La razzista che e’ in me #2 Ghetto

Ho letto con grandissimo interesse il post di Moky. Lei vive in uno stato profondamente Americano, o almeno cosi’ immagino. Possesso delle armi, omofobia, razzismo, sono aspetti di una cultura con poche sfumature, sentimenti paranoici dove il diverso e’ una minaccia, e l’orientamento politico e’ repubblicano.

Moky e’ qui in Usa da tantissimo, sposata ad un Americano: la sua percezione e’ molto più precisa della mia, e mi ha dato da riflettere. Miami e’ una città multietnica e molto poco “Americana” nel senso appena descritto. Non ho idea della diffusione delle armi qui, la Florida e’ uno degli Stati in cui vige ancora la pena di morte, ma neri e omosessuali sono tantissimi e in città lo spagnolo e’ più parlato dell’inglese.

Eppure qui, come in qualsiasi altra parte del mondo, c’e’ sempre qualche forma di razzismo.

Mi hanno detto, durante un pranzo con amici, che latini e afroamericani non si sopportano – similmente a quello che raccontava Moky. Affermavano, i latini, di non condividere nulla della cultura afro, per esempio per il fatto che non e’ cosi’ centrata sulla famiglia come quella degli ispanici, e poi per il fatto che i neri sono pigri. Questo aspetto veniva spiegato dal fatto che non hanno voglia di fare niente, camminano lenti e ciondoloni, e che un esaminatore nero ha torchiato l’aspirante citizen latino ben oltre le 10 domande previste, “perché lo sanno che noi siamo determinati a lavorare ed avere successo, mentre loro sono abituati ad ottenere tutto dallo Stato centrale (e capirai ora con un Presidente di colore)”.

Stereotipi e leggende si mischiano ed alimentano una cultura di diffidenza.

C’e’ un ragazzo nero che lavora con My, che possiamo considerare un amico, visto che lo frequentiamo nel nostro tempo libero. E’ un nero mezzo bianco, nel senso che e’ uno di quelli che non vive a spese dello Stato ma ha un lavoro, e sta cercando di fare carriera. Lui racconta cose che mi sconvolgono, tipo che una notte un bianco e’ stato rapinato del portafogli, e prima che arrivasse l’alba tutto il ghetto dove lui vive aveva fatto benzina con la carta di credito del poraccio. O di quella volta che speravano arrivasse l’uragano e l’evacuazione per andare a depredare gli appartamenti vuoti. Il concetto che lui esprime senza riserve e’ che quando una cosa gli serve se la vanno a prendere, proprio come sistema di vita. Poi lui e’ una persona davvero carina nei modi, con una grande intelligenza emotiva, ma non sai mai se quello che dice viaggia sul filo della provocazione o se sta dicendo il vero.

E poi c’e’ quello che vedo.

I due quartieri fighi a me vicini, Coral Gables e Coconut Grove, confinano con the hood, il ghetto. E’ sporco, con spazzatura buttata in mezzo alla strada, si nota un grande degrado. I condomini sono fatiscenti e tutti in vendita – da almeno sei anni – perché, si dice, I residenti non pagano l’affitto (“la casa e’ un diritto“) e quindi i proprietari stanno solo aspettando di poterli sfrattare – a quanto pare invano. Lo spaccio e’ ein plein air. I parchi sono frequentati solo da bambini neri e se arriva qualche bianco, loro vanno via. E’ lo stesso al College che frequento, i capannelli di studenti neri occupano fisicamente determinati posti, sempre gli stessi, e non condividono nulla con ispanici e bianchi. Difficilmente un nero/a mi rivolge la parola in classe, per non parlare di quella volta che mi ero persa e due neri hanno fatto finta di non sentirmi quando ho chiesto aiuto. Ovviamente ci sono enormi eccezioni, ma questa e’ la realtà.

Una compagna di classe di speech, black, ha raccontato di aver cercato di convincere più volte i suoi amici di iscriversi al College, col financial aid, e cercare di ottenere un futuro migliore, invano. Perché per loro e’ tempo perso, preferiscono vivere col sussidio e la casa assegnata. Le cause di tutto questo risiedono senza alcun dubbio nella storia, ma c’e’ anche moltissima cultura. Mentre il ragazzo di cui parlavo prima, entrato come lavapiatti, e’ stato convinto da My ad applicare come cook 3; non voleva, non gli interessavano ne’ maggiori responsabilità ne’ paga migliore. Si e’ lasciato convincere, e Ora il suo personal goal e’ diventare cook 1 senza istruzione formale, ma con la forza dell’esperienza e della determinazione (edit: e’ diventato il sous chef di My). Eppure questo ragazzo continua a non andare dal medico, perché, dice, dal medico i neri vengono uccisi.

Il discorso e’ articolato, non e’ affatto cosi lineare come lo sto dipingendo. Le persone sono persone e non sono razze; ma vengo da una cultura in cui ho imparato che il nero americano ha vissuto anni di segregazione e schiavitù e solo da pochi anni ha conquistato il diritto all’uguaglianza (e manco tanto), e poi vengo qui e scopro che come al solito c’e’ un grigio enorme fatto di classe socioculturale di provenienza e contesto abitativo/lavorativo. E ho pure scoperto che ora la parola ni**er non e’ solo dispregiativa. Dipende da chi la pronuncia e in che contesto.

Insomma, a volte noi Italiani ragioniamo con il nostro background culturale. E se fossi stata al posto di Moky, e altrettanto capace di dialettica, avrei controbattuto anche io alle opinioni retrograde di quella persona.

Ma di certo i miei pensieri non sono più quelli che avevo quando vivevo in Italia.

Qui un interessantissimo post sulla storia dei ghetti di Miami, di come la gentrificazione ha cancellato l’identità dei quartieri neri.

E se tutto questo ti e’ interessato, puoi anche leggere

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46 commenti

  1. A scuola di mio figlio ci sono parecchi latini e diversi neri. A quanto mi racconta lui sembra che loro siano molto più razzisti di noi. Comunque mi raccontava anche che spesso sono loro stessi a chiamarsi “nigga”, che possono chiamarsi così fra loro esattamente come se dicessero “bro”. Ma se lo dici tu, uomo bianco, è un insulto.Sono dinamiche interessanti.Sulla pigrizia sinceramente non so: io vedo che gli americani camminano ciondolando mentre i neri sono più atletici. Quindi mi sa che ognuno vede quello che vuole vedere e capisce quello che vuole capire!

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  2. Ci lamentiami tanto dell'Italia pero` a quanto pare ogni medaglia ha il suo rovescio e cio che e` oro oltreoceano spesso e solo luce di riflesso….Sinceramente mi hai spiazzata nn conocendo la vostra realta`

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  3. Milwaukee è una città con problemi di segregazione. Più che altro l'interazione e integrazione fra le diverse etnie è dovuta anche al poco sviluppo delle linee urbane e interurbane pubbliche (bus,ect) così che uno è costretto, se x povertà non ha mezzi propri, a rimanere nella propria zona x studiare e lavorare e vivere il quotidiano. Poi parlando con Americani mi è stato detto che sono loro che faticano a integrarsi e non è vero che non sono accettati. Nella mia scuola ho la fortuna di vivere diverse etnie e sia nei latini che con afroamericani che orientali ho trovato disponibilità e anche un sorriso..fortunata! Cmq nelle loro zone è consigliato non andarci e sono le più criminose.. Io le evito per evitare di mettermi nei guai. Confronti veri e propri su qst argomento non ne ho avuti molto ma non che voglia giustificarli ma quell'aria di strafottenza che a volte hanno gliela concedo volentieri dopo tutto quello che hanno dovuto subire loro e le generazioni precedenti.. come non pensare che crescono con la convinzione che loro devono dimostrare sempre di più? Ps il loro modo di ciondolare è una caratteristica come quella che la maggior parte di loro ha una voce splendida.. Abbinarla al svogliatezza boh.. Conosco anche molti bianchi che non si trascinano ma voglia di lavorare saltami addosso che mi sposto! e.. qui nessuno cammina lento.. Sarà x il freddo? 🙂 Greta

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  4. Aggiungo prima di venire fraintesa che se hanno attività criminali non penso che siano giustificati dal passato.. Ognuno si costruisce il suo futuro e fa delle scelte. Sempre Greta!

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  5. Vivo in una città in cui convivono persone da stati e continenti diversi. E' una città che vive grazie ad un cantiere navale famoso e qui vengono assunti un sacco di rumeni e persone da pakistan, bangladesh e albania. Ovviamente la forma mentis dei locals impone il pensiero che rumeni e albanesi sono tutti ladri, mentre i “bangla” e i pakistani sono stupidini che puzzano e sputano a terra. E' ovvio che quest'opinione è fondata in vari casi, ma queste generalizzazioni nuociono all'integrazione tra questi popoli (che infatti non c'è. integrazione zero.). Ma è un pensiero ormai radicato, e non tutti lo fanno con la cattiveria. Per farti un esempio:una mia cara amica è indiana di nascita, ma è italiana di nazionalità. E' stata adottata da neonata e ora parla un dialetto così stretto che se la senti senza vederla mai più diresti che davanti a te hai una ragazza indiana e scurissima, Il giorno del mio matrimonio mia mamma mi si è avvicinata e mi ha chiesto:”Ma quella ragazza ha sbagliato?” ed io:”No mamma! Lei è K. la ragazza di cui ti parlo sempre” Mamma”Ma non mi hai detto che è nera”. Mia mamma mi ha sempre detto che questa K. sembrava tanto carina e gentile etc, ma nel momento in cui ha visto il colore della sua pelle ha fatto un passo indietro. Ed è sempre stata terrorizzata che io sposassi un ragazzo di colore, anche se mi ha insegnato che siamo tutti uguali (ma nella pratica…).Scusa il monologo…è un argomento di cui si potrebbe parlare per ore.

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  6. Beh credo che sia un po'il fatto che tutto il mondo é paese. Come in Italia ci sono cassaintegrati che si sbattono tantissimo per trovare un altro lavoro e altri che sono ben contenti mi pagano per stare a casa. Alle volte associamo i comportamenti a delle dinamiche razziali, quando invece magari sono culturali…cioé nel senso che é la cultura della comunità che ci circonda a influenzarci, spesso le cose viaggiano parallele perché in molte zone le comunità sono abbastanza uniformi dal punto di vista razziale. Per dire alcune cose mi sembra che possano applicarsi anche ad alcune zone italiane, con la differenza che da noi le persone differiscono per background culturale ma non per il colore della pelle….non so se sono riuscita vagamente a spiegarmi…

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  7. Abito in un paesino di 700 abitanti, abbiamo un piccolo parco giochi ormai frequentato solo da marocchini, se lo sono fatto loro, ci snobbano e ci deridono. Ho provato a frequentarlo, parlare con queste donne velate, ma mi hanno allontanato, non direttamente, ma facendomelo capire. Chi è il razzista?

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  8. Io quando non avevo rapporti diretti di conoscenza abbastanza profonda degli extra facevo davvero fatica a digerirli, adesso che per lavoro li conosco di più inizio a capire che anche loro sono persone con le loro storie e realmente non tutti sono da allontanare. E' facile dire che sono tutti delinquenti, parlo io che lo facevo a volte ma ora mi rimangio la parola per quando l'ho detto..Certo è che la mia città ora ne è pienissima e ce ne sono parecchi che non sono proprio stinchi di santo!!buona giornata Francesca

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  9. alla fine ognuno ha del razzista dentro, anche se non lo ammetterá mai, ma non in senso negativo, semplicemente cresciamo con delle abitudini che ci portano a veder le cose come ce le hanno insegnate gli altri. nel caso italiano, per esempio, e dove son cresciuta io, da sempre sento il concetto di terrone, di albanese che non lavora, del vucumprá negro che non fa niente, e via dicendo. anche volendo liberarsi dei preconcetti che ci inculcano alla fine cadiamo in questi cliché e non volendo facciamo battute sgradevoli. volendo poi sentirci liberi da tutto questo cerchiamo di vedere gli altri uguali a noi, ma alla fine son proprio coloro che segreghiamo a ritenersi differenti. cosí che vedo le comunitá africane, sempre nel paesello friulano, chiudersi in se stessi, non condividere la loro vita con la gente del posto, non far giocare i loro figli con i bianchi, non adattarsi agli usi e costumi, pretendendo, comunque, un trattamento differente e migliore degli italiani stessi. e allora mi chiedo se é la societá stessa che aiuta il razzismo, non piú le persone, spingendo all'odio per il diverso. la soluzione? difficile, ma magari trattando tutti nella stessa maniera forse qualcosa cambierebbe. che siano italiani o stranieri tutti con lo stesso metro di misura, senza differenze. parlo sempre riguardo l'italia e ció che ho vissuto in 22 mesi li, e in friuli il razzismo é forte, le diatribe tra friulani/italiani e friulani/slavi son ancora forti, una regione divisa a metá, e questo l'ho vissuto nella mia pelle avendo un cognome simil-slavo, crescendo appunto in un posto dove 30 anni fa era un insulto che ti dicessero slavo, e quante volte me lo son sentito dire io che ero italiana da generazioni! ecco, i preconcetti ammazzano sempre. spero che le nuove generazioni, come quella di mio figlio, abituate giá in classe ad avere bambini di differenti nazionalitá, si liberino dagli stereotipi e guardino chi hanno davanti solo per chi é e non per il colore della pelle, la lingua, la nazionalitá o la religione.

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  10. Quandi sento la parola nigger mi viene in mente tutto l'eccesso di politically correct che ci gira intorno, ma anche questa canzone che mi piace un sacco https://www.youtube.com/watch?v=Vn27lIzAHV4&list=ALBTKoXRg38BA65qrm69-cVWCxQ5T1be78:-)Penso che a volte la pigrizia o cverti atteggiamenti vengano da un passato (storico e personale) di senso di inferiorita', ineguadetta e ineluttabilita'. Pero' e' anche vero che culturalmente certe popolazioni si “danno da fare” (dal punto di vista occidentale) di piu' di altre. A me per esempio da fastidio quando dicono Oh poveri Palestinesi costretti alla poverta' e al degrado…ma anche loro hanno avuto la stessa terra per secoli e non mi sembra che siano stati in grado di ricavarne quello che invece gli israeliani hanno fatto. Certo, uno puo' argomentare che non sia necessario vivere nel capitalismo per essere felici, ma quella e' un'altra storia.Mi sa che ho toccato tasti delicati e tacceranno di razzismo pure me…torniamo a Sly and the Family Stone, che e meglio 🙂

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  11. Mi hai ricordato un episodio della mia infanzia, con mio cugino che parlava sempre di questo suo grande amico a scuola e mia zia un giorno scopri' che era di colore. Non frequente negli anni 80.Per quello che riguarda l'Italia, non sai che fatica dover convincere le persone che moltissimi figli di romeni erano molto piu' capaci e motivati dei coetanei italiani. Ho conosciuto tanti romeni per bene (parlo di romeni perche' e' la comunita' piu' numerosa a Roma) e tanti italiani delinquenti, ma anche il contrario. Come sempre.

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  12. È un discorso molto difficile. Io personalmente mi sono spesso interrogata su quanto io sia razzista nei confronti dei rom (nomadi), perchè a Torino ce n'è davvero parecchi e da che ho memoria hanno sempre avuto atteggiamenti che trovo fastidiosi nel migliore dei casi (non solo con me, anche fra loro e nei confronti dei loro bambini). Poi chi ci ha lavorato mi ha detto che hanno anche una parte della loro culttura che è fantastica, ma sinceramente mi passa la voglia di approfondire. Certo che hai tirato furoi un bel tema eh…sei pronta alla valanga di insulti? 🙂

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  13. Pensavo sarebbero gia' arrivati, e invece!! :DSono d'accordo con te. A Roma la situazione coi rom e' invivibile, colpa anche del comune che li lascia sostanzialmente allo stato brado.

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  14. Secondo me non è affatto razzismo, né “preconcetto”. La distinzione che tu fai non ha niente a vedere con la razza, ha tutto invece a che vedere con l'atteggiamento (aggressivo, arrogante, furbesco, vittimista) che proviene da determinati “gruppi” di persone. Io, come incorporella, ho veri problemi con i rom, la mia esperienza diretta è pessima e dire che io sono una che si ferma a parlare anche coi sassi per strada, ma porco mondo la volta che mi sono fermata a parlare con una ragazza rom in stazione, prima ha voluto il giornale, poi un euro, poi voleva tre euro, poi ha iniziato a dirmi che sua figlia iniziava scuola in romania ma non aveva i soldi per le scarpe (era aprile), poi voleva la catenina che avevo al collo, a quel punto ha vinto un vaffanculo. E' razzismo? Dubito. I rom sono un discorso a parte perché non si tratta tanto di etnia quanto di cultura specifica (il nomadismo, il rifiuto dell'integrazione con i non-rom, l'accattonaggio e varie forme di parassitismo rispetto alla comunità ospitante); allo stesso modo sono razzista coi fascisti o con gli omofobi, allora. Se un gruppo di persone mi osteggia, e la mia esperienza di vita mi racconta che “quel” gruppo è sempre sgarbato o aggressivo, è logico che me ne terrò lontana. Può valere per le mamme velate al parco tanto quanto per i punkabbestia con i cani. Io credo davvero che siamo come degli specchi e riflettiamo l'atteggiamento che altri hanno con noi. Personalmente ho una carissima amica romena, ho parlato di lei anche sul blog (ovviamente travisandola come sempre), ho un'amica haitiana, scura come la notte – e ride lei per prima perché nelle foto di sera non la vedi mai – ho vissuto in un palazzo in cui ero l'unica italiana (in veneto eh, mica a NY!) e non ho mai avuto un problema; ma ma se mi vieni a raccontare che siccome sei giallo, verde, nero, rosso o bianco, puoi camminarmi sopra, o derubarmi, o vivere alle mie spalle, a me starai sui maroni sempre.Altro discorso sono i razzisti veri, amica mia. Quelli che quando eravamo in kenya (in kenya sono poveri, ma sono dignitosissimi e la popolazione è di una gentilezza che ti fa venire voglia di chiederti come puoi diventare come loro: non sono “servili”, sono gentili d'animo) si guardavano intorno e ti dicevano con aria da cospiratori “sai, a me star così in mezzo ai neri mi infastidisce”. Il razzismo per me è quella porcheria là.

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  15. sì, però quella era casa loro. il fatto che io non coltivi un orto non ti solleva moralmente dal portarmi via casa e terra, a rinchiudermi in un campo profughi per 40 anni ed a violare accordi internazionali ogni anno per prenderti più terra. Lasciando pagine buie come il massacro di Sabra e Shatila. I palestinesi in realtà avrebbero da prendersela con noi, che sommersi dall'orrore di quello che avevamo lasciato succedere alla comunità ebraica, fingemmo di non vedere che di strage se ne stava compiendo un'altra. E' stata (ed è) un'espropriazione di una crudeltà unica.Anche noi non stiamo facendo granchè dell'italia… troveresti giusto finire tutti a vivere, che ne so, in umbria, perché “i tedeschi la stanno facendo fruttare meglio”?

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  16. Vivo ogni giorno la stessa situazione descritta da Moky, anche se vivo in un centro più grande. Al parco giochi sono una delle poche mamme che non porta il velo e, anche se io non ho nulla in contrario al fatto che le mie figlie giochino con i bimbi marocchini, noto che sono i genitori di questi ultimi a non gradire la cosa. L'interazione con i sudamericani è decisamente più semplice, ma non ce ne sono molti. Gli albanesi sono quelli integrati meglio. Comunque la mentalità ligure è incredibilmente ristretta e l'abitudine a guardare l'estraneo, anche se italiano 'purosangue' e nato a 20km distanza, con diffidenza è talmente radicata, che temo dovranno passare ancora molti anni prima che si smetta di ragionare in termini di NOI contrapposto a LORO

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  17. Io in un paesino di vacche campi di raps (colza) di 5000 anime, di un solo treno della Audi che passa pieno di macchine ogni tre ore solo quello passa che vediamo io e piccina dalla collina, in un paese tendeziamente molto cattolico, con un passato di destra, e politicamente di destra, in cui l'estraneo è mal veduto..ho una amica che sembra Naomi Campbell…lenta nei movimenti, che tutti evitano come se avesse la peste, io per che io sono controcorrente mi sono fatta amica lei ed il bimbo, e così ha iniziato ad essere meno timida, diffidente e lenta.Notte ed auguri.

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  18. non solo, Selena, le diatribe sono anche tra friulani e… friulani. Gia' se sei della zona carsica o di Pordenone, non sei friulano vero 😉 Una mia carissima amica, nata a Roma, in 4' elementare era additata come terrona (io mi salvavo, essendo nata a Ferrara e quindi a “nord”)

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  19. ehh la conosco bene sta diatriba. io provincia di pordenone, non ti dico che “lotte” con udine e trieste, che non é friuli, mi raccomando, mai dirglielo. che al concerto di bruce springsteen il povero saluta a trieste con mandi e quasi lo linciano, io c'ero, il silenzio caló sullo stadio!! siam gente strana, gente mescolata da tante culture, direi una regione che non si é mai sentita unita e neanche il dialetto ci unisce perché ci son troppe varianti in regione. bella regione, la amo, ma é cosí difficile viverci!! e appunto conosco bene ste differenze tra il terrone, anche di vecchia generazione, lo slavo che di slavo ha solo un cognome italiano stranierizzato (io) e quello vero che vive in friuli da prima di nascere, l'albanese, l'africano, il rumano..e non si finisce mai, non ci si sente uniti, e questo é un problema che non penso si risolva. pensa che molti desiderano che il friuli fosse rimasto sotto l'austria..non ci sentiamo neanche italiani, sempre diciamo che l'italia si dimentica di noi…e tante altre cose…da studiarci, a noi friulani!!

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  20. Per diversi giorni non riuscivo a commentare… non so perche'.Anzitutto grazie per avermi citata. Poi qualche altro spunto di riflessione:avete mai sentito parlare di “white trash”? E' il modo in cui si definiscono i poveri bianchi, specialmente quelli che vivono nel sud… Ecco, di fianco ai quartieri violenti e in rovina “neri”, dove ogni sera ci sono drive-by, dove l'assenteismo scolastico e' elevatissimo, ci sono i quartieri di white trash (non sempre, ma seguitemi lo stesso), dove le case sono ugualmente dilapidate, e spesso diventano laboratori per “cucinare” metanfetamine, oppure sono solo dei trailer, praticamente delle roulotte, dove la povertà e' così estesa, che i bambini mangiano solo quando vanno a scuola e ricevono la colazione e il pranzo (gratis)… Insomma, la realtà e' che se nasci povero, in una famiglia che nessuno oserebbe chiamare tale, se hai genitori che sono tossicodipendenti che spacciano, se hai la madre16 enne che si prostituisce, se non sai se quando mangerai un pasto decente, se i libri vengono usati per riscaldare l'appartamento invece che letti… insomma, quali sono le possibilità che un bambino nato in queste condizioni, bianco, nero o a pois, possa uscire dal ciclo e non finire nello stesso modo? ll secondo spunto che voglio dare e' di considerare questo: per decenni gli immigrati italiani in America vivevano nel loro ghetto (parlo delle grandi città) si sposavano tra di loro, mangiavano solo nei posti italiani… perché gli americani non li volevano tra di loro e non si fidavano, e perché come sempre, prima che avvenga una assimilazione con la popolazione del paese che ti ospita, la gente tende a stare vicina a chi “conosce”… quindi pensiamo di essere parte di una minoranza che generalmente viene considerata in un certo modo, non sempre positivo, dalla maggioranza… ecco, penso che tendenzialmente non vorremmo fare comunella con la maggioranza, ci sarebbe sempre una certa diffidenza. Immagina poi se i due ragazzi che ti avessero ignorato fossero invece stati bianchi…, quale conclusione avresti raggiunto? Non sto dicendo che non fossero due cafoni, ma il fatto che fossero neri e' stato collegato immediatamente al fatto che erano cafoni… Non so se mi sto spiegando bene…Tra l'altro, la Florida e' notoriamente uno stato molto razzista (basta pensare ai casi di Travyon Martin, di Micahel Dunn, di Marissa Alexander…) tutti casi, e ce ne sono moltissimi altri, in cui grazie alla legge Stand Your Ground il razzismo ha trovato la propria difesa. Insomma, c'e' tanto da pensare… ti lascio con questo spezzone dal Daily Show with Jon Stewart che spiega, tra una risata e un'altra, come prevenuti siamo nei confronti degli afro-americani (in questo caso, in Florida) http://www.thedailyshow.com/watch/tue-february-18-2014/unjustified

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  21. Grazie Moky. Solo due precisazioni: sul primo punto, la penso esattamente come te. Avrei potuto parlare anche di simili situazioni con ispanici o Italiani, ho volutamente tenuto il focus sugli afro americani come avevi fatto tu. Secondo, quello che intendevo dire sui due neri non era che fossero cafoni, ma che se non fossi stata bianca probabilmente non mi avrebbero ignorata. Miami e' una citta' particolare. Ci e' bastato andare a Sarasota per assaggiare un po' del razzismo di cui tu parli.

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  22. Ma certo, con questo non implicavo che fosse legittimo espropriarli della loro terra, solo che non fosse legittimo, per me, dire che era colpa di israele se loro stessi non avevano fatto fruttare la terra mentre gli israeliani si, e anche che sia un dato di fatto che c'e' chi si da da fare (in senso capitalistico-occidentale) piu' di altri…

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  23. E qui proprio non sono d'accordo, mi sembra che vi sfugga un piccolo particolare: sono d'accordo che le scelte che facciamo siano nostra completa responsabilità, ma non si puo` non tener conto del fatto che siano inevitabilmente influenzate dal contesto in cui viviamo. Quando sono nato e cresciuto in un ambiente dove il 99% delle persone non ha studiato e si barcamena tra attività più o meno illegali e sussidi di stato, dovrete ammettere che già solo per decidere di andare a studiare (per esempio) devo scalare una montagna. Per noi borghesi (di cultura) questo primo ostacolo non si presenta nemmeno. E poi certo bisogna faticare e sudare, pero` circondati da un sistema che ci sostiene nelle nostre scelte…mentre immaginate il nigga nel suo quartiere di spacciatori, dovrà faticare il doppio anche solo per convincersi ogni giorno che anche lui ce la puo`fare! Il contesto sociale in cui siamo nati e cresciuti non si puo` ignorare. Certo che é più gratificante pensare che noi siamo dove siamo solo perchè ce lo siamo meritati, mentre altri sono rimasti indietro solo perchè non sono stati bravi, intelligenti e volenterosi come noi!

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  24. Ma loro vivono in condizioni di miseria ORA!!!!!!! Dopo che gli Israeliani li hanno rinchiusi in territori ristretti, butttato via la chiave, stabilito una sorta di embargo, impedito di accedere alle terre che loro coltivavano, bombardando intere città senza neanche dargli la possibilità di fuggire, come dei topi in gabbia! Quale paese dopo anni in queste condizioni non sarebbe nella miseria più totale? Non è questione di coltivare due campi e applicare i meravigliosi principi del capitalismo che (come possiamo be vedere…) porta prosperità! non è che voglio fare la polemica, ma è bene non fidarsi di cio`che dicono i telegiornali ma fare ricerche più approfondite sulla questione palestinese, perchè ci viene taciuto veramente molto dato che sia l' america che l'europa sono filoisraeliane!

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  25. Esatto, questo e' uno stereotipo piuttosto comune, grazie per averlo sottolineato. Intendevo dire pero' che anche a detta di questa ragazza con cui sono in classe che a volte il desiderio di emergere dalla miseria non si manifesta nemmeno quando alle persone gli si mostra la via e tutti i passi necessari per compierla.E' un discorso complesso, me ne rendo conto, impossibile da chiudere in poche righe, proprio per l'analisi sociologica di cui tu parli. Grazie del tuo commento Erika.

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  26. Grazie a te della risposta…sono circondata da persone che come me hanno (ancora) un lavoro e si vantano di averlo per merito, affermano che i disoccupati sarebbero pigri e non si darebbero abbastanza da fare a cercarne un'altro, negando completamente gli effetti della crisi 2008. Per questo volevo chiarire. Complimenti per il blog, leggo delle tue avventure da un po', anch'io sono un expat con figlia poco più grande della tua!

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  27. Quando sono vissuta a San Francisco mi sono resa conto di cosa fosse il razzismo: in California in generale, gli afro-americani odiano gli asiatici! Basta ricordare le loro spedizioni “punitive” contro la comunità’ coreana di Los Angeles solo perché’ quest’ultimi erano riusciti in poco tempo e con tanto duro lavoro, a diventare un affluente gruppo nella citta’!

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  28. […] Winwood si trova al Downtown ed e’ un quartiere che sta letteralmente esplodendo. Se pero’ il Downtown e’ l’area business di Miami, Midtown e il Design District sono quelli di tendenza e di lusso, Winwood e’ l’anima underground di Miami. Indubbiamente questa zona cosi’ hipster e’ molto interessante, vi si trova tutto cio’ che nel resto della citta’ e’ sostanzialmente confinato nei ghetti. […]

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