La sindrome dell’emigrante

da Nonciclopedia – leggere Nessuno e l’Italia 😀

Ascolto Radio Deejay da qualche settimana, e non riconosco piu’ niente. Non mi piace piu’ niente. Sento cantanti sconosciuti, dai nomi sconosciuti, e mi fanno cacare. Di tutte le canzoni italiane che passano mi e’ piaciuta solo quella di Max Gazze’. Leggo sul giornale di polemiche di un certo cantante italiano, a me ignoto, che sarebbe venuto in America ad insegnare il rap e gli avrebbero detto Tornatene a casa che e’ meglio – e vorrei vede’, come se un Americano viene da noi per insegnarci a far la pizza, gli diremmo Poldo, tornatene a magna’ panini. Nello spettacolo non cambia mai niente, avevamo la Carra’ l’anno scorso a The voice e stamattina leggo che sara’ ospite a Sanremo, le voglio bene ma non avra’ fatto il suo tempo? E poi per assurdo leggo che Vittoria Puccini interpreta Oriana Fallaci, e la vedo in foto con una orrenda parrucca grigia, ma certo, c’e’ questo strano fenomeno italiano per cui una certa generazione – ad occhio direi quella della mia eta’ – non esiste mai. Soprattutto se donne. La politica, lasciamo perdere, e’ come una soap opera: anche se non seguo niente per giorni, quando torno ad aprire il giornale non e’ cambiato proprio niente, solo qualche tassa in piu’.
Tutto il giorno leggo, scrivo e penso prevalentemente in italiano, e infatti il processo di acquisizione della lingua arranca, anche per colpa dell’onnipresente spagnolo. Per dire, conosco sta mamma al parco, carina carina, parla un buon inglese e penso, E vai, pratichero’ con lei!, e invece la seconda volta che ci vediamo mi parla in spagnolo, rispondo in spagnolo, mi dice che sono una scheggia e continua in spagnolo. E allora le rispondo in inglese, lei continua in spagnolo. Non c’e’ niente da fare. Pero’ ci messaggiamo in inglese, almeno quello… Nelle nuove classi non ho stretto amicizia con nessuno, si chiacchiera li per li ma poi ognuno per i fatti suoi. E in questo periodo non ho proprio voglia di fare altro, sono stanca, non ho energie da investire nei rapporti sociali. Ma notavo che ogni volta che scrivo, su fb o sui blog che seguo, tendo a scrivere in romanesco. Si sta accentuando questa cosa. E allora pensavo che sono come quegli immigrati di inizio secolo, che sono venuti qui portandosi il dialetto che parlavano a casa ma che non era italiano, e infatti i loro discendenti dicono paisa’ e cantano O sole mio ma non sanno nulla dell’Italia.

E alla fine e’ cosi’, che non sto ne’ di qua ne’ di la. Lo so che e’ un processo, e che la maternita’ non aiuta tantissimo, che ora le giornate sono corte e il pomeriggio al parco non si va piu’ e che i sabati e le domeniche bimba e’ sempre pecetta e stiamo a casa. Pero’ ecco, non leggo notizie di qui, anche perche’ c’e’ questa strana cosa per cui o guardi la Cnn o hai notizie solo dalla tua contea. Per dire, come se i romani non sapessero cosa accade a Pisa. Le radio di qui sono penose, ce ne e’ solo una carina che fa intrattenimento e la sento un po’ quando porto bimba al nido. Si e’ un po’ chiusi in un microcosmo, culturalmente e’ difficile aprire i propri orizzonti oltre un certo spazio, e poi ci si meraviglia perche’ gli Americani non conoscono la geografia. Poi per fortuna vado al College (vado al College!! E che fanno le mamme che stanno a casa?) e trovo un prof in gambissima che ci insegna cose per me nuove, come i Film Noir, ne abbiamo gia’ visti due e dovremo scrivere un saggio a proposito. E poi per il resto tanti social, vecchie amiche che non mi fanno mai sentire sola e nuove amiche virtuali che mi rendono partecipi della loro vita, ed e’ bellissimo, mi emoziono come se le conoscessi da sempre. I sentimenti sono diventati estremi, mi incazzo per cagate e piango per le belle notizie.

Ah no ma quella e’ la vecchiaia.


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56 commenti

  1. Io questa cosa delle notizie la risento un po' non avendo la tv e quindi mi sembra di ignorare un po' tutto quello che succede nel resto della nazione che è immensa. Leggo prevalentemente giornali italiani (e non so neanche bene perché lo faccia) e la parte del seattle times relativa al mio quartiere, giusto per sapere quante rapine ci sono ogni settimana -_- Il college è sicuramente un grandissimo aiuto. E comunque…eddaje continua a scrive in romanesco! 🙂

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  2. Vivi davvero una situazione particolare… Ma almeno hai la possibilità ti tenerti informata su più fronti. Certo immagino il tuo straniamento, nel mio piccolo anch'io quando ho conosciuto mio marito ho cambiato città, mollato casa e lavoro e per 7 anni ho vissuto in un altro posto, non lontano come l'America ma in fondo è stato lo stesso: mi sono sradicata. Non rinnego niente ma comunque è stato un rovescio della medaglia bruttino.

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  3. …aò, nun te ce provà a scrive in inglese che vengo lì e te corco!!!!!!!!Devi prendere bene il ritmo, poi vedrai, andrai come un treno e penserai “poracci sti italiani rimasti in patria!”.Un abbraccio e tieni duro.

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  4. ma no è proprio la sindrome dell'emigrante! a Berlino avevo comprato anche la radio con connessione wifi, e potevo sentire le radio italiane e perfino i podcast (una radio fighissima lo so, l'avevo regalata a lui, ma me la sono tenuta!)Poi credo che piano piano passi…io lavorando cercavo di capire di più della realtà circostante parlando con i colleghi. Sono certa che è una fase…ma la attraversi solo per farci sentire importanti, vero? ^_^

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  5. Io dell'Italia so pochissimo, a parte quello che leggo nei tuoi link su FB :DEhi, i noir? Dei tempi d'oro? Avete visto il classico dei classici Ascenseur pour l'échafaud (Ascensore per il patibolo) di Malle? Adoro.Tra l'altro Miles Davis ne scrisse la (bellissima) colonna sonora guardando scorrere le immagini del film e praticamente improvvisando tutto coi musicisti…in poche ore l'opera era completata, la magia s'era compiuta! Altri tempi 🙂

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  6. Capisco perfettamente! Io appena arrivata mi guardavo mentre facevo colazione il tg italiano della sera prima, ma poi mi sono persa…e quando torno in Italia in vacanza accendo la radio, guardo la tv e non riconosco piu' nessuno! Ti suggerirei di guardare serie televisive in inglese, o, visto che ti piace leggere, abbonarti a un giornale. Io ho l'abbonamento a Time (lettura acculturata) Marie Clare e Cosmopolitan (per staccare il cervello). Aiuta con l'inglese!

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  7. Io volevo scaricare delle canzoni nuove ieri…e non me ne veniva in mente nessuna perchè qui ascolto solo una radio che mi piace un mucchio ma passa i nirvana, i queen e forse i metallica…non so più cosa passano le radio nè di qua nè di laà…quando sono andata in Italia a luglio due persone mi hanno fermata pensando che fossi quella della pubblicità della Tim che manco sapevo chi era!!…insomma, salto di palo in frasca ma per dire che sto messa come te e con il Tecnico ormai parlo solo dialetto ferrarese, mantovano con i miei e napoletano con i colleghi…L'inglese lo pratico attaccando pezza alle persone nei supermercati e negli uffici…e dalle 6 alle 8 di sera, quando in lab restiamo solo io e il cinese transgenico e io gli insegno l'italiano e lui mi parla in inglese!

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  8. ma no, sono americani, e avendo inventato loro il noir io scommetto che avranno visto The Night of the Hunter (la Morte corre sul fiume, con R.Mitchum) oppure The Spiral Staircase (la Scala a Chiocciola)Sister, cosa vete visto, che siamo curiose!?!??

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  9. No, questa si chiama empatia. Anch'io ascolto Radio Deejay da moltissimi anni ormai ed effettivamente a parte alcuni punti fermi, gli altri…chi caspita sono? E poi hanno la voce tutti uguale???

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  10. io sto qui, nel “bel paese”.e non ho mai vissuto altrove.eppure questo senso di straniamento, di spaesamento, di sentirsi a volte sintonizzati altrove e non riuscire ad andare alla stessa marcia (marcia) di questa lenta italia, lo sento anch'io.per fortuna ho attorno una piccola ma ben salda cerchia di persone, vere e presenti, che camminano con me, e c'è qualità, e curiosità e voglia di fare e sete di nuovo e fame di contradditorio.me la tengo cara questa compagnia, anche se a volte ci sentiamo tutti un po' fuori luogo e soli.e anch'io mi sento vecchiotta, spesso. 😉

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  11. Ommioddio. Ma era quello che provavo quand'ero giù! Banalmente credo che o vivi in una grande città, o vivi in un microcosmo senza sapere niente dell'esterno. Io mi sento straniera e sono tornata a vivere in un posto dove ho vissuto 22 anni della mia vita……. mi sento straniera così come mi ero sentita straniera sette anni fa andando a vivere in Sicilia. E forse è vero che i sentimenti in questi momenti delicati (no, cara, non è la vecchiaia!) si amplificano. Sta succedendo anche a me, improvvisamente, in questo mio sentirmi “nè qui nè là” scopro un miliardo di persone che mi sono vicine, anche se magari sono lontane e boh. Il cuore si scalda.Come tutto, ci vuole tempo. Devi imparare a vivere da americana conservando la tua italianità – e non è per niente facile. In più sei mamma e hai un miliardo di domande in più sul come comportarti, sacrosanti dubbi e incertezze. Ma per favore, non guardare più le notizie dall'Italia, ti facciamo un cenno noi quando succede qualcosa di nuovo!!! :DUn abbraccioCla

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  12. Secondo me in gran parte è proprio la vita che è così, la giornata ha 24 ore, se fai una cosa in più da una parte ti perdi qualcosa dall'altra. Che poi metà delle cose che non conosci o non riconosci da lì valgono paro paro per me qui: io adoro i telefilm americani, sono una drogata di telefilm, però li guardiamo in lingua originale e quindi la tv resta spenta per mesi e mesi di fila. Già a non vedere la tv ti senti un alieno, l'altra sera a cena qualcuno parlava di pechino express ed io pensavo fosse UN FILM!Per non dire di “che figo tizio, che bboono caio” e tu pensi “ma che sono? attori? modelli?” NO CUOCHI! Cristo :-/Potremmo fare il meglio della settimana direttamente dal corriere, è che poi ci viene da spararci… :*

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  13. Mi piace questo tuo lato tenero che si affianca alla romanaccia daje, com'è che la chiami nei post, la viperetta? Non mi ricordo, comunque, anche io non mi ci trovo, però devo dire che anche quando ero in Italia non mi ci trovavo mica tanto.

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  14. È interessante questa tua riflessione perchè ti assicuro che nel mio piccolo l'ho vissuta anche nel passaggio dalla provincia di Modena (all'epoca ancora sfolgorante emilia rossa e ricca) a Roma. Io sono rimasta legata a quell'Emilia, che adesso non è più (per dire, chiamano la mia città amichevolmente Carpistan per la massiccia immigrazione pakistana, per dire solo una differenza). E con Roma ho fatto pace quando sono andata a vivere con mio marito, ci ho messo tanto ma tanto ad accettarla. Immagino quanto possa essere spiacevole questa sensazione un po' di tabula rasa intorno.

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  15. Solo per dire che la questione della musica penso sia legata all'età più che alla geografia. Io ho ricominciato da un anno a buttare un'orecchio alla produzione contemporanea. Se mi fate pensare che Kurt Cobain che ho visto in concerto è morto quasi 20 anni fa piango.

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