Una lettera pubblicata su Il Messaggero mi ha riportato alla mente il giorno della mia separazione.
Febbraio 2008. Stavo appena cominciando a ri-vivere: ero nella nuova casa da due settimane, molti scatoloni erano ancora da svuotare e accatastati in una stanza, il salotto, l’unica che potesse accogliere i pezzi della mia anima persa in attesa di un posto migliore.
Ore 9, Tribunale Civile: il mio quasi ex marito, il nostro amico comune e comune avvocato, ed io. Gente, tanta, tanta gente. Confusione, viavai, io ero smarrita e confusa. Stavo subendo tutto questo dolore da mesi, ma sapevo che ormai era solo la coda, la mia vita aveva già assunto una nuova forma.
Aspettiamo in un corridoio lungo e largo, davanti a noi tante coppie a compilare frettolosamente i moduli per l’assegnazione del mantenimento, dei figli, le richieste.
Il vissuto che ho di quelle ore è di assoluta solitudine. Sono sicura che loro due parlavano tra di loro, non so e non ricordo se ho partecipato o no.
Finalmente entriamo.
La stanza è quasi completamente occupata da una scrivania lunghissima dove siede il giudice insieme ad altre due persone; noi tre dalla parte opposta. Il giudice legge ad alta voce i codici e le motivazioni del ricorso presentato dal nostro avvocato senza mai alzare la testa verso di noi. Non ci ha mai guardati in faccia, a malapena lo ha fatto per chiederci di firmare.
Trenta secondi? Sì, credo fossero trascorsi trenta secondi in tutto. Ci fanno uscire, avanti i prossimi, sono un’automa, non ho capito niente, ho solo firmato.
Precedo volutamente l’ormai ex marito, e lui dietro di me fa un gesto che mi irrita profondamente: mi mette le mani sulle spalle e me le stringe, come a dire “coraggio”.
Coraggio?? Coraggio?? Ma questo è niente, con tutto quello che mi hai fatto passare!! Questa è stata una boccata d’aria fresca, è durata un attimo, altro che i tuoi silenzi ostinati di mesi e la tua imperturbabilità di fronte alle mie lacrime!
Libera… ora finalmente sono libera! Libera di rifarmi una vita, libera di pensare a me, libera di ignorarti, non risponderti al telefono, libera di odiarti, perchè mi hai fatto male. E tanto.
Oggi avevo appena finito di leggere la lettera sul Messaggero quando trilla la mia email: è il nostro avvocato, è stata fissata la data per l’udienza del divorzio!
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[…] solito ci andavo con i piedi piombati e volevo vederci chiaro, soprattutto alla luce delle recenti scottature. Lei mi dice che si’, lui e’ uno che sa essere molto eccentrico, ma sentiva che avrei […]
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[…] tre stanze. Beirut. Insisto a dire che Roma è Beirut. Ci chiamano alle 10.40. Entriamo, la giudice stavolta è cordiale e accogliente, ci fa accomodare. “Avete celebrato il matrimonio in Comune? Una […]
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[…] attesa di iniziare la mia nuova vita di cui non so ancora nulla. Come ho già accennato ad esempio qui, sono stata sposata, ma ovviamente prima di esserlo sono stata a lungo fidanzata. Avevo una […]
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