
Sono nata agli inizi degli anni ’70. Ricordo che avevamo due televisioni, una in bianco e nero in camera di mia nonna che non aveva il telecomando ma i tastini da spingere su in alto, dove lei guardava Radici. Qualche anno dopo sarebbero arrivati Sentieri e Dallas, e mia nonna non sarebbe piu’ stata la stessa.
Ricordo che al bar sotto casa vendevano le uova sfuse, e che il Dalek costava 100 lire, era strabuono e lasciava la lingua viola.
A quei tempi le latterie, cosi’ si chiamavano, non bar, erano chiuse la domenica.
Tutto, era chiuso la domenica. Il mondo si fermava, la domenica, tranne per la pasticceria dove comprare le pastarelle, ma potrei giurare che era aperta fino a pranzo e poi chiudevano i battenti pure loro, come il negozio di pasta all’uovo accanto alla parrocchia che faceva affaroni per tutto il mattino.
Delle mie domeniche da bambina ricordo le meravigliose passeggiate a Villa Pamphilij a prendere aria buona e a correre e a giocare all’aria aperta. La domenica ai quei tempi non uscivano i quotidiani, ma le edicole erano aperte fino a pranzo, cosi’ che tornando dal parco ci fermavamo a comprare i giornalini o le buste sorpresa, e il pomeriggio lo passavamo cosi’. A dire la verita’ i quotidiani non uscivano nemmeno il lunedi’, visto che il giorno prima non si lavorava. Il Lunedi’ di Repubblica e’ stata una conquista forse della meta’ degli anni ’90, non ricordo con precisione.
Crescendo, ho cominciato a vivere con sgomento la chiusura totale del mondo della domenica e dei festivi in generale. Non si poteva far niente. Gli autobus passavano a scartamento straridotto. Addirittura il bus che faceva capolinea a pochi metri da casa, la domenica era soppresso.
Arrivarono le regolamentazioni condominiali che vietavano ai bambini di giocare in strada – ma per fortuna ero gia’ grandicella, dieci anni a correre sotto casa me li ero passati. Ma questo era solo il mio mondo di bambina. Che succedeva se qualcuno stava male e serviva una medicina? Bisognava andare a vedere quale farmacia di turno fosse aperta. Si’, questo c’e’ ancora, e lo trovo allucinante, soprattutto considerato che quando abitavo a Cesano e la farmacia era chiusa, potevo avere la gran fortuna di dover andare a Formello o a Corso Francia, insomma, non meno di mezz’ora di auto, indipendentemente dai chilometri. Vivendo da sola e odiando prendere medicine, mi pare evidente che farmi mezz’ora di macchina con la febbre a 40 o con la contusione alla caviglia, come e’ successo, non fosse esattamente comodo.
All’epoca della piccola Lucy, tutti i negozi erano chiusi al lunedi’ mattina, non solo i parrucchieri. E il sabato pomeriggio ne chiudevano altri, come i ferramenta, per esempio. Che dico, uno quand’e’ che sta a casa a sistemare cose? Il weekend. Te quando chiudi? Il sabato. Non fa una piega. Poi ti lamenti che la gente va da Leroy Merlin.
Che facevano la domenica pomeriggio i liceali romani? Andavano al Pincio e a Via del Corso. Quella era l’unica strada, negli anni ’90, dove potevi rimorchiare i negozi erano aperti, non tutti per la verita’, grazie ai turisti. Ed e’ ridicolo pensare che nelle domeniche dell’anno domini 2011 non avevo altra scelta che fare altrettanto. A sedici anni, come ci arrivavamo a via del Corso, che la metro piu’ vicina era a via Ottaviano, cinque chilometri da casa mia?
A piedi.
Mia sorella ed io prendevamo un bus fino a Porta Cavalleggeri, 6-7 fermate, attraversavamo a piedi San Pietro, piazza Risorgimento e via Ottaviano, e poi con due fermate di metro eravamo a via del Corso. Roba che facevamo prima a camminarle, quelle due fermate, ma vuoi mettere la metropolitana? Ma solo fino le 18, perche’ poi chiudeva.
Il prolungamento della metro A, atteso per anni e annunciato con i mondiali ’90, arrivo’ solo col Giubileo del 2000. E tuttora a Roma la Metro, quando non ci sono interruzioni per lavori, e’ aperta fino le 23.30. E mai prima delle 5.30, che le rare volte che ho dovuto prendere un treno o l’aereo all’alba, sono stata costretta a portare la macchina fino all’aeroporto perche’ non avrei saputo come arrivarci altrimenti. Ed ero nella Capitale, eh, roba che i miei quando vivevano a Formia dovevano fare i salti mortali per incastrare gli orari con il treno all’ora che passava di li’.
A Roma il primo centro commerciale arrivato e’ stato Cinecitta’2, nel 1988. Facevamo sega a scuola e andavamo li’, non ve lo sto a raccontare che da Bravetta facevamo duecento km a piedi per arrivare sempre a sta cavolo di Metro Ottaviano, mezze imboscate sul 98 che ripassava sotto casa mia per paura di essere viste dal vicino di casa, le seghe mentali degli adolescenti. E andavamo laggiu’ sicure di non essere viste da nessuno a mangiare patate fritte e milk shake alla fragola al Mc Donald’s. Se fossi stata adolescente negli anni 2000 sarei andata a Ciampino col trenino e avrei passato qualche ora a Barcellona o a Parigi, vuoi mettere? Ma allora ci accontentavamo dei primi fast food aperti.
Il sabato pomeriggio la tappa fissa era a via Cola di Rienzo, c’erano Italy and Italy che faceva un pizzotto che era strabuono, e un’altro dietro la Rinascente, ora Coin, che si scendevano le scalette e stavamo li’ ore a spettegolare e mangiare patatine. I paninari, si’, e Naj Oleari, e Drive In. Quelli erano i tempi della mia adolescenza.
A Cesano di Roma, quartiere dormitorio dove ho vissuto fino a due anni fa, c’e’ la caserma militare. Anni fa, io non ci vivevo ancora, c’era solo quella. E il cinema porno. Poi la speculazione immobiliare della Capitale ha portato le persone ad allontanarsi dalla citta’ per costruire case abusive ai margini. Passava un treno ogni ora e mezza. Anche in quel caso ci volle il Giubileo per sistemare le cose. La buonanima mi raccontava che per andare a scuola si alzava ad orari allucinanti, tipo alle 4, e per molti versi ancora adesso gli adolescenti che vivono nel quadrante a Nord di Roma devono fare lo stesso. Ma di certo sono arrivati i negozi. L’alimentari proprio di fronte la caserma apre alle 6 e chiude alle 22 passate. Ovviamente e’ sempre pieno, e per me che spesso tornavo tardi da Roma era il posto sicuro dove trovare pane fresco anche alla sera. I suoi affari hanno “costretto” l’unico supermercato del paesello ad allungare l’apertura fino alle 21, e di conseguenza ha fatto lo stesso il supermercato de Le Rughe, a due km circa. E lo stesso ha fatto poi il discount pochi metri piu’ in la’. E’ la legge della domanda e dell’offerta, e va cosi’ da sempre. Anche Cesano si e’ metropolizzata.
Ci sono localita’ che invece fanno un vanto del poter essere ad andamento lento, e sicuramente in alcuni casi e’ davvero un valore aggiunto. Pienza e la Val D’Orcia, ad esempio, e tutta la Toscana in generale. Non dimentichero’ mai lo spettacolo di Bagno Vignoni.
Anche oltreoceano la vera provincia americana non e’ certo rappresentata da Miami o New York, e sono sempre curiosa di leggere notizie delle altre italiane che vivono qui, come quando Valentina scrisse sul suo fb che il vicino di casa arrivava a cavallo o del fatto che i liquori sono banditi. Eppure alcune situazioni lente le apprezziamo solo se le troviamo altrove, magari se siamo in vacanza.
La mia Roma era quella, lontanissima da adesso. E voi? Cosa ricordate con nostalgia dei vecchi tempi?

P.S.: non e’ possibile che non siamo capaci di vendere le nostre bellezze. I siti fanno pieta’, zero immagini e ducento scritte minuscole.
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Ma varda la vamp che vuole andare a Parigi solo per qualche ora :-PPHaha i siti turistici, io sempre perche' volevo uscire un attimo un fine settimana, cerco piu' info su San Benedetto del Tronto. Vado sul sito ufficiale (!!) e c'e' una bella foto di una piazza in stile medievale proprio come header del sito. Mi piaceva e allora cerco che piazza e' e dove si trova. Ma aspetta. SBT non e' cosi' medievale. Ma la piazza e' di tutta un'altra citta'!!!! Cerco la foto e scopro addirittura che l'hanno fregata a quei pensionati californiani che ti dicevo, la hanno scattata loro a Ascoli Piceno e pubblicata nel loro blog. Insomma, come sito ufficiale ci sta proprio eh.Alla fine sono rimasto a casa.(I siti li faccio pure io):-P
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Se mi fai sta domanda mi tocca scrivere un post o un commento a puntate! Anch'io adolescente nei tuoi anni, a Milano dove sono nati i paninari e tutte le bande rivali come i Dark e i New Age e i Cinesi (boh non so xke si chiamassero così). Le latterie, le cabine del telefono, i carrelli senza moneta, le casse al supermercato con i tasti per battere un prezzo tipo 15300 lire la cassiera doveva pigiarne 4 (c'erano gli 00 accoppiati) tipo calcolatrice con ampi margini di errore, e molto altro. Un bacione nostalgico Lucy siamo state bambine in anni fantastici però!!!
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Ma stai a scherza'.E fammelo vedere un sito che hai fatto tu 😀
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Vero!! 🙂
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Io sono nata proprio nel '70 quindi ho avuto tutto: televisore senza telecomando, Radici e Dallas, latterie e Dalek! E anche negozi chiusi e la città deserta ad agosto, ma proprio da camminare nel centro delle strade più trafficate.Un ricordo speciale per i pacchetti di patatine che le mamme ci concedevano come merenda a scuola, in ogni sacchetto un giochino che poi portava un costante scambio tra compagni e un mondo di giochi credo impensabile per i bambini di oggi.Che bei ricordi mi hai fatto tornare in mente 🙂
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Per dovere di cronaca devo dirti che ancora oggi, a Torino, la ferramenta sotto casa mia chiude il sabato pomeriggio.E già che ci sono, ti dico anche che la panetteria (sempre vicino casa) chiude alle 13 e riapre alle 17.30. Poi ti chiedi come mai la gente va nei centri commerciali anche solo per comprare il pane.La mia infanzia l'ho trascorsa tra la strada dietro casa (in cortile non ci volevano) e i nonni. Se penso a quando ero piccola mi vengono in mente le sorpresine delle merendine mulino bianco, ed è strano dato che a casa mia erano una rarità. La merenda si faceva con fette biscottate e marmellata 🙂
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Le patatine Marzia le patatine erano seriamente mitiche e assai agognate!C'era una serie di giochini fruttini e verdurine, tipo mela pera banana peperone ecc. con occhi bocca naso gambe e braccia, e a furia di scambi nonostante mia mamma mi comprasse ben poche patatine sono riuscita ad averne un sacco. Bacio Sandra quella sopra.
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Il Twister dell'Algida e la manina che si lanciava contro il muro che si trovava dentro le patatine! La noia della domenica pomeriggio, quando non facevano Bim Bum Bam e le amiche erano via con i genitori. I salatini Doribar e i Baiocchi che mi sembravano grandissimi e ora sono piccoli piccoli! E dietro ogni cosa, ora c'è un ricordo, un momento, un'emozione.
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Uhhhh non farmici pensare che noi stiamo aprendo il negozio in zona di centri commerciali e stiamo decidendo di non fare orario continuato anche perché essendo solo noi due ci massacreremmo e a volte penso che il nostro non è un servizio essenziale ma ringrazio che ci siano i centri commerciali perché altrimenti non saprei come fare per farmi la spesa
poi vabbè quello dell'apertura della domenica non ti so dire perché a me la domenica piace starmene per conto mio magari in girella invece che nei centri commerciali. Le cose che ricordo con più piacere dell'infanzia sono i topolino che adoravo e che ora sono diversi, i giochi all'aria aperta e la libertà che ti può dare un paesino sperduto in campagna
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Nostalgia di quel momento magico in cui, con le 1000 lire in mano, finivo al bar parrocchiale per scegliere i miei 20 ciuccetti… e con che cura indicavo al barista al di là del suo bancone, in punta di piedi, le singole scatole: una pappamolla, una liquirizia, una coca cola… Quello era il tempo lento delle scelte importanti! 😉
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Vedrai che post che ti scrivo! Io sono nata negli anni `60 e quindi si scava ancora più nel profondo….
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Ci vorrebbe un post… Ricordo il calcio giocato in strada con i cancello delle case a fare da porte. E poi le domeniche d'inverno con Domenica Sprint, mezz'ora di solo gol, alle otto di sere: senza opinionisti, senza commenti di costume, senza polemiche, tutti i gol di a e b in mezz'ora. Da quando non lo fanno più ho smesso di seguire il calcio.
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devo dire che hai molto parafrasato e ci ho messo un pò a capire. Il tempo lento a cui ti riferisci tu a me piaceva. Non mi sembravano disservizi, ma solo regole del sistema e forse per certi versi lo sono ancora. Poi io sono cresciuta in un paese del sud e non c'è niente di meglio del pranzo domenicale?? del papà che torna a pranzo e “si appoggia” perchè i pugliesi non dicono va a dormire una mezz'ora sul divano. Poi negli anni 90 sono arrivata a milano…e lì ho scoperto un altro mondo. Che come ben sai ho amato molto, moltissimo e quelle volte che sono venute a roma mi sono “stressata” nek nn trovare mezzi, orari assurdi. Ora vivo nel paese dell'Inshallah…scusi a che ora arrivo? a che ora finisco?? Inshallah è la risposta tipica…lasciamo tutte nel mani di dio…e mi sa che hanno ragione loro!
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io ricordo con sicurewwq che qnche q torino ql lunedi mattino tutti inegozi e i musei chiusi e il parrucchiere al martedi e il macellaio al giovedi pome e altri negozi al mercoledi pomeriggio,,,e ricordo la Stampa sera che usciva con le notizie di cronaca e politica dela giornata x chi n voleva aspettare il giorno dopo anche se poi la domenica il giornale non c era !!
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A parte i luoghi, i ricordi paiono essere i miei!Mi hai fatto tornare indietro nel tempo…
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Io ch abito nel dimenticato e sperduto nord-est ti posso dire che qui le cose funzionano un pò stranamente. Quanto abitavo nella famosa città turistica (chiamata piccola Roma) e mio marito si fece male sul lavoro, io che ero senza auto non potei correre al pronto soccorso a 18 km di distanza perchè dopo le 18 non c'erano più corriere che mi ci portassero e non avevo l'auto all'epoca. I mezzi pubblici sono ancora piuttosto scarsi sia dove vivo ora sia nel capoluogo, tanto che quelle due volte che sono stata a Roma nei due anni passati mi pareva di essere al centro del mondo. Cosa mi manca? Le domeniche di una volta. Quando sì, tutto era chiuso, gelaterie e bar a parte, e si andava nella piazza della città (che non era la cragna che è ora), e si facevano le gite ed il centro era pieno di gente e si giocava con i bambini che si trovavano li. Ora quì han fatto centinaia di centricommerciali, aperti sempre (festivi compresi-Natale,Pasqua,1 maggio,25 aprile) e sono diventati la piazza della città. Poi vai in piazza e trovi il deserto. Gente che cammina? Zero. Bambini che giocano all'aria aperta? Zero. E comunque la città si è degradata un sacco. Mentre da bambina tornavo tranquillamente a casa da casa della mia amica di sera a piedi da sola, ora che ho 26 anni col cavolo che lo farei. Come minimo vorrei un carroarmato per muovermi da sola in città la sera. Ah, e la “botegheta del pan” non c'è più, Sono rimaste due o tre in tutta la città, bisogna andare nei supermercati a prendere il pane confezionato dato che quello fresco sparisce subito.
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Mi sono rivista in tutte le cose che hai descritto. Hai scritto così bene quello che era che mi è sembrato di essere di nuovo li, il sabato pomeriggio a via del corso, io ci partivo con un bus da Sacrofano per stare li a passeggiare, e poi il primo macdonald's a piazza di Spagna, e poi Baloon!! Ma te le ricordi le camicette a quadretti? Brrr….Solo una precisazione …coin a via cola di rienzo ora è Tiffany….eh già.
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uuuh che bello questo trip down the memory lane!Allora, mi vengon in mente il Calippo, i FrizzyPazzy, Il cottonCandy e tutta quella roba chimica li. E poi le figurine degli Sgorbions e altre che non ricordo…una pacchia.A proposito di siti e non saper promuovere..a quanto pare la versione del sito in inglese dell'Expo di Milano era cosi pessima che l'hanno dovuta ritirare, ma c'e' chi ha tenuto traccia degli strafalcioni, e c'era da rabbrividire. Solito sputtanao…
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I miei tempi erano quelli del Cono Palla e del Maxibon…e di un paesino nelle colline dove i bimbi giocavano per strada e andavano e tornavano da scuola da soli (una buona mezz'oretta di cammino, nel mio caso). Ma era cosi' bello d'autunno correre sotto le foglie gialle dei viali e d'estate assaporare il sole e l'aria calda della fine delle lezioni. Ora vanno tutti in macchina coi genitori (ma perché?), allora i soli due fratelli accompagnati dalla mamma tutte le mattine erano visti come due tontoloni.Ed erano i tempi delle colonie al mare con le suore, dove al secondo giorno della mia prima volta a 6 anni mi persi sulla spiaggia gremita e camminai per ore (allontanandomi di 6 Km)… e poi alla fine seppi anche chiedere aiuto in un chiosco e farmi accompagnare in vespa al mio lido dando le poche indicazioni che ricordavo :)Da quella volta venne sempre anche mia madre in colonia…Ehi Lucy, ma tu…eri paninara? Io non li ho vissuti, sono gggiovane :D, e comunque credo sarei stata dall'altro lato, ma ricordo il personaggio di Braschi di Drive-in e tutti i film di Jerry Cala' & co. I miei tempi erano quelli del grunge. Ma io ascoltavo Pink Floyd e U2 anche se conoscevo tutta la musica possibile.
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io sono nata a metà dei '70, ma ho passato l'infanzia nella profonda campagna veneta. Tra i gruppetti di case e il paese magari c'erano 7/8 chilometri e la maggior parte delle massaie aveva solo la bici. C'era per ogni gruppo un minuscolo negozio, di quelli con le tende a fili di plastica, che aveva solo pane e latte. E quindi il “supermercato” era su ruote. Un giorno alla settimana passava questo furgone fatto come quelli del mercato, che vendeva di tutto, dai detersivi all'immancabile baccalà “ragno”, e si fermava casa per casa. Dove vivevo io c'erano galline e lui accettava anche baratti con le uova fresche. E mi manca la cucina economica, alimentata coi torsoli delle pannocchie. E il pan biscotto che ti offrivano le signore anziane per far colazione, con una ciotolona di latte macchiato col caffè perché il nesquik era una roba esotica che mica compravano. Ma in assoluto la cosa che più ricordo con amore dell'infanzia erano le sorprese delle merendine mulino bianco, le gommine a forma di crostatina e tegolino, e quelle ore infinite estive in cui non c'era NIENTE da fare e anche solo avere il permesso di comprarsi un cornetto era un evento. Poi a metà anni 80 siamo venuti a vivere “in città”: uno shock culturale 😀 gli autobus! la gente! CINEMA! Il centro commerciale! Sono passata in cinque minuti dagli anni 60 ai paninari. Devo ancora riprendermi. :*
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Anche io come te non sono così convinta che “la domenica tutto aperto” faccia il bene della comunità, inteso proprio come la gente che abita nella zona: non rende più la domenica diversa dagli altri giorni, ti spinge a fare, comprare, cercare. Probabilmente la differenza è anche la dimensione della realtà in cui viviamo: qui dieci chilometri sono 2 minuti di macchina, a Roma mezzora.
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Oddio, Baloon! Ma che mi hai fatto ricordare. Io facevo il tuo stesso itinerario (anche se arrivavo dalla più vicina Garbatella! Quante volte ci saremo incrociate!?)
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Io facevo le vasche avanti e indietro per via del Corso che all'epoca mi sembrava lunga 20km dato che ci mettevo 5-6 ore per percorrerla, e tornavo a casa e mi lavavo i capelli e usciva l'acqua nera!
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L'acqua nera dopo essere stati a via del Corso, confermo! Noi in alternativa avevamo “lo struscio” sulla passeggiata di Frascati, dove il nero di Roma si vede in lontananza dall'alto. Le ore a far stare su i capelli, Starsky&Hutch, Cinecittàdue che sembrava spaziale, l'autobus zeppo per andare a scuola che spesso non si fermava neanche, Invicta in tutte le declinazioni, il ciesse giallo che non c'era bisogno di chiedere dove fossi: se c'ero me vedevano! Le fettuccine la domenica, la frutta bacata e saporita della vigna… In ultimo: stupirsi davanti alla barcaccia dicendo con accento straniero quanto era bella fontana di Trevi e godersi le facce di quelli intorno 🙂
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Che bel post! Mi hai fatto ripensare ai più teneri ricordi della mia infanzia, quando, metà anni '80, passavo tanti sabato sera a casa dei nonni. Ho seguito non so neanche più quante edizioni di Fantastico! E poi la domenica, dopo aver buttato giù dal letto lo zio giovane, che aveva fatto le ore piccole, si pranzava tutti insieme con i ravioli fatti a mano dalla nonna: buonissimi!A proposito di negozi, qui ancora oggi di domenica è tutto chiuso, tranne che nei periodi di massima presenza turistica; gli unici sempre aperti sono i grandi supermercati
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Uuuh vero, le patatine!!
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Si infatti per quello ho scritto Poi ti lamenti che la gente va da leroy merlin: anche a Roma e' ancora cosi'
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aaaaah la manina splatter!! 😀
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Posso solo immaginarlo! E il Corrierino dei piccoli, il Manuale delle giovani marmotte (della sister, io preferivo quello di Candy), e il giornale di Barbie? 😀
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Che carina!! ❤
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🙂
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Ci credo. Paolo Valenti era un'istituzione!
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🙂 si apprezzano anche le culture diverse dalla nostra!- per la parafrasi: sono d'accordissimo con te quando dici che tolleriamo i disservizi soprattutto se in vacanza e in posti meno sviluppati del nostro; pero' per quello che riguarda la ben nota diatriba, mi sento di dover dare ragione a Vale –
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Vero, a Roma c'era Paese Sera!
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Bello, davvero? Per una volta ho voluto evitare i ricordi brutti della roma anni '70, quelli purtroppo ci sono stati eccome, e ne ho gia' parlato… non credo cosi' universali.
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Credo conti anche quello.Pero' c'e' da dire che quando a Moncalieri la domenica e' tutto drammaticamente chiuso, andare al centro commerciale significa anche avere la giostrina con i cavallini per i bimbi al 45simo o farli giocare insieme ai gonfiabili del Lingotto o al parchetto del Decathlon. Insomma, non e' che tutto e' sempre da demonizzare.
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Baloon!! Non amavo quel tipo di abbigliamento, ma capisco che sei piu' piccina di me, andava di moda negli anni 90. A quei tempi frequentavo Biblioteq col commesso piu' bibliofilo del mondo :DTiffany? Ma dai… in due anni quante cose saranno cambiate!
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Ho letto!!I frizzy pazzy, non avrei mai potuto ricordarmene il nome!!
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Non ero paninara, forse piu' madonnara, non saprei.. i tempi erano quelli, ma non ho mai seguito particolarmente le mode. Pero' si', avevo i jeans alla mese'allagatacasa, l clarks e il dolomite (no moncler), e subito dopo pero' i guantni di pizzo, cotonavo la frangia e cinquantadue (mi pare) braccialetti di caucciu'. E i famosi fiocchettini nai oleari.
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F I G A T A
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hahahahahahaha orribile!! 😀
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:DL'invicta!! Ma quanti ne ho avuti?!
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Yummm chissa' che profumo in quella casa!!E non ho scritto del ragu' che mia mamma faceva la domenica, che ci inzuppavamo in pane dentro mentre era ancora a cuocere!
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Io ho passato l'adolescenza in tanti posti diversi e sto cercando di tirare fino ad oggi. Senza andare così in là con gli anni, ti dico che oggi, sabato in provincia di Valencia, nel mio paesello è tutto chiuso: edicola, ferramenta, panetterie …e questo mi obbliga a dover anticipare tutte le piccole spese durante la settimana, un pezzo qua, uno là, scappare dal mio di negozio per andare da quello di fianco a comprare lo scotch. Perché se poi mi dimentico figuriamoci se prendo l'auto per andare al Carrefour, ma stiamo a scherzá? Aspetto 3 o 4 giorni. Poi qua in Spagna c'è pure la siesta obbligatoria, tutto chiuso dalle 14 alle 17.30, però poi rimangono aperti fino alle 21. Quando abitavo in un'altra Cesano (Maderno, in provincia di Monza, oggi, Milano ieri) le domeniche pomeriggio si passavano in discoteca, che tristezza, io mi annoiavo a morte quindi ricordo che andavo a pattinare fino a Seregno quando non avevo le gare di atletica. Che tempi!E`dal 2000 che non vado in Brianza,chissà cosa farei io oggi là… Ma è anche vero che se fossi rimasta brianzola (non si offendano le brianzole in ascolto), non mi sarebbe piaciuta quella vita, ho studiato a Milano, ma è una città e una zona che non mi piace più e non rimpiango.
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Baloon di piazza di spagna ci sono stata anch'io da turista!!!!!!!!!! sandra
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Il fatto è che PRIMA qualunque spesa la maggior parte della gente la faceva in mezzo alla settimana senza problemi. ORA la maggior parte della gente in mezzo alla settimana è al lavoro e ha solo il we per fare tutto il resto, incluso comprare qualunque cosa… o no? Io di gran differenza vedo questa…
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grazie dei complimenti! io l'idea per il mio friuli ce l'avevo, é la politica che m'ha frenato perché il turismo é deciso dalla politica e le mie idee son state bloccate. grandi idee, han detto, ma non han fatto niente. il meglio era che erano idee a costo quasi zero, ma han preferito quelli che gli vendevano le idee a 5.000€, boiate incredibili, e li mi son detta che non c'era futuro. e son tornata qui. e la mia idea ora me la stan copiando alla grande…io devo far pagare le idee, non mettermi a farle! 😉
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La Patti bambina era probabilmente negli stessi luoghi allo stesso momento.Ma non ricordo quel periodo con nostalgia, anzi.
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🙂 come cambiano le cose, vero?
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