Ieri avrebbe dovuto esserci la mia prima presentazione per la classe di Speech. Siamo tanti, e anche se il tempo era di due minuti a testa, meta’ classe, tra cui me, e’ inevitabilmente slittata a domani. Ma ho avuto modo di ascoltare chi ha presentato, e la classe esprimere le proprie opinioni attraverso un feedback (quelli che ho capito… terribile per me trovarsi ancora, ogni volta, daccapo, in queste condizioni!)
Al termine di ogni speech, dopo i commenti tecnici della prof, si dedica qualche istante alle domande e ai commenti della classe. E sono sempre positivi. Non si demolisce gratuitamente, ne’ si critica nel contenuto o nella forma. Una delle cose che piu’ si apprezzano negli Stati Uniti e’ proprio l’assenza di quella cosa tipica italiana dove pensiero critico significa critica. Qui il pensiero critico e’ gentile e costruttivo e ha un nome e si chiama compliment sandwich. In pratica qualcosa di negativo da sottolineare si imbottisce tra due strati di complimenti.
Il compliment sandwich e la critica negativa
Se ad un’osservazione molto superficiale sembra che tutto vada sempre bene e che si e’ stati in gamba, chi impara a conoscere la cultura americana sa che dietro il primo commento di rinforzo c’e’ sempre un qualcosa a cui dover fare attenzione. E’ infatti esattamente il contrario che da noi, che andiamo dritti al punto e diciamo No guarda, decisamente troppo lungo.
Qui una compagna, ad esempio, ha commentato:
“Si vede che ti sei documentato molto. La tua presentazione era off topic, dopo le prime frasi mi sono persa, ma sei stato molto bravo e hai un tono di voce interessante“.
Il compliment sandwich insomma inizia e finisce positivo. Come minimo insomma quello che viene restituito a chi presenta e’ un “Grande, bel lavoro“, sapendo che pero’ quello che c’e’ nel mezzo e’ quello che bisogna correggere.
Wow, che differenza enorme con la nostra cultura! Perche’ da noi e’ cosi’ importante affermare se stessi a scapito degli altri?
Dal nostro punto di vista
Questo atteggiamento, visto dal nostro punto di vista, porta a dei grigi incredibili. Una delle critiche che piu’ spesso gli italiani rivolgono agli americani e’ che sono falsi. O finti. Posso comprenderlo, perche’ noi siamo cosi’ tanto abituati ad essere spietatamente diretti che spesso non ci rendiamo conto di quanto possiamo ferire qualcuno. E lo so benissimo eh, io sono una estremamente diretta, ma sara’ l’espatrio o forse l’eta’, sono migliorata tantissimo!
I temi forti
Una ragazza ha parlato del suo rapporto con Dio, e al termine dello speech eravamo tutti un po’ cosi’, senza saper che dire. Una compagna ha preso la parola e ha commentato “Sei stata coraggiosa, perche’ nessuno osa parlare di religione, mentre tu hai raccontato te stessa e la tua fede“.
Nell’esprimere le proprie opinioni, e’ davvero molto difficile che qui ci sia il tiro al bersaglio come spesso succede in Italia, dove spesso sono proprio gli insegnanti i primi ad essere troppo diretti. Credo che tutti noi abbiamo un’esperienza di un insegnante che ci ha demoliti cosi’, a gratis. Io avevo la prof di Italiano e latino alle superiori, tipo.

Esprimere opinioni e dire quello che si pensa
Una mia amica tempo fa mi ha detto che qui gli studenti non hanno paura di dire quello che pensano. Ho notato anche io la stessa cosa. Ora non so come funzioni alle scuole medie o superiori, ma al College le lezioni sono davvero molto interattive. Tutti i prof che ho avuto, tranne uno, hanno sempre chiesto sempre feedback alla classe. Esprimere opinioni e’ valorizzato e fa parte del voto finale che si riceve. Anche se qualcuno fa un’osservazione molto banale, nessuno si permette mai di sottolinearne l’ovvieta’ o di commentare negativamente ad alta voce. Si risponde sempre e solo nel merito, anche quando, credetemi, verrebbe voglia di dire Ma come fai a non sapere chi e’ Hitler?!?
La domanda e’ interessante
Un mio prof, solitamente bersagliato di domande da un compagno nevrotico che overthinks – ma veramente over over – e che (si) pone domande che davvero vanno oltre, aveva iniziato a rispondere seccato, perfino nella gestualita’. Si vedeva che era davvero infastidito dallo studente. Dopo aver fatto ricorso a tutte le sue risorse interiori, ora introduce ogni risposta iniziando con La domanda e’ interessante e poi va a parare dove deve. Il nevrotico non si sente piu’ giudicato e ottiene la risposta che vuole. E sapete dopo un po’ che e’ successo? Ha un po’ attenuato questa sua modalita’ molto ansiogena di cercare conferma.
Ma la e’ risposta sbagliata
La risposta sbagliata ovviamente esiste, ma nel dare il proprio feedback non si demolisce mai l’altra persona.
I miei prof hanno sempre risposto correggendo cortesemente, oppure chiedendo a qualcun altro di dare la risposta esatta. Ieri ad esempio un compagno commentava uno scritto di Steinbeck dandone una interpretazione un po’ troppo personale. Il prof ha detto Hmmmm non proprio, ha cercato qualcun altro che desse un punto di vista corretto. Ha ottenuto la risposta giusta ed e’ tornato a dare voce al compagno che aveva cannato la risposta dicendogli Ecco quello che intendevo. Ti va di aggiungere qualcosa?
Se c’e’ una cosa che apprezzo tanto del vivere qui e’ proprio il poter argomentare posizioni opposte tornando poi a stringersi la mano, come accade nei dibattiti politici. Sembra che qui il terzo tempo passa anche nella vita quotidiana! A quanto pare, lo imparano alla scuola primaria, come feci nella mia passata classe di Speech.
Esprimere opinioni e autostima
Sono fermamente convinta che saper esprimere opinioni e saper dare il proprio feedback, cioe’ saper essere assertivi, migliori l’autostima, oltre che il rapporto con gli altri. Tenersi sempre nel vago senza prendere posizione e’ un modo passivo di relazionarsi col mondo, e come dicevo in questo post sull’autostima, dal di fuori si nota eccome, anche se invece intimamente si e’ convinti di essere Gandhi.
Una piccola postilla personale che viene dal passato
Sono stata una persona molto diretta, si’. Di solito mi viene riconosciuta come qualita’, all’inizio. I miei commenti, dal vivo e scritti, sono di incoraggiamento e di puntualizzazione. Se capita che io non sia d’accordo, lo scrivo, ma questo non significa che io improvvisamente smetta di apprezzare la persona, o che consideri tutto quello che pensa come sbagliato. Quell’aspetto li’, quella cosa particolare, per me, e’ sbagliata e provo a mostrare la debolezza dell’argomentazione. Si chiama scambio di opinioni che non toglie niente al rapporto che c’era.
Se scrivo Guarda, forse ti sbagli, sono quella che prima aveva offerto il suo aiuto, e che continuera’ a farlo anche dopo aver scritto Non e’ come la pensi.
Chiaro che il mezzo-tastiera non aiuta. Non aiuta me a decodificare certi commenti ai miei post, non aiuta chi riceve la risposta piccata perche’ si innesca un circolo vizioso, vabbe’, tutta roba nota e stranota. Ma capitano queste situazioni in cui capisco, ed e’ questo che mi ferisce e che mi ci fa ancora pensare a distanza di giorni, che ci sono persone che stimo davvero con le quali c’era un rapporto che si sentono ferite da un mio commento e che masticano amaro per settimane senza dire Oh, che frase di merda che mi hai scritto, senza darmi la possibilita’ di replicare. Secondo me questo e’ quello che distrugge i rapporti di coppia, di amicizia, e familiari: tenersi le cose dentro, che montano da sole, restando fermi nelle proprie posizioni senza cercare il confronto e il chiarimento.
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Confesso, anche se forse te l’ho già scritto in passato: uno dei (vari) motivi per cui ho iniziato a seguirti è stato proprio per il modo in cui hai sempre gestito lo scambio di opinioni nei commenti ai tuoi post, anche quelli più controversi: mantenendo la tua opinione, ma aperta allo scambio costruttivo con chi la pensava diversamente. È un atteggiamento prezioso, raro da trovare online e offline, dove spesso prevale la lusinga e lo schieramento acritico, o, in alternativa, il silenzio offeso seguito da critiche stizzite in altra sede.
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Tu non sai quanto piacere mi faccia questo commento. Grazie Beatrice ♡
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[…] NdL #4: Negli Stati Uniti il Critical Thinking e’ molto considerato. […]
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[…] Esprimere opinioni #2 […]
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[…] dubbio la mia competenza. E se avessi studiato qui fin dal liceo sarei stata piu’ capace di argomentare i miei dubbi al professore di turno, il quale a sua volta avrebbe saputo spiegarmi una lezione con chiarezza, senza […]
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