Si tratta di gesti apparentemente casuali, ma che in realtà nascondono un intento dimostrativo e/o aggressivo, che non può essere espresso in un altro modo.

Il caffè di L.: “Mi trovavo in vacanza con una persona, e mi stava rendendo le giornate impossibili. Scorbutica, astiosa, ostile. Una mattina, mentre preparo il caffè, comincia a lamentarsi di dove appoggio le tazze, e di come riempio la caffettiera, e poi una volta pronto di quanto ne abbia messo nella tazza. Mi siedo al tavolo e comincio a mangiare i miei biscotti, appoggiando le stoviglie su una tovaglietta per non lasciare briciole nè aloni sul suo tavolo. D’un tratto il braccio aggancia la tovaglia e la strattona, quel tanto che basta per spostare la tazza e far rovesciare il caffè sulla sua sedia nuova di tappezzeria, e sulla moquette. Ero mortificata, ma ho pensato subito che ero talmente tanto arrabbiata con lei che mi sono vendicata in questo modo indiretto.”

L’agenda di S.: “La mia relazione con C. stava subendo uno stallo inaspettato. Ero la sua amante già da sei mesi, ma lui non si decideva a parlare a sua moglie. Il tempo sembrava essersi fermato e cominciavo a disperare che lui volesse farlo. Una sera, come altre, in assenza della moglie, vado a casa di C. per passare la notte con lui. Il mattino dopo preparo le mie cose e all’alba vado via prima che lei rientri. Solo a casa mi rendo conto di non aver con me l’agenda. Improvvisamente ricordo: è rimasta sul tavolo del salone, aperta, con scritto il nostro appuntamento. Forse volevo farle scoprire tutto, visto che lui non le parlava di noi.