Dark shadows

Siamo andati a vedere Dark Shadows. Erano anni che non vedevo un film di Tim Burton, e questo mi ha veramente divertita. Il cast e’ d’eccezione, Johnny Depp e’ sempre perfetto per questi ruoli un po’ folli, ma ho apprezzato molto anche Michelle Pfeiffer e Helena Bonam Carter.

D’accordo ma non e’ di queste dark shadows che voglio parlare, ma di quelle che comincio ad avere in testa. No perché avere – anche se per il momento la mia e’ ancora l’attesa di – un figlio ti fa cambiare la prospettiva di tante cose. Credo che ciascun genitore voglia il meglio per i propri figli, giusto?

Ecco, io mi ritrovo di nuovo con i miei pensieri + razzisti, che proverò a mettere in ordine.

Vivo in un paese straniero, la cui cultura fondamentalmente potrebbe anche assomigliare a quella occidentale, ma nei fatti vivo in uno stato completamente lontano dai canoni americani. Miami e’ una città di frontiera, fatta di tanti sud del mondo che arrivano qui più o meno legalmente per cercare di migliorare la propria vita.

Come tante città ci sono quartieri e quartieri. Ieri abbiamo attraversato Coral Gables e Coconut Grove, che prima o poi dovrò fare un video per farvi vedere che meraviglia di case e di natura circondano questi due quartieri; entrambi confinano con una zona decisamente più modesta e più vecchia storicamente, che ovviamente risente del tempo trascorso e delle minori disponibilità economiche per risanarla, ed ecco, la differenza e’ proprio tanta.

Il campus che frequento ora e’ bellissimo, quello che e’ li e’ solo un blocco di cemento in una strada storica, la Calle Ocho, che potrebbe essere paragonata a Trastevere, dove c’e’ la romanità più verace e popolare.

Qui a Miami, ma forse in tutti gli Stati Uniti, i ricchi sono proprio ricchi. Le loro case sono pazzesche, ed e’ vero che si tratta spesso di gente che si e’ fatta e si fa un tallero cosi’ per arrivare a quel benessere; e’ anche vero che in moltissime case più modeste vedi fuoribordo parcheggiati fuori che il fine settimana vengono messi in mare (e non ho scritto barche senno’ vi immaginate i gozzi di legno. No no, si tratta proprio di piccoli yacht), come dire, ci sono dei lussi alla portata di tanti. Ma mi sono ritrovata a pensare al futuro, diciamo tra un anno, quando leoncino avrà 6 mesi e io dovrò tornare a studiare per mantenere il visto e potrò anche lavorare part time, che le spese sono davvero tante e stiamo sempre sul filo e il visto me lo permetterà. Cosi’ ho pensato che lasceremo il piccolo al day care, che da quanto ho capito dobbiamo cominciare ad interessarcene ora per iscriverlo, e sempre se ho capito bene ci sono strutture pubbliche e private. Qui ci sono delle scuole bilingue chiamate Lincoln-Marti’.

Nel quartiere di cui scrivevo prima ne ho viste 4, e tutte erano cadenti, brutte, scrostate. Magari poi funzionano alla grande e le maestre sono eccezionali, ma ecco, lo dico. Comincio a chiedermi con chi crescerà nostro figlio, con quali differenti culture verrà a contatto. La diversità e’ sempre arricchimento, di questo ne sono fermamente convinta, ma vi assicuro che a volte assisto sgomenta a differenti vedute sulla pulizia o sul rispetto dell’altro, fosse anche solo la fila al cinema come ieri sera.

Io non credo che riuscirò ad esprimere un concetto senza disgustarmi da sola, ma ecco, un collega di lavoro di My e’ cresciuto in un paese desertico dove per arrivare da un posto all’altro camminava a piedi, e mentre camminava sentiva il rattle delle code dei serpenti a sonagli. Un’altra ha il padre ucciso in una guerra tra narcotrafficanti. Tanti hanno attraversato la frontiera messicana di notte schivando le pallottole, o sono arrivati su zattere di fortuna fuggendo dalla miseria nera di Haiti. E potete immaginare che quelli arrivati fin qui non sono proprio i più tonti o i più ligi alle regole, ne’ hanno a cuore l’altro prima di loro stessi.

Mia madre e’ finlandese e viveva in campagna, e il massimo pericolo che ha vissuto era quando uno dei suoi undici fratelli faceva entrare il cavallo in casa per spaventarla. Capite bene che parto già perdente. Ieri sera abbiamo cercato posto nella sala strapiena, mentre mi sedevo quella dietro non ha minimamente accennato a togliere i suoi schifosi piedi dal poggiatesta, indovinate com’è finita?

Poi al termine del film ho dovuto andare in bagno, e non vi dico in che stato erano i primi sei cessi in cui sono entrata. Qui di solito non le trovi queste cose, ma in determinati posti lo schifo c’e’ eccome. Cosi’ come se vado a fare la spesa, al Publix c’e’ un certo livello socioeconomico e da Presidente un altro completamente opposto. In alcuni quartieri la notte e’ meglio non passare, ma non come a Torbella: qui nel barrio nero ti levano macchina e mutande, ma certamente basta evitare e problema non c’e’. Ma ecco, da brava signora con la puzza sotto al naso mi chiedo, ma se non ci sono cose inevitabili?


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18 commenti

  1. Da ignorante non mamma mi sento di dirti che mi sembrano le ansie normalissime di chi vive una maternità. Se fossi in Italia ne avresti altre, e non meno pesanti. L'importante è che il leoncino cresca con due genitori che lo amano, e il resto lo affronterete man mano, insieme. Un abbraccio.

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  2. Oh, questo mi ha gia' sollevata. Voglio dire, preferisco pensare di avere le paranoie al cubo che pensare di essere diventata una str* Grazie Silvia!Ma se qualcuno pensa che io lo sia lo scriva!!!

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  3. non so se sono peggio le paranoie pre-mamma o le paranoie post-mamma. Ma abituati, che sarà sempre così :-)P.s. Un nostro amico comune, tanti anni fa, disse una frase che mi rimase impressa nella mente:”La casa la compri nell'ambiente dove vuoi che poi si rispecchino i tuoi figli.” Io, nel mio piccolo, ho preferito stare in 50mq in una zona “perbene”, piuttosto che in 100mq dove già immaginavo per loro (e per me) convivenze problematiche.

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  4. Cara Lucy mi sa che le paranoie aumentano con il passare del tempo e con i…figli! 😀 E comunque pensa che le contraddizioni sociali ci sono ovunque, a Miami come in Italia…noi viviamo in campagna ma le vediamo queste differenze economiche e di “attitude”. Per cui non preoccuparti del posto in cui vivi: il tuo bimbo avra' sicuramente gli strumenti adatti (e piu' degli altri, appartenendo ad entrambe le culture) per affrontare la vita!

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  5. la scuola bilingue e' per fargli parlare tre lingue come accennavi?e davvero gia' devi pensare al day care? :-/cmq non pensare che vivrai “sempre” dove vivi ora, che la vita cambia di momento in momento…. :-/

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  6. Credo che la maternità faccia porre domande come le tue, magari quasi sempre con tendenza angosciante, perché l'ansia un po' ci mette del suo. Vedrai che quando leoncino sarà con voi le cose saranno molto più chiare, perché le vivrete insieme giorno per giorno!Ps allora Dark Shadows era il solito Burton? Anch'io voglio vederlo!

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  7. Io credo che sia normale porsi certi dubbi e farsi queste preoccupazioni. Sia che una persona sia incinta che non lo sia. Nel senso: sarà anche un fatto culturale, ma certi pericoli sono oggettivi (non è che se sei americano di Miami doc, vivi meglio il fatto di vederti rubare macchina e mutande!), e anche certe considerazioni sull'igiene.Però penso anche che sono tutte cose in cui un “esterno” – come puoi essere tu – possa integrarsi benissimo e possa integrare benissimo il proprio figlio 🙂

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  8. Quoto ovviamente Silvia Pareschi da non mamma quale sono. Del resto i discorsi su quanto sia bella interessante, e di quanto Oh God arricchisca la diversità ahimè si scontrano coi piedi sui tuo poggiatesta e altre schifezze che, personalmente, mi fanno diventare verde rossa blu di mille colori e molto incazzosa. baci

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  9. A me la prima cosa che viene da dire è in fondo tuo figlio non sarai tu. Tua madre la cosa più pericolosa che ha visto era il cavallo in casa, tuttavia tu sei la persona che scende dalla macchina a roma e ringhia ad una persona dentro un'altra macchina, giustamente, ma senza porsi il problema di chi diamine ci sia lì dentro e come reagirà.Tuo figlio crescerà in una cultura multietnica e magari per lui saranno normali cose che a te sembrano allucinanti 🙂

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  10. Grazie a tutti. I vostri punti di vista mi hanno aiutata a ridimensionare le ansie – e si', Silvia ci ha visto giusto subito ;)@Davida: e' vero. Gli strumenti verranno anche dalla nostra educazione, e poi si confrontera' con il modno esterno.@Marica: le Lincoln Marti sono bilingue (ma non e' che ci credo tanto a sta cosa, sai), e a Miami e' inevitabile imparare lo spagnolo prima dell'inglese, piu' l'italiano che parliamo in casa, 'sto piccino comincera' a parlare a sei anni 😀 Qualcuno poi ci ha detto che dobbiamo gia' iscriverlo al day care per la frequenza del prossimo anno O.O Dalla prossima settimana ci mettiamo in cerca di informazioni serie.@Elle: grazie 🙂 si', bellissimo. Merita, andate a vederlo!@Tredici: hai ragione, e forse osservare tutto con distanza aiuta a mantenere una certa obiettivita' di base!@Sandra: gia', che poi io sono una fumina per 'ste cose… Ho lasciato stare solo perche' non sono ANCORA in grado di sostenere una discussione, ma tra un po' tornero' la solita rompi di sempre!@verbasequentur: vero anche questo, lui qui ci nascera'. E si', qui non lo farei mai, magari tira fuori una pistola O_o

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  11. Arrivo dal tuo link di oggi…Ti confermo cosa ti hanno detto tutte 🙂 Paranoie: prima durante dopo la “mammitudine” in evoluzione, a volte dritte per la tangente ;)Anche io non ho cambiato casa ma l'ho ristrutturata per stare nel quartiere che ritengo più bello per chi ha figli piccoli, però è anche vero che lì è tutto diverso, ha ragione Marica, cambiare casa / quartiere / vita è più semplice che qui e soprattutto cambierai tu, e crescerai con la Picci, e man mano vedrete cosa va e cosa non e agirete di conseguenza.I bimbi hanno capacità di adattamento incredibili e rispondono al contesto in modo assolutamente pronto, nelle differenze ci sguazzano, chiedono, imparano, prendono quello che piace loro, lasciano il resto, non sempre c'è (solo) l'effetto Lucignolo :). Piedi sulla spalliera? Quella sai non è tanto la differenza tra una cultura e l'altra ma maleducazione, voglia di dimostrare qualcosa, ecc. Come non tirare l'acqua al gabinetto, ce ne sono anche a Milano, non mi far pensare a certi bagni pubblici di certe scuole che ho frequentato… :/E non è che sei razzista ma rispondi a quel che vivi e sai anche tu che una città di confine ha le sue tensioni.Insomma sta serena… 🙂

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  12. […] Diciamo subito che non esistono asili pubblici cosi’ sara’ piu’ facile capirci. Le uniche strutture a  mia conoscenza a costo agevolato e con vouchers/scholaships si chiamano Lincoln-Marti e sono riservate, non ufficialmente ma nei fatti, ai piccoli cubani. Ne visitai un paio quando ero incinta, ecco, siccome io dico sempre le cose straight potete leggere che emozioni mi suscitarono. […]

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