare un altro tipo di servitù, fatta di segregazione, discriminazione, e divieto di utilizzare le abilita’ con cui avevano servito i bianchi per farne una professione, secondo le Jim Crow laws.

The American Beach

Dalla fine della Guerra Civile Americana fino agli anni ’60, agli afroamericani fu vietato frequentare qualsiasi spiaggia. Per questo nel 1930 venne creata American Beach, a nord est di Jacksonville, grazie ai proprietari, neri, della Afro-American Life Insurance Company.

Inizialmente una destinazione per gli impiegati, divenne presto un resort di riferimento per tutti gli afroamericani della Florida ma non solo, che non avevano accesso ad alcuna struttura, dove potevano frequentare locali notturni, ristoranti e alberghi.

La conservazione di American Beach come luogo storico e’ dovuto soprattutto a MaVynee Betsch, meglio conosciuta come The Rastafari Lady o The Beach Lady, nota ambientalista e paladina dei diritti civili. La sua storia e’ a questo link.

L’industria dello zucchero

La Florida e’ parte della cosiddetta Cotton Belt del profondo Sud, ma e’ anche sede di piantagioni di zucchero, in cui da sempre le condizioni per gli schiavi erano ancora peggiori di quelli che lavoravano al cotone. Nemmeno l’Emancipation Proclamation della fine della guerra civile interruppe lo schiavismo in Florida. La U.S. Sugar Corporation venne accusata di mantenere lavoratori neri in schiavitù ancora nel 1942. Secondo alcune fonti, l’industria dello zucchero in Florida tuttora impiega solo tagliatori Giamaicani, le cui condizioni nei campi di lavoro non sono troppo diverse da quelle degli schiavi, e questo purtroppo e’ un problema che riguarda la stragrande maggioranza dei lavoratori dei campi.


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