Storia di Miami – lo spiegone

La città di Miami nasce per motivi commerciali e turistici. Venne fondata nel 1896 quando Julia Tuttle convinse il costruttore Henry Flagler ad estendere la linea ferroviaria a sud di Palm Beach, dove gli aranceti non avrebbero subito gelate. Sebbene la storia di Miami contenga tracce di insediamenti indiani risalenti a 2000 anni fa, e di missionari spagnoli intorno al 1500, e’ dai primi del 1900 che cresce a ritmi impressionanti.

Sono degli anni 15 del novecento Villa Vizcaya e The Barnacle, esempi di una città dove vivevano ricchi imprenditori che contribuirono alla sua crescita.

Nata grazie ai lavoratori Bahamensi, fino agli anni ’30 Miami e’ più che altro stata il luogo dove i ricchi americani andavano in vacanza. E’ stata la capitale americana del gioco d’azzardo e quella in cui il Proibizionismo era praticamente assente, motivo per cui molti Americani si trasferirono in Florida. La speculazione edilizia divenne massiccia al punto che il trasporto marittimo e portuale collassarono, nel 1926; nello stesso anno un uragano distrusse la città, e la Depressione economica successiva al ’29 determino’ un’ulteriore battuta di arresto nella crescita di Miami. Negli anni della seconda guerra mondiale, Miami fu allo stesso tempo sia il luogo in cui i soldati dell’aviazione americana avevano i loro addestramenti, sia quello in cui tantissimi ebrei trovarono rifugio dall’Europa.

Poi nella storia di Miami arrivarono Kennedy, Cuba, e la Baia dei Porci. Senza entrare nel merito dell’embargo, di cui ognuno potrà farsi un’idea se vorrà, la Florida e’ diventata meta di sbarco dei fuggitivi da Cuba. I primi ad arrivare a Miami furono gli esuli volontari, i contestatori del regime castrista e della politica di nazionalizzazione delle proprietà private. Poi arrivarono i criminali, liberati da Castro per essere espulsi dall’Isola.

Leggi anche: l’altra faccia dell’embargo: cosa pensano i Cubani a Miami

I cubani a Miami

Molti esuli si stabilirono nel quartiere di Riverside che venne ribattezzata Little Havana. La comunità ispanica cominciò a superare quella afroamericana, contribuendo massicciamente all’economia Miamense.

Lo spagnolo e’ tuttora la lingua più comunemente parlata in città, e nel tempo anche altre etnie ispaniche sono sbarcate a Miami in cerca di fortuna. Molti cubani hanno ricreato le condizioni economiche che possedevano prima dell’esilio dalla loro isola e regolarmente inviano soldi e beni di necessita’ alle famiglie rimaste in patria; altri tentano la carta del ricongiungimento familiare.
Dopo un anno di permanenza negli Stati Uniti, l’esule cubano ottiene la cittadinanza. Lo stesso accade per gli Haitiani, ad esempio, e a tutti i perseguitati politici.

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via Miami Herald

Dal 1970 in poi Miami e’ stata teatro di continui sbarchi di cubani che fuggivano dalle ristrettezze della propria patria. Il più noto esodo e’ quello di Mariel, nel 1980. I transfughi vengono chiamati balseros perché scappano su imbarcazioni di fortuna, in balia degli squali e delle correnti, anche se più spesso sono oggetto di tratte umane. Tutto questo accade perché i cubani non hanno il permesso di lasciare l’isola se non esplicitamente autorizzati dal governo. Non hanno nemmeno un passaporto.

Negli anni giunsero cosi’ tanti cubani in Florida che Clinton, nel 1994, ha promulgato una legge, ribattezzata del pié mojado e del pié seco. Sostanzialmente, se i profughi riescono a raggiungere le coste americane con i piedi asciutti, se ce la fanno con i propri mezzi, beneficiano dei programmi di immigrazione previsti; al contrario, se vengono intercettati in mare con i piedi bagnati vengono rispediti a Cuba.

Obama ha revocato questa legge nel dicembre 2016.

Miami Vice e la cocaine era

La storia di Miami ha anche una pagina più oscura. Negli anni ’80 e ’90, Miami divenne la principale destinazione per il contrabbando di cocaina proveniente da Colombia, Bolivia, e Peru. I narcotrafficanti portarono miliardi di dollari a Miami, velocemente riciclati nell’economia locale con alberghi e condomini di lusso, concessionari di auto extra costose, locali notturni. Insieme alla droga arrivo’ la criminalità con i cosiddetti cocaine cowboys. La serie tv Miami Vice rappresento’ perfettamente lo stato di una città ricca, spregiudicata, e terribilmente affascinante.

La Manhattanizzazione

Nel decennio 2000-2010, a Miami c’e’ stato un enorme boom edilizio, che ha portato la città a svilupparsi in altezza grazie alla costruzione di 20 dei 25 più alti edifici. Il fenomeno e’ stato chiamato “Miami Manhattanization” e ha completamente cambiato lo skyline della città, il cui downtown e’ diventato il terzo più grande degli Stati Uniti, dopo New York e Chicago.

La presenza italiana

Inoltre, cito da Wikipedia,

Miami ospita la più ricca comunità italiana degli Stati Uniti, molto attiva nella moda e nella produzione di barche. Senza contare le persone di origine italiana (circa 300.000) sono circa 45.000 coloro che, nati in Italia, risiedono nella maggiore città della Florida. Miami ha uno dei maggiori consolati italiani negli Stati Uniti ed è una delle quattro destinazioni statunitensi dell’ex Alitalia. Comunemente si pensa che gli immigranti di Miami siano soprattutto ispanici e caraibici, ma la città ospita anche le più grandi comunità immigrate finlandesi, francesi, sudafricane degli Stati Uniti e tra le più grandi israeliane, russe e turche.

Miami e’ una vera e propria città di frontiera, ma spesso si sovrappone la città di Miami Beach a Miami. Nella prima sono presenti gli italiani, le spiagge e i locali notturni.

Vivere a Miami significa dover entrare nella cultura ispanica, oltre che necessariamente nella lingua. Ci sono espressioni, abbigliamenti, atteggiamenti, che nulla hanno a che fare con la cultura anglosassone e con l’immagine Americana prevalente. Questa e’ un’altra città, e’ un ibrido, e’ una continua messa alla prova di convivenze differenti. Vivere a Miami significa capire la psicologia del Cubano, esule tra gli esuli, costretto a vivere di nostalgia per la sua terra – nonostante i giovani siano decisamente più distanti da questo atteggiamento. Sembra di parlare di Ebrei. Non e’ facile comprendere la “presunzione” di alcune persone, più avanti negli anni, che sono arrivate qui e hanno ricostruito non solo la loro vita ma anche la città, e giustamente se ne sentono i comproprietari. Serve a volte un doppio livello di lettura per capire lo strapotere del Caribe rispetto al Wasp. Ma e’ anche questo il fascino di Miami, la sua attrattiva, la sua capacita’ di combinare l’efficienza americana col colore latino.

Foto in anteprima: Flagler St, 1926 circa, via Miami Archives


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15 commenti

  1. La storia dei criminali cubani “sbolognati” a Miami mi ricorda inevitabilmente Scarface di De Palma :)Sì, dev'essere proprio affascinante vivere in una città così ibrida e multistrato.E poi..le città di frontiera mi attirano un bel po', sia per le trame politiche e storiche che le caratterizzano, sia per quello che producono a livello umano e “culturale”.

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  2. una volta trovai su yahoo answers una tizia che chiedeva come raggiungere Cuba da Miami, se con l'aereo o col traghetto, mi sa che gli embarghi sono una cosa un po' complicata da far capire nel 2012comunque ora non ricordo proprio bene perche' e per come, ma mi ricordo di un evento abbastanza recente e eccezionale su cui fecero un documentario, delle famiglie cubane arrivavano in aereo a Miami e si ricongiungevano dopo decenni con gli altri che ce l'avevano fatta. Ora non so come hanno fatto ma mi sembra che si parlava di metodi che aggiravano l'embargo oppure che era stato “ridotto”, boh!

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  3. No Jack quell'embargo non c'entra niente con questa storia… I cubani non possono uscire dall'Isola. Punto. Percio' poi si sposano gli stranieri o evadono.L'altro embargo, quello commerciale USA, e' stato ridotto, e da qualche tempo gli americani possono viaggiare a Cuba.

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  4. anche io, come Giacomo,mi ricordo di un servizio tv che faceva vedere dei cubani che con un permesso del loro governo potevano far visita ai propri parenti ma poi dovevano tornare indietro.

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  5. […] Quando sono arrivata qui per la prima volta non sapevo cosa aspettarmi. Ero in vacanza per una settimana e non mi ero informata di nulla, ne’ avevo mai visto qualcosa di Miami. Niente. Nemmeno una foto. Non era una destinazione che mi aveva mai attratta, essendo nota per la vita notturna ed i locali. Non avevo idea di come fosse la citta’, se avrei trovato case o palazzi, a malapena la sapevo collocare geograficamente. Ricordo il tragitto dall’aeroporto verso l’albergo, un misto di curiosita’ e delusione: sebbene qui la natura sia rigogliosa e dia alla citta’ ombre e colori particolari, i negozi, o meglio la maggior parte dei negozi, sono molto diversi da come li abbiamo in Italia. Raramente ci sono insegne luminose, le vetrine non sono affatto curate come da noi e spesso sembrano cadenti e vecchi. Eppure questa citta’ ha solo cento anni. […]

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  6. […] Miami e’ una città molto giovane, nata nel 1896, e cresciuta in modo estremamente rapido tra il 1915 ed il 1950. Il suo boom immobiliare, dovuto sia alla sua veloce espansione turistica che all’immigrazione da America latina e Cuba, ha portato alla nascita di tanti nuovi quartieri i cui nomi sono spesso ovvi, altre volte nascondono invece un qualche significato. In questo post troverete 25 tra i più popolari quartieri di Miami, ed i loro significati. […]

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